Calendario dell’Avvento 2024
Racconto “Io mai” – Ottava parte
Sul tardo pomeriggio il giovane riprese la sacca e uscì: c’era un secondo tesoro da lasciar andare.
Evitò le strade principali e si ritrovò in quello stesso cortile che aveva imparato a conoscere così bene: rivide i gradini su cui tante volte aveva sognato di sedersi. Dalla sacca estrasse il secondo sasso e lo lasciò cadere a terra.
«Lascio andare anche te, è tempo», sussurrò e sentì un altro peso levarsi dalle sue spalle. Poi si sedette sui gradini, voleva riprovare, anche solo per un attimo, l’ebbrezza della possibilità che aveva assaporato nei sogni. Scorse un bastoncino e lo raccolse, iniziò a disegnare cerchi e figure: era proprio come nel suo sogno. Lì accanto vide una margherita e la colse. Forse lei ora si trovava nel negozio o forse era lontana, più lontana di quanto non fosse mai stata da quando si era messo in viaggio. Forse era tornato invano, valutò. No, scosse la testa, doveva tornare. Doveva lasciar andare, restituire ciò che aveva preso. Chiuse gli occhi e inspirò l’odore di pane che lo raggiunse.
«Ehi ragazzo! Ti pare il posto per dormire?» Il giovane riaprì gli occhi di scatto e sollevò il viso assonnato. Si era addormentato. Vide il mastro fornaio di fronte a lui, accanto la moglie che lo riconobbe: «Oh, ma guarda chi è! Che sorpresa! Sei tornato?»
Il giovane scattò in piedi e si scusò. Sì, era tornato e voleva salutarli. Il mastro fornaio lo accolse con una pacca sulla spalla.
«Molto bene ragazzo! Ti vedo in forma, forse non dovrei più chiamarti ragazzo però, sei cresciuto.»
Il giovane stava per congedarsi quando la vide, li stava raggiungendo. Era ancora una regina, per lui non avrebbe mai smesso di esserlo: lo stesso chignon, lo stesso portamento, lo stesso profumo.
«Hai visto chi c’è? Il nostro ragazzo è tornato. Niente, continuo a chiamarlo ragazzo. Mi perdonerai?» rise il mastro fornaio. Lui sorrise mentre lei lo guardava.
«Sei tornato?» chiese incerta.
«Sì.»
«Dove sei stato?»
«Un po’ ovunque», rispose il giovane. Il mastro fornaio disse che si sarebbe incamminato verso casa e invitò il giovane a tornare l’indomani se era interessato a un lavoro. Poi si allontanò con la moglie.
«Perché sei tornato?» chiese lei attardandosi a raggiungere i genitori.
Le sue domande lo sorpresero: non aveva neppure pensato di rivederla e ora stavano parlando. Lei gli parlava, la regina al suo cavaliere. E voleva sapere di lui.
«Dovevo fare una cosa.»
«Dev’essere qualcosa di molto importante.»
Lui sollevò le spalle, ma poi infilò una mano nella sacca, alla ricerca dell’ultimo dei suoi tesori. Ora o mai più, si disse. Estrasse il terzo e ultimo sasso che aveva raccolto prima di partire, quello che aveva sottratto davanti all’uscio della casa di lei. Il sasso più prezioso.
Quello che pesava di più, quello che avrebbe lasciato andare con più fatica.
Glielo mostrò e lei aggrottò la fronte sorpresa. Poi lui richiuse la mano sul sasso nascondendolo alla vista, vi passò sopra il palmo dell’altra mano e quando riaprì la prima, il sasso era sparito e al suo posto il giovane porse alla sua regina una margherita.
Leggi l’ultima parte del racconto (9 dicembre)
Fiabe Moderne di Lara Marzo
Racconto tratto daLeggi le precedenti parti del racconto
Immagine in apertura di Kristine Cinate