Scritto da Pensiero Distillato Calendario Avvento

Io mai – 2 dicembre

Racconto “Io mai” – Seconda parte

Il giovane le varcò e fu accolto dal chiassoso via vai di un giorno di mercato. Gente che veniva da ogni dove e si recava in ogni dove correndo, spingendo, imprecando, cantilenando: «Frutta e verdura fresca, signori! Venite!»
«Il miglior cavallo della contea. Accarezzate il suo manto, signori! Vi parrà di toccar velluto!»
«Un prodigio! L’ultimo ritrovato della medicina! Curerà ogni vostro male! Imperdibile signore! Accorrete!»
Il giovane si mescolò alla vivacità che, dopo giorni di cammino solitario, si sorprese a ritrovare con piacere in quel nuovo villaggio. Si lasciò rapire dai rumori familiari, dagli odori speziati e dalle mille promesse di un luogo ancora sconosciuto, prima che le sue narici inspirassero l’invitante profumo di pane appena sfornato. Il giovane seguì l’ipnotica scia fino a una bancarella, dietro alla quale una donna alta e in carne lo squadrò e subito distolse lo sguardo rivolgendolo ad altri avventori.
«Vorrei due di questi», indicò il giovane. I suoi occhi erano tutti per la distesa di pane croccante e ancora tiepido che gli ammiccava davanti. La donna tirò su con il naso facendo scivolare lo sguardo sulle vesti del giovane. Arricciò le labbra e gracchiò: «Con che cosa pensi di pagarmeli?» Il giovane non si scompose: infilò una mano nella sacca di cuoio e ne estrasse due margherite. Erano due fiori di campo raccolti durante il viaggio.

«Mi prendi in giro? Che cosa dovrei farmene di quei due fiori inutili?» Il giovane sorrise, coprì le corolle dei fiori con l’altra mano e, senza che niente fosse detto o in apparenza fatto, riaprì il palmo: al posto delle margherite ora scintillavano due monete.
«Come sua signoria desidera», recitò porgendo le monete e prendendosi il pane.
Salutò la donna con un cenno del capo e si dileguò prima che lei potesse gridare al maleficio.
Le persone non sapevano più apprezzare la bellezza, si rammaricò il giovane mentre addentava il suo pranzo e osservava la vitale confusione che lo circondava.
Prima del tramonto dovrò trovare un posto per passare la notte, considerò una volta sazio. La nuda terra era un giaciglio poco amato anche da un’anima errante come la sua. Quella notte avrebbe dormito in un letto vero, si disse, senza la paura di essere aggredito da un’ombra di passaggio. E si sarebbe concesso il lusso di sognare: era impossibile farlo quando non entrambi gli occhi riposavano sereni, l’uno vigile sull’altro. Chissà se l’avrebbe infine rivista. Se ancora ricordava i suoi lineamenti. Oh certo, certo che la ricordo, sospirò mentre si addentrava nel villaggio. Un villaggio simile a tanti altri in cui aveva sostato, un villaggio simile al suo. Anzi no, nessun villaggio avrebbe mai potuto essere come il suo. Nel suo c’era lei. E lui lo aveva lasciato.

Con il sopraggiungere del tramonto la sua compagna ombra tornò a camminargli innanzi: in prossimità della sera si allungava sempre per poi ritirarsi nel buio della notte. Il giovane soppesò che doveva affrettarsi a trovare una locanda.
Dopo poco scorse l’insegna di una vecchia taverna e ne varcò l’uscio. Si ritrasse investito dal puzzo di vino stantio e fumo, ma non si lasciò scoraggiare e avanzò verso il bancone.
«Mi scusi.»
«Cinque monete», dichiarò l’uomo dietro al bancone, la fronte stempiata, pochi capelli grigi appiccati alla pelata e lo guardo duro di una vita vissuta male.
«Per cosa?»
«Per la camera, la vuoi?»
«Sì, ma lei come…?»
«Cinque monete e se vuoi mangiare o bere te lo paghi a parte.»
Il giovane gli allungò cinque monete che l’oste afferrò facendole sparire come il migliore dei maghi. A lui non importava quali abiti indossasse il giovane, da dove provenisse né tantomeno dove fosse diretto: non era compito suo impicciarsi degli affari altrui, finché quegli affari non intralciavano il suo guadagno.
«La chiave, ragazzo. Devi lasciare la camera alle prime ore dell’alba, altrimenti mi dovrai pagare un’altra notte.»
«Perché mai?»
«La vuoi o no la camera?»
Il giovane annuì.
«Bene, locanda mia, regole mie. Se non ti stanno bene, puoi tornare da dove sei venuto.»

Racconto tratto da Fiabe Moderne di Lara Marzo

Leggi le precedenti parti del racconto

Immagine in apertura di RebeccasPictures

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Tag: Last modified: 3 Dicembre 2024