Scritto da Pensiero Distillato Calendario Avvento

Brina Malasorte – 17 dicembre

Racconto “Brina Malasorte” – Seconda parte

Poi una notte, Brina si svegliò assetata e udì i genitori che parlottavano in cucina.
«È grande ormai, sta diventando difficile sfamarla con quel poco che abbiamo.»
«Hai ragione, moglie, e mi sembra bella abbastanza perché qualcuno possa volerla in sposa.»
«Sì, bella è bella, bella abbastanza, un po’ pigra ma non c’è bravo marito che non la saprà rimettere in riga.»
«Giusto! Ieri parlavo con il vecchio fabbro, sai è rimasto vedovo e le ha fatto un complimento.»
«Oh, il fabbro, ma certo, sarebbe un ottimo partito e poi ci potrebbe aiutare in casa quando ce n’è bisogno», la vecchia Malasorte si sfregò le mani soddisfatta all’idea del futuro che avrebbero garantito alla figlia e a loro stessi.
Brina ascoltava appoggiata alla porta socchiusa della sua camera, gli occhi sbarrati, il cuore che batteva furioso e infuriato.
Il vecchio fabbro? Come possono pensare che io…, tremava cercando di capire come avrebbe potuto evitarlo.
Sperava che i discorsi dei genitori fossero solo fugaci chiacchiere, che il giorno dopo se ne sarebbero dimenticati. Ma con l’affacciarsi del nuovo giorno i vecchi Malasorte annunciarono a Brina il suo imminente fidanzamento con il fabbro.
Non può essere, continuava a ripetersi Brina di ritorno dal pozzo, mentre gocce su gocce cadevano fatalmente a terra.
Non può essere. E ora cosa faccio? Si disperava raccogliendo cavoli e rape nell’orto e posandoli nell’ansa del suo grembiule.
Quella stessa notte, affacciata alla finestra, Brina cantò il suo dolore.

Non posso restare, i miei mi voglion maritare
Uno sposo che il mio cuore rifiuta d’amare
Né buono né bello né giovane o snello
Non ama viaggiare, le radici qui ha piantato
Vorrei rifiutare, dire di no a gran fiato
Ma non posso, devo sparire, scappare
Dire addio per sempre, mai più ritornare
Stanotte, sì proprio stanotte, è tempo d’andare.

E così Brina raccolse tutto il coraggio che mai aveva pensato di possedere, mise in un fagotto il suo vestito più elegante, rubò un pezzo di pane duro, che i suoi genitori conservavano per tempi ancora più difficili, e se ne andò.
Ho paura, sono sola, temo il buio, ma ho fiducia, qualcuno mi aiuterà, vero signor gufo? Qualcuno mi aiuterà, sì qualcuno ci sarà, e così ripetendosi Brina si avvolse il capo nello scialle scuro, l’unico che possedeva, e attraversò il bosco in direzione della strada che l’avrebbe condotta in paese.
Voleva passarvi mentre tutti ancora dormivano, per non correre il rischio che qualcuno la riconoscesse.
Camminò e camminò. Per quanta stanchezza sentisse, la paura che i suoi genitori si fossero messi sulle sue tracce era più grande, così non si fermò se non per bere un sorso d’acqua da un fresco ruscello e per sbocconcellare un po’ di pane. Si lasciò anche il paese alle spalle.

Venne l’alba e a tenerle compagnia c’erano ora le cinciallegre e i passeri e i fringuelli.
«Cantate amici miei, cantate anche per me», sussurrava Brina rincuorata. Era tutto nuovo ai suoi occhi: orti che si perdevano all’orizzonte, strade ampie su cui passavano carri e carrozze. Com’erano belli i cavalli! E le case che costeggiavano la strada: sembravano regge paragonate alla sua! Colorate, con gerani rossi e rosa alle finestre, un cane che abbaiava al suo passaggio, un gatto che la ignorava sdraiato al sole.
Ora Brina camminava a viso scoperto salutando i passanti con un semplice buongiorno, quasi sempre ricambiato. Gente nuova, gente sconosciuta.
Non sapeva ancora dove si sarebbe fermata per la notte, ma voleva allontanarsi il più possibile e conservava la segreta fiducia che sarebbe stata aiutata.
Arrivò il tramonto e Brina era ancora in viaggio. Passò quella prima notte all’aperto, protetta nell’abbraccio di un anziano pino mugo. Il giorno dopo riprese il viaggio. I passi si facevano più incerti, il tozzo di pane si rimpiccioliva a vista d’occhio e poi arrivarono anche le nuvole scure, tozze e cariche. Per quella notte si preannunciava un temporale coi fiocchi.
Oh, come farò? A chi chiederò riparo? Non conosco nessuno, non so cosa fare, pensava Brina sconfortata quando, all’improvviso, un carro le si fermò accanto.

Racconto tratto da Fiabe Moderne di Lara Marzo

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Immagine in apertura di Seth Fink

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Tag: Last modified: 18 Dicembre 2024