Introversione: cos'è? Chi sono gli introversi?
Introversi ed estroversi: oggi li conosciamo come “tipi psicologici”, ma in sostanza di cosa stiamo parlando?
Carl Gustav Jung, nel suo famoso saggio Tipi psicologici, spiega che si tratta principalmente di un “movimento”.
Nell’introversione, infatti, si individua sostanzialmente un movimento dell’individuo verso l’interno (intro-verso = verso l’interno, verso il soggetto); nell’estroversione, al contrario, il movimento che parte dall’individuo si dirige verso l’esterno (estro-verso = verso l’esterno, verso l’oggetto).
In sintesi, possiamo dire che la differenza sostanziale tra il tipo introverso e il tipo estroverso risiede nella diversa canalizzazione del proprio interesse principale: nell’introverso al suo interno, nell’estroverso proiettato all’esterno, verso il mondo.
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Una questione di chimica
Introversione ed estroversione sono quindi due movimenti insiti in ciascuno di noi che danno vita a quella che definiamo “personalità”: una serie di caratteristiche peculiari che oggi contraddistinguono una qualità del carattere più introversa da una estroversa.
In realtà, come afferma Jung, ciascuno di noi è abitato da entrambi i movimenti, seppur in diverse sfumature e gradazioni. È vero che possiamo sentirci più naturalmente “predisposti” verso uno dei due tipi, ma spesso finiamo per relegare l’altro nell’Ombra (inconscio) perché condizionati dai pregiudizi sociali.
Inoltre, un altro importante fattore di distinzione – che in pochi conoscono – è di natura chimica. Lo spiega bene, tra gli altri, Sofja Umarik nel suo video: nel nostro cervello sono presenti due elementi chimici fondamentali chiamati dopamina e acetilcolina.
La dopamina ci stimola, mentre l’acetilcolina calma. Rispetto agli estroversi, gli introversi sono più sensibili alla dopamina e ne vengono velocemente sovrastimolati. Ecco perché hanno più bisogno di momenti di “calma” e raccoglimento e soffrono di un deficit di energia in contesti affollati e carichi di stimoli.
→ Leggi la traduzione del video
Società estroverse e introverse
Parlare di pregi e difetti di una personalità, di un tipo rispetto all’altro, risulta quindi non solo riduttivo, ma anche fuorviante. Spesso, ad esempio, si associa la personalità introversa alla timidezza, senza però capirne né origine né funzione. Introversione e timidezza non sono un binomio indissolubile e non dovrebbe neppure essere dato per scontato.
Purtroppo se una società condanna e/o privilegia solo certe caratteristiche, è inevitabile che poi si giunga a conclusioni affrettate, a interpretare e, di conseguenza, a consigliare una strategia per disfarsi di un modo d’essere giudicato scomodo e limitante.
Ma di società non ne esiste una sola e, infatti, se da sempre quella occidentale mostra un’impronta più marcatamente estroversa, così non avviene nelle società orientali dove, spiega Susan Cain, i valori dell’introversione non solo sono apprezzati, ma persino incoraggiati.
Una diversa possibilità
Quale meravigliosa occasione ci si apre davanti se ampliamo la nostra prospettiva e liberiamo sia gli introversi sia gli estroversi dai preconcetti con cui, ancora oggi purtroppo, li accogliamo considerandoli contrapposti l’uno all’altro?
E se così non fosse? E se imparassimo a farli convivere in armonia, in primis in noi stessi? A quali tipo di opportunità stiamo rinunciando non facendolo?
Come ci ricorda Anaïs Nin: “La nostra cultura ha fatto della vita da estroversi l’unica virtù. A forza di scoraggiare il viaggio interiore e la ricerca di un centro, abbiamo finito per perderlo, il nostro centro. E ora dobbiamo metterci di nuovo a cercarlo.”
Ripensiamo quindi il mondo, il mondo dentro e quello fuori, ampliamo la nostra prospettiva e riconosciamo uguale dignità a entrambi i tipi psicologici: introversione ed estroversione non sono altro che due movimenti, due diverse storie, due energie che solo insieme ritrovano il loro equilibrio.
— Antoine de Saint-Exupery
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