Calendario dell’Avvento 2024
Racconto “Brina Malasorte” – Sesta parte
La curiosità fece di nuovo capolino in Brina, ma la ragazza temeva le conseguenze di una sua rinnovata disobbedienza e così se ne rimase ben lontana, nell’orto, intenta nel lavoro. Vide che la fata aveva lasciato del cibo per lei sul tavolo in giardino. Non rientrò in casa finché la fata non le disse che poteva e si era fatta sera.
Così passò anche il terzo e il quarto e il quinto giorno. Al sesto Brina aveva ormai terminato il lavoro nell’orto e si disse che una sbirciatina non poteva di certo far male. Si avvicinò alla porta finestra e rimase di stucco nel vedere che gli ospiti erano gli stessi presenti alla festa della fata di Mezzanotte. E c’era anche lui!
Era di spalle ma Brina lo riconobbe, aveva un portamento così regale! Sembrava un principe. Oh no, pensò Brina sgomenta, non poteva esserlo, non lui… il suo cuore non poteva essere incappato in un errore fatale. Fu un attimo, lui si voltò e i loro sguardi si incrociarono. E poi di nuovo lui sparì, tutti sparirono e Brina capì che era successo di nuovo, che lei aveva disubbidito e ora la fata di Mezzogiorno l’avrebbe mandata via.
E infatti così fu.
«Ma prima che tu vada voglio lasciarti questa candela, la sua fiamma è più forte e calda di cento soli. Ti servirà quando incontrerai il più freddo buio.»
«No, per favore fata, sia clemente non mi…» Brina non riuscì a terminare la frase che fata e palazzo erano spariti e lei era di nuovo sola, in mezzo a una strada, con il fagotto e una candela tra le mani. Sospirò rassegnata e si rimise in cammino.
Non era ancora tramontato il sole che Brina si trovò nei pressi di un pozzo e, assetata, decise di fermarsi per bere un sorso d’acqua. Issò il secchio e si portò alla bocca le mani ricolme d’acqua fresca.
«Benedetta ragazza, eccoti!» Brina sobbalzò e aprì le mani da cui scivolò via tutta l’acqua.
«Mi scusi? Signora, non credo di conoscerla…»
«Non importa, sei in tremendo ritardo. Mi aiuteresti a portare questo secchio pieno d’acqua?»
«Oh certo, ma lei prima non c’era, cioè… da dove è arrivata?» La vecchia non rispose e indicò il secchio.
«Forza che sei giovane e forte!»
Brina seguì la vecchia facendo attenzione a non versare neppure una goccia per terra.
«Cosa fai? Conservi l’acqua per quando non avrai più sete?»
«Cerco di non sprecarla signora.»
«E tu pensi di sprecarla se la bevono l’erba o i fiori? Forza sii generosa e condividi!»
Così Brina fece un po’ meno attenzione e le gocce iniziarono a scendere perché il secchiello era pieno e la strada costellata da sassi e buche.
«Sei stata brava ragazza, per stanotte puoi dormire qui, ma domani devi ripartire.»
«Per dove?» mormorò triste Brina.
La vecchia entrò in casa, seguita da Brina che quasi ruzzolò a terra per lo stupore. Non era una semplice casa: era la casa più bella ed elegante che avesse mai visto, quasi al pari del palazzo della fata di Mezzanotte e di quello della fata di Mezzogiorno.
«Vivete qui signora?»
«Ovvio, dove dovrei vivere altrimenti?» rise la vecchia.
«Ma da fuori sembra una casetta qualunque…»
«E con ciò? Dentro me la sono arredata come pare a me.»
La vecchia indicò a Brina dove posare il secchio e poi le mostrò dove avrebbe dormito quella notte.
Leggi la settima parte del racconto (22 dicembre)
Fiabe Moderne di Lara Marzo
Racconto tratto daIl calendario dell’Avvento 2024
Immagine in apertura di Mark Zimmer