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Brina Malasorte – 22 dicembre

Racconto “Brina Malasorte” – Settima parte

«E ora», disse la vecchia davanti a una tazza di camomilla, «parliamo di cose serie ragazza. Ci siamo sbagliate sul tuo conto: sei più obbediente di quanto avessimo pensato. Saresti dovuta arrivare qui una settimana fa, ma pazienza. Ora però devi preparati in fretta perché ti aspettano ancora tre giorni di cammino prima di arrivare al castello del re del Regno di Luce.»
«Il Regno di Luce? Non capisco…»
«Eh certo, se capissi non ci avresti messo tutto questo tempo. Comunque, da brava, ascolta. In quel castello è stato gettato un sortilegio dalla Strega dell’Ombra perché il principe si è rifiutato di sposarla. Sai, la Strega è particolarmente suscettibile e così ha fatto ammalare il principe di tristezza. Non mangia più, non esce più. Sul regno è calato l’eterno crepuscolo e tutto sta morendo: piante, animali, i bambini hanno smesso di giocare. Capisci? Rischiano di morire tutti se il principe non viene risvegliato dal sortilegio.»
«Ma io cosa centro? Non sono mica una principessa, né una guerriera, né una fata, che potrò mai fare?»
«Secondo te perché ti avremmo dato la palla dorata, la candela e questi fiammiferi magici? Tu arrivi dalle tenebre più oscure e porti una stilla di luce, nessun altro potrebbe avvicinare il principe e riaccendere la sua. Forza, spicciati che non c’è più molto tempo.»
«Ma è uno scherzo? Io non so neppure dove sia questo regno e poi non appena mi vedranno mi cacceranno!»
«Non c’è tempo da perdere ragazza: prendi questi fiammiferi e domani mattina partirai presto, quando il sole non sarà ancora sorto.»
Brina provò a obiettare, ma la vecchia fu irremovibile. Mangiarono e poi a letto presto. L’indomani mattina Brina si trovava di nuovo in strada, stanca e confusa.

La vecchia le aveva detto di seguire sempre il sorgere del sole, così sarebbe giunta al Regno di Luce. Dato che l’alternativa era il nulla, avere una direzione, per quanto improbabile, le pareva meglio di niente. Si disse che se l’avessero cacciata non si sarebbe di certo sentita in colpa per la sorte del principe e del suo regno. Era tutta un’idea di quella vecchia fata!
Camminò per tre giorni, sempre in direzione del sorgere del sole e infine giunse in quello che doveva essere il Regno di Luce, ma di luce ce n’era ben poca. Sembrava si fosse installato un onnipresente tramonto. Brina si diresse verso le porte del castello, pronta per essere cacciata quando, avvicinandosi alle due guardie ai lati delle porte, si avvide che non la stavano neppure guardando. Piangevano. Due uomini grandi e grossi nelle loro armature da guerra… piangevano in silenzio.
«Di qui non si passa», mormorò uno dei due scorgendo Brina.
«Mi dispiace lor signori, perché piangete? Che vi è successo?»
«Di qui non si passa», ribadì l’altra guardia.
«Ho capito, non temete non passerò, ditemi piuttosto perché piangete?»
«Prova a vivere tu sempre a metà, né giorno né notte, né sole né luna. Fallo e poi dicci cosa si prova», rispose la prima guardia.
Brina si ricordò le parole della fata di Mezzanotte e tirò fuori la palla dorata. «Vi piacerebbe poter vedere una luna luminosa come questa qui in una notte tersa?»
Le due guardie osservarono la palla, ma quello che videro fu altro: una luna bellissima, dorata, alta in un cielo notturno immacolato.
«Oh ragazza, è bellissima, ma come hai fatto? Dov’è finito il crepuscolo? La luna…»
Brina non sapeva di cosa stessero parlando, lei la luna non la vedeva, ma decise di assecondare i due uomini e raccontò loro della fata di Mezzanotte.
Le guardie smisero di piangere e non staccavano gli occhi dalla palla. Brina gliela porse.
«Passa ragazza, la terremo noi finché non tornerai, ma bada che col principe non sarà così semplice.»

Racconto tratto da Fiabe Moderne di Lara Marzo

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Immagine in apertura di Cederic Vandenberghe

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Tag: Last modified: 23 Dicembre 2024