La bassa autostima è una piaga che affligge molte persone. Io stessa, se faccio un tuffo nel passato, rivedo una bambina timida e ritrosa, col perenne timore di sbagliare.
Per molto tempo non seppi dare un nome al mostriciattolo che mi perseguitava, finché un giorno un insegnante disse a mia madre: “Signora, sua figlia potrebbe fare tutto se solo avesse un po’ più di autostima”. Eccolo lì il nodo cruciale, la maledizione che mi aveva colpita e che mi portava inesorabilmente a distruggere tutto quello che incontrassi lungo il cammino: sogni, speranze, progetti, obiettivi.
Crescevo, ottenevo risultati anche importanti, ma il ritornello nella mia testa non cambiava mai: “Sei un’incapace. Lascia perdere, gli altri sono più bravi di te. Ma cosa credi di fare?”
Portatori di bassa autostima
Ho vissuto tanti anni con questo inquilino molesto, lasciandogli campo libero nella mia vita: ogni volta che incontravo qualcosa di bello alzava subito la voce per rimettermi al mio posto, quello che secondo lui mi meritavo. Non sarei mai andata da nessuna parte, non avrei realizzato niente e, soprattutto, non mi sarei mai meritata l’amore di qualcuno.
È un ritornello che vi suona familiare? Probabilmente è a tal punto intessuto nella vostra vita che pensate si tratti della vostra essenza, non di un ritornello meccanico. Io lo credevo finché un giorno ho realizzato che il mio desiderio di essere felice cozzava con il messaggio che risuonava costantemente in me. Era semplice come un’equazione matematica: se ero un’incapace e non meritavo amore, allora non avrei potuto essere felice. Stop. Fine delle comunicazioni.
A vent’anni rendersi conto di una cosa del genere è come vedersi puntare una pistola alla tempia e sentire il clic del grilletto.
Quel momento di terrore è stata la mia salvezza. Avrei potuto continuare a credere alla vocina, avrei potuto ripiegarmi su me stessa e rassegnarmi al fatto che non ero stata “scelta” dalla vita. Molti continuano a ripetersi: “È il mio carattere, sono fatto così. È troppo difficile cambiare” e non si permettono nient’altro.
Quel giorno, la mia essenza si ribellò finalmente alla vocina, trovò la forza di farsi strada nella mia testa e dire: “Non mi importa se non sono capace, se fallirò per l’ennesima volta, lo faccio lo stesso”. E da quel giorno non mi sono più fermata.
Mi affidai all’aiuto dei fiori di Bach e lessi libri sull’autostima. Volevo capire che cosa fosse e perché alcuni sembravano esserne graziati mentre altri no. Volevo sapere come si sente una persona che di fronte alla vita non si considera una mezza calzetta. Aprii il mio vaso di Pandora e scoprii che non conteneva tutti i mali del mondo.
Che cos’è l’autostima
L’autostima non è nient’altro che la “stima” che abbiamo di noi stessi, il valore che ci attribuiamo. Si tratta di un’autovalutazione che di solito ha come metro di paragone gli altri e le situazioni che abbiamo vissuto. Può essere eccessivamente alta, bassa oppure sana.
Un’autostima “sana” è caratterizzata da una buona considerazione di sé e del proprio operato. Non è innata: l’idea che una persona ha di sé stessa è perlopiù stata mutuata dall’esterno e dalle emozioni che sono scaturite dall’incontro con l’altro.
Anche il carattere gioca un ruolo importante nel determinare il tipo di lenti con le quali guarderemo noi stessi e la nostra vita. Ad esempio, se per natura eravamo bambini tranquilli e riservati forse abbiamo incontrato insegnanti che non hanno rispettato il nostro modo d’essere spronandoci ad essere più socievoli ed estroversi.
Il messaggio che è passato nella nostra mente infantile è stato: “Così come sei non vai bene. Così come sei non ti amo.” Che tipo di conseguenze può avere un messaggio di questo tipo?
I bambini sono assolutisti, non riflettono sul fatto che un insegnante può semplicemente non essere un buon insegnante. Se da bambina mi dicono che dovrei essere diversa da come sono, ne deduco di essere sbagliata. Se crescendo il ritornello non cambia perché l’ho registrato nella testa, non posso che trasformare l’originaria tranquillità in timidezza e paura. Cercherò quindi di indossare una maschera perché voglio assolutamente e disperatamente piacere agli altri ed essere amata, ma per quanti sforzi io faccia continuerò a non piacere abbastanza. A quel punto entrerò in una spirale discendente e tutto quello che continuerò a sentire sarà la mia più totale inadeguatezza.
Libri sull’autostima
Autostima di Maria Cristina Strocchi
Per uscire dalla spirale, come ho accennato, lessi libri sull’argomento tra cui due di cui voglio parlarvi.
Il primo è Autostima della dottoressa Maria Cristina Strocchi, un pratico manuale in cui l’accettazione di se stessi viene trattata con semplicità ed efficacia.
Tutti, chi più chi meno, abbiamo sentito la mancanza nella nostra vita di un tipo di amore incondizionato per cui si è amati e accettati così come si è, tutti siamo stati oggetto di aspettative egoistiche da parte degli altri. La dottoressa Strocchi spiega come siamo tutti abituati a mettere in evidenza gli errori e i difetti delle persone, mentre i loro pregi e le qualità tendono a passare sotto silenzio.
Come posso vedermi obiettivamente se ritengo di avere solo difetti e nessun pregio?
Ricevere attenzione è uno dei bisogni fondamentali dell’uomo, ma se sotto i riflettori non ci sono mai le qualità di un individuo è probabile che quell’individuo finisca per oscurarle dentro di sé.
Il cammino che porta a una sana autostima ha bisogno di tempo per essere compiuto e di strumenti. Il manuale è ricco di esercizi pratici che forse all’inizio possono mettere a disagio una persona incapace di vedersi bella, ma evitare di farli mostra semplicemente che alla bassa autostima siamo ormai abituati e non ci stiamo troppo male.
Come recita il sottotitolo del libro: Se non ti ami, chi ti amerà? È questo il punto cruciale del cammino verso una sana autostima: parte tutto dall’accettazione che solo noi possiamo darci.
I sei pilastri dell’autostima di Nathaniel Branden
Il secondo libro che ho trovato molto utile è stato I sei pilastri dell’autostima dello psicoterapeuta Nathaniel Branden. Anche lui fa ampio uso di esercizi proponendoci un programma da seguire per 31 settimane. Il suo approccio è interessante perché svela tutti i miti che ci affliggono e mette in evidenza come ci siano sia fonti interne dell’autostima sia influssi esterni.
Il punto cruciale è che “la stabilità che non riusciamo a trovare nel mondo dobbiamo crearla dentro di noi”.
Molti pensano che come son vissuti finora possono continuare a vivere, ma è la solita vocina che li tiene in ostaggio e che non vuole perdere potere per nulla al mondo. In realtà l’autostima è una necessità umana fondamentale, è il sapersi rispettare e l’accordarsi la possibilità di essere felici.
Spesso capita di non voler intraprendere questo cammino perché inconsciamente si è terrorizzati dall’idea di cosa si potrebbe trovare. Ci si chiede: “E se alla fine scoprissi di non avere nulla dentro di me?”
Ebbene, è proprio da lì che dovrete passare. Anche voi, come ho fatto io, scoperchierete i vostri vasi di Pandora, ma vi assicuro che non potete neppure immaginare cosa nascondono al loro interno. È una meraviglia continua.
Anni fa, in merito all’autostima avevo scritto:
Per un periodo ho cercato delle soluzioni, ma poi mi sono arresa all’idea che potevo salvarmi unicamente da sola. Le idee e le parole degli altri non riuscivano a scalfire la mia inamovibile convinzione di non essere mai “abbastanza”.
È una vocina che senti dentro di te e ti giudica, ti condanna e ti convince di non poter cambiare le cose: sei nata meno intellettualmente dotata rispetto agli altri e non ci puoi fare niente.Col tempo ho capito che quella vocina non era nient’altro che una comparsa, acquisita chissà quando nella commedia della mia vita, che ora si atteggiava a protagonista indiscussa minando ogni mia conquista e ogni gioia, piccola o grande.
Grazie a quella vocina, per tanto tempo mi sono privata del piacere di fare le cose che amavo di più. Il motivo? Se le amavo tanto, dovevano essere perfette. Se non ero in grado di farle bene allora era meglio che non le facessi. Punto.
Oggi sono qui e ne parlo. Non è stato un cammino facile e non lo è tuttora, ma è un atto di coraggio e d’amore che spero deciderete di compiere anche voi. Non solo perché ve lo meritate, ma anche perché senza il vostro personale contributo il mondo di domani sarà più povero del mondo di oggi. Quello che amate è quello che avete il talento di fare. Niente di meno.
Informazioni sui libri:
Titolo: Autostima. Se non ami te stesso, chi ti amerà?
Autore: Maria Cristina Strocchi
Editore: San Paolo Edizioni
Pagine: 106
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Titolo: I sei pilastri dell’autostima
Autore: Nathaniel Branden
Traduzione: Olivia Crosio
Editore: TEA pratica
Pagine: 383
mi piace
🙂
Ciao cara Pensiero Distillato ;o) – scusami ma non ho trovato il tuo nome – Ti ringrazio di cuore per condividere la tua esperienza. Spesso mi sono sentita la sola a portarsi a spasso un mostriciattolo intrusivo e maligno. Con pazienza e coraggio, ma anche fortuna, ho imparato ad instaurare con questo scomodo coinquilino un rapporto costruttivo ed addirittura fruttuoso. E ho imparato la gratitudine, soprattutto verso coloro come te che raccontano la loro storia e aiutano altri a non sentirsi soli e sbagliati e li incitano a continuare il meraviglioso cammino dell’autoscoperta. E ho imparato a regalare comprensione per coloro che con il coinquilino sono ancora in lotta. Grazie di cuore! :o)) Un affettuoso saluto, Chantal
Grazie Chantal! Sono proprio messaggi come il tuo che danno un senso e uno scopo all’esistenza di Pensiero Distillato. Anch’io a lungo ho pensato di essere l’unica a sentirsi “inadeguata”, ma la vita è una grande maestra e mi ha mostrato che la verità era ben diversa e molto più interessante. Ti ringrazio tanto per le tue parole che arricchiscono le mie e offrono a chi passa di qui un’ulteriore testimonianza di come non ci sia un’unica possibilità o modo per sentirsi bene. Ciascuno di noi è il protagonista di una storia incredibile e affascinante… e se glielo permettiamo il tempo ci aiuterà a riconoscerlo. 😉