Perché agli esseri umani piacciono le storie? Che sia ascoltarle, leggerle o scriverle siamo da sempre affascinati dalla capacità evocativa delle parole.
Partiamo sin da bambini con le fiabe e le favole, cresciamo con i romanzi, i fumetti e i racconti. Per alcuni leggere è appassionante tanto quanto vivere (alle volte persino di più!). E ci capita anche con i film o le serie tv. Ci appassioniamo e alcuni provano l’insopprimibile desiderio di dar vita a nuove storie, quelle che solo la loro fantasia saprà creare.
Perché accade? Pamela Rutledge ci spiega il potere psicologico che si nasconde in una storia. Scrive:
Le storie sono un’esperienza umana autentica. Le storie scavalcano la tecnologia e ci riportano al cuore dell’esperienza.
Ecco i motivi psicologici per cui le storie sono così potenti:
- Le storie sono sempre state una forma primaria di comunicazione. Sono collegamenti senza tempo alle tradizioni antiche, alle leggende, agli archetipi, ai miti e ai simboli. Ci connettono a un più ampio sé e a verità universali.
- Le storie riguardano la collaborazione e la connessione. Trascendono le generazioni, ci coinvolgono attraverso le emozioni e ci connettono gli uni agli altri. Attraverso le storie condividiamo passioni, tristezze, fatiche e gioie. Condividiamo significato e scopo. Le storie sono il terreno comune che permette alle persone di comunicare, di superare difese e differenze. Le storie ci permettono di capire meglio noi stessi e di trovare ciò che abbiamo in comune con gli altri.
- Le storie mostrano ciò che pensiamo, ciò che per noi dà senso alla vita. Possiamo chiamarle schemi, copioni, mappe cognitive, modelli mentali, metafore o narrativa. Attraverso le storie spieghiamo come funzionano le cose, come prendiamo decisioni e le giustifichiamo, come persuadiamo gli altri, come comprendiamo il nostro posto nel mondo, creiamo le nostre identità, definiamo e insegniamo i valori sociali.
- Le storie danno ordine. Gli esseri umani cercano certezze e la struttura narrativa è familiare, predicibile e confortante. All’interno del contesto di una storia possiamo resistere a forti emozioni perché sappiamo che ci sarà una soluzione del conflitto. Possiamo farne esperienza con una rete di sicurezza.
- Le storie mostrano come siamo collegati. Hanno luogo nell’immaginazione. Per il cervello le esperienze che immaginiamo sono processate come se fossero reali. Le storie creano emozioni genuine, presenza (il senso di essere da qualche parte), e risposte.
- Le storie sono il sentiero per coinvolgere la parte destra del cervello e innescare l’immaginazione. Coinvolgendola noi partecipiamo alla narrazione. Possiamo uscire dai nostri panni, vedere le cose in modo diverso e aumentare l’empatia verso gli altri. Attraverso l’immaginazione, entriamo nella creatività che sta alla base dell’innovazione, della scoperta di sé e del cambiamento.
Che cosa ne pensi? Che cosa ami in particolare delle storie? E che cosa amava il “piccolo te” quando per la prima volta ne ha ascoltata una?
Capita di dimenticarsi della prima fiaba a cui ci siamo affezionati o del primo libro che avremmo voluto non finisse mai, eppure quasi sicuramente con un minimo sforzo ci tornano alla mente. Questa è la potenza delle storie: quando sanno toccare le nostre corde interne manifestano una forza capace di trascendere lo stile e le intenzioni del suo autore.
Le storie migliori, alla fine, le portiamo sempre con noi e, in un certo senso, sono solo nostre.
Fonte: The Psychological Power of Storytelling di Pamela Rutledge
Bel post. Mi sto sforzando di ricordare la prima fiaba che mi hanno raccontato o il primo libro che ho letto da sola, ma è dura!
Adesso comprendo meglio il motivo per il quale ci piacciono le storie e abbiamo tanta “sete” di libri; forse così riuscirò a rendere le mie storie più coinvolgenti.
Grazie e ciao!