Crisi è una parola che risuona minacciosa nella nostra vita quotidiana: preannuncia tempi difficili in cui saremo costretti a stringere la cinghia, accettare di fare sacrifici nella speranza di giorni migliori.
Crisi deriva dal greco krísis e significa scelta, giudizio. Anche se oggi la usiamo in un’accezione prettamente negativa, in origine la sua valenza era neutra e indicava quei momenti nella vita in cui si era messi di fronte a una scelta, una decisione da prendere. Indicava la rottura con il passato e faceva coppia con la parola cambiamento.
Di crisi la società ne ha vissute tante, ma ancora più numerose sono state le crisi che hanno accompagnato gli esseri umani dall’alba dei tempi: le cosiddette crisi interiori.
Prima o poi capita a tutti di ritrovarsi nel bel mezzo di una crisi esistenziale, grande o piccola che sia, in cui non siamo soddisfatti di quello che abbiamo, le persone intorno a noi non ci comprendono e non sappiamo come liberarci del malessere.
I motivi per cui la vita ci pone di fronte a una scelta sono molteplici, ma se nel bel mezzo della tormenta riuscissimo a scorgere una luce, a trovare una nuova angolatura dalla quale guardare la situazione forse sarebbe più semplice passarci attraverso.
In questo post voglio esplorare uno dei motivi per cui spesso ci si ritrova impantanati in un momento di crisi interiore: una crisi dalla quale non è facile uscire perché determinata dal nostro carattere, dal tipo di persona che siamo e che non sempre incontra il favore degli altri.
Siamo combattuti tra il desiderio di piacere agli altri e il nostro modo d’essere che, volenti o nolenti, ci accompagna sin dalla nascita.
Vorremmo cambiare perché siamo convinti di essere irrimediabilmente sbagliati se “non siamo come gli altri”, se non riusciamo ad adeguarci alla cosiddetta “normalità”.
“Tu non sei normale” ci viene ripetuto e noi finiamo per crederci. Non è normale desiderare cose altre, emozionarsi per cose altre, non seguire la strada maestra e imboccare viottoli solitari.
E così sopraggiunge la depressione, più o meno profonda, che può sfociare negli attacchi di panico: un altro segnale, ci ripetiamo, del nostro essere innegabilmente sbagliati.
Catturati da una spirale discendente di pensieri ed emozioni negative, ci chiediamo se esista una via d’uscita, se la caduta prima o poi si interromperà.
Ebbene sì, la via d’uscita esiste ed è davanti a voi, in questo preciso momento. Avvicinatevi a uno specchio, guardate la vostra immagine riflessa e ripetete: “Sì, è vero, io non sono normale ed è la cosa più bella che potesse capitarmi”.
È probabile che vi sentiate stupidi nel farlo e che, per quanto vorreste, vi sia quasi impossibile pronunciare queste parole. Eppure provateci, iniziate a mettere in dubbio il “buon senso” di chi vi circonda.
La personalità creativa
Vi continuano a ripetere che siete sbagliati, ma sbagliati in che senso? Troppo chiusi in voi stessi? Troppo emotivi? Troppo insicuri? E se, invece, foste solo creativi? Se la vostra fosse una di quelle che la psicologa Carla Sale Musio chiama “personalità creative”?
Scoprirlo è molto semplice: la dottoressa ne ha elencato le caratteristiche peculiari e i più evidenti punti deboli.
Le personalità creative sono dotate di:
- creatività
- empatia
- sensibilità
- emotività
- generosità
- altruismo
- intuizione
- concentrazione sul presente
- leadership “poco appariscente”
- facilità al cambiamento
- disinteresse per il potere
I punti deboli delle personalità creative sono:
- insicurezza
- bassa autostima
- discontinuità
- dispersività
- solitudine
- relazioni circoscritte
- scarsa competitivà
- impersensibilità al rifiuto
- emotività cangiante
Come va? Avete scoperto di non essere poi così male?
Se volete approfondire l’argomento, vi segnalo il blog che la dottoressa Sale Musio ha dedicato alle personalità creative, si chiama “Io non sono normale: io amo – un movimento in difesa dell’A-normalità” e vi mostrerà la ricchezza che si nasconde dietro una splendida a-normalità.
Ecco alcuni articoli:
– Sulla creatività
– Sull’altruismo
– Sull’intuizione
– Sull’insicurezza e la bassa autostima
– Sulla solitudine
A questo punto non vi resta che fare un bel respiro, ritrovarvi nella vostra ricca interiorità e accettare che ci sono solo due vie per stare meglio:
- mettere da parte la vostra natura creativa, zittirla per quanto vi sia possibile e adeguarvi ai desideri degli altri
- rispettare la vostra natura creativa, lasciare che vi comunichi la sua bellezza e darle voce quando vi trovate in mezzo agli altri affinché possano conoscervi e apprezzarvi per chi siete veramente
Dovete mettere in conto che, qualunque decisione prenderete, a qualcuno continuerete a non piacere, ma è umano e soprattutto non è indispensabile piacere a tutti. È anche a questo che servono le crisi: ci insegnano a discernere ciò che è importante da ciò che non lo è.
La possibilità di essere se stessi, che è alla base di una sana autostima, si conquista sentendosi bene con i propri pensieri e con i propri sentimenti.
Qualsiasi essi siano.
Purtroppo, però, noi psicologi ci troviamo spesso davanti ad una sconcertante richiesta: i pazienti vogliono essere aiutarti a cancellare le loro emozioni per arrivare a non provarle più.
Raccontano di sentirsi diversi dagli altri proprio a causa di ciò che provano.
Giudicano eccessiva e sbagliata, la loro emotività. Carla Sale Musio
Per voi cosa è importante? Avete vissuto o state vivendo una crisi interiore perché pensate di avere un carattere sbagliato? Che cosa vi ha fatto credere di dover essere diversi per essere amati?
Consigli di lettura dal blog “Io non sono normale: io amo”:
- Dottoressa, io non sono normale!
- Depressione: un tentativo sano di ritrovare se stessi
- La personalità creativa
- La personalità creativa: istruzioni per l’uso
Foto in apertura di TheeErin
La Dottoressa Carla Sale Musio dice quella che è la sua splendida verità, ricordiamoci sempre di pensare e valutare prima di tutto con le nostre teste,che significa non credere ciecamente a verità al di fuori di noi. L’unica perplessità che ho verso la Sale Musio è che nello scriversi Dott: davanti al nome; vanta un dottorato datole dallo stato Italiano in Psicologia, ma parla di alimentazione ed esoterismo, che poco hanno a che fare con il suo dottorato (quantomeno in termini legali). Io fossi in lei: dividerei gli articoli “dogma” da quelli scientifici, questo per evitare di diventare più una santona che una dottoressa, poi per il resto rimane una grande persona…
Ciao Ivan,
grazie per aver condiviso il tuo punto di vista. Sono d’accordo sul rimarcare che, al di là dell’intelligenza e competenza altrui, rimane fondamentale valutare ogni informazione con la propria testa e utilizzare sempre il nostro prezioso spirito critico.
Seguo il blog della dottoressa Sale Musio e ho riscontrato quanto tu dici sugli argomenti trattati. Lato mio, ho deciso di mettere in evidenza un argomento come quello delle personalità creative che trovo molto interessante e le cui basi si fondano sia nella psicologia che nella sensibilità umana. Ritengo sia importante che finalmente un professionista parli di questi temi con cognizione di causa mettendo in evidenza non solo le sue opinioni, ma anche l’esperienza reale delle persone.
Condivido il mio pensiero sulla creatività, frutto di una ricerca personale che ho svolto tentando di capire i perchè , del mio mancato inserimento sociale e il perchè,io sia un individuo con molte più capacità creative di altri.
Vi parlo descrivendo la realtà per come la vedo, in maniera molto semplicistica e riassuntiva, spero di poter contribuire positivamente.
Quando noi nasciamo; siamo libera espressione di noi stessi,siamo un’infinita ignoranza che esplora un mondo invece,ben definito. L’animale che noi siamo; prova paura istintiva per lo sconosciuto,ci porta ad avere BISOGNO di “aggrapparci” a figure e situazioni esistenti ben solide (genitori, parenti,poi amici ecc ecc) ; il sollievo emotivo che proviamo da questi “appigli” ci spinge a dare loro un VALORE … tali valori,bisogni e paure provate, danno origine a delle fondamenta ,sulle quali noi costruiamo negli anni veri e propri castelli, che però: non reggono altro che sulla nostra iniziale ignoranza. Questo “Castello Degli Ignoranti” è la nostra consapevolezza percepita.
É mio parere ritenere; che noi tutti siamo come il semino di un albero,che conserva in sé le potenzialità di diventare una grande essenza, sempre che incontri il terreno giusto ed il luogo adatto allo sviluppo di tali potenziali.
Avete presente che cosa sia un Bonsai? …
Ecco: pensiamo che la nostra mente sia un semino di albero, ed il giardiniere/bonsaista sia la società che noi tutti incontriamo. Il seme; conserva già in sé le potenzialità per dispiegarsi e sperimentare se stesso nella natura, però; se viene seminato fin dagli inizi in un vaso e vi nasce all’interno ed in seguito viene potato, e costruito dal bonsaista a seconda delle proprie verità estetiche, non potrà mai sperimentare se stesso e diventare come quel suo fratello,che invece è stato piantato su un terreno libero e alla mercé degli elementi come suoi unici limiti del vivere, e con i quali si confronta ogni giorno.
La mente creativa è una mente più libera, meno condizionata da INFORMAZIONI SPAZZATURA,che la “società/bonsaista” ci ha introiettato e che fungono solamente da limiti alla nostra libera espressione del Sé autentico.
Chi è dipendente dal rimando che gli danno gli altri e il suo bisogno primario è nutrire l’ego: non sarà mai un creativo indipendente. Creazione significa espansione, un individuo non potrà mai espandersi su di un territorio pieno di muri/blocchi che lui stesso ha accettato come verità assodate nella propria vita. Tali verità sono presenti nella vita delle persone, dal momento in cui le hanno giudicate vere ed accolte come realtà attraverso il credo personale. Peccato che tali giudizi; erano solo la manifestazione di un suo bisogno.
Se volete essere creativi indipendenti; non cadete mai nelle trappole dei ”valori assoluti”, nelle trappole ad esempio; chiamate autostima, perché anche l’autostima: è il giudizio che l’ignorante da a quel se stesso sconosciuto che in realtà è,costruendo muri,laddove in principio esisteva solo infinita libertà.
Non dobbiamo avere paura del nulla, perché se torniamo indietro con i nostri ricordi, prima o poi è il nulla che troveremo,quindi è da li che in consapevolezza proveniamo. In consapevolezza il nulla, ci ha dato le origini,quindi il nulla; è potenzialmente un infinito creatore.
Non dobbiamo sentire il bisogno di aggrapparci a verità esterne a noi, perché sotto i nostri piedi non c’è nessun baratro dove cadere, a meno che: non siamo noi stessi a crearlo…
Detto ciò; dico che creativi lo siamo tutti, la differenza è; che ci sono dei creativi che hanno creato i loro stessi limiti e non lo sanno.
L’essere che dalla società viene definito creativo, non è altro che un’essenza un po’ più libera ed indipendente delle altre.
La creatività, è una risposta interiore auto prodotta; e che arriva “in soccorso” ad un personale bisogno.
Grazie Ivan per il tuo contributo. È un punto di vista molto interessante che mette l’accento sulle nostre illimitate potenzialità. Sono d’accordo sul fatto che la società cerchi di modellarci secondo certi canoni incoraggiando lo sviluppo di alcune“qualità” e ignorandone o ostacolandone altre. Siamo tutti creativi, ma in modo diversi e abbiamo bisogno di concederci il diritto e la possibilità di esserlo.
Io secondo voi come dovrei sentirmi :è da 7 anni che dopo forti depressioni(sono andato anche parecchie volte in ospedale) sono in prepensionamento con inabilità lavorativa e invalido all’80 %. In più, soprattutto a causa della mia depressione mia moglie mi ha lasciato ( ormai da anni) e ho anche 2 figli maschi di 19 e di 21 anni. Ditemi voi…..
Gentile Mauro, difficile fornire “risposte” alla storia che si dipana da una vita e dal dolore che può portare con sé. Del resto probabilmente lei non è neppure capitato qui aspettandosele, ma ha comunque deciso di far sentire la sua voce il che mostra che non si è arreso al corso che la sua vita sembra aver preso. C’è ancora dell’energia in lei nonostante lo stato depressivo che l’accompagna da anni. Un percorso di psicoterapia con un professionista potrebbe aiutarla a imboccare una nuova strada, a dare alla sua vita una nuova direzione pur considerando le difficoltà oggettive tutt’oggi presenti. La depressione spesso ci fa sentire come se fossimo sprofondati in un buco buio e profondo dal cui non si vede neppure più la luce del sole. Perdiamo la speranza di uscirne perché con le sole nostre forze sembra impossibile farlo, eppure non lo è se si usano i giusti strumenti e si accetta l’aiuto di qualcuno. Uno psicoterapeuta può fornire entrambe le cose e aiutarci a risalire, un po’ alla volta, fino a trovare l’uscita. Certo non accade da un giorno all’altro e non senza il nostro contributo, ma accade ed è sempre questa fiducia che fa la differenza.
Si, grazie delle buone parole. Infatti sto facendo psicoterapia con una psicologa che mi sta aiutando ad accettarmi per quello che sono adesso, anche se a volte è MOLTO DIFFICILE. Per le ragioni appunto della mia invalidità che mi fa sentire a volte una nullita!
Chiedere aiuto è un passo molto importante, Mauro, richiede un coraggio che non tutti hanno. Purtroppo è molto facile svalutarsi, qualunque sia la caratteristica che ci distingue dall’idea di “normalità” che impera, ma per l’appunto è solo un’idea, una prigione in cui accettiamo di venir rinchiusi. Convivere con una invalidità non è semplice per tanti motivi, non solo pratici, ma proprio per questo solo chi è davvero forte può farcela. E’ importante non dimenticarlo mai, soprattutto nei momenti più bui. Dove il fisico cede, la forza interiore è invincibile.
Bellissimo articolo, mi ha ridato il sorriso, mi è sembrato di leggere la mia descrizione! Sono in terapia da un anno con una persona eccezionale che mi ha avvicinato molto alla filosofia orientale e tra moltissimi periodi di crisi ne sto uscendo fuori. Ho 28 anni e capita spesso che mi sento in una specie di “bolla”, non so come chiamarla, coi miei coetanei che si divertono ad uscire fuori la sera nelle tipiche attività dei giovani (discoteca, feste , bevono…), si parla certo, ci si conosce, ma moltissimi argomenti sono morti, conoscenze che nascono e muoiono in una manciata di minuti, momenti di vita che una volta ritornati a casa realizzi che non ti hanno dato niente. Sono una persona molto empatica, sono curioso, mi piace mettere a mio agio, nasco come timido ma non ho problemi a relazionarmi se vengo coinvolto ed è questo il mio problema. Mi ritrovo molto spesso ad essere l’unico che prova a mettersi nei panni degli altri, a mettere a loro agio, ad essere incuriosito e sono molto ma molto pochi quelli che fanno lo stesso nei miei riguardi, o ti adegui a certi argomenti, a certi costumi o automaticamente non vai bene. Porto allegria dicono, ma mi rendo conto della difficoltà nel legarmi o approfondire conoscenze con altre persone altrettanto aperte di mente e curiose con cui condividere punti di vista, esperienze, argomenti che ci facciano crescere (mi piace molto approfondire i rapporti, non sono un tipo da conversazioni di circostanza). È una sensazione davvero terribile, mi davo colpe terribili e ne attribuivo altrettante, ma ho capito una cosa. Che la colpa non è nostra, che non è degli altri, non è colpa di nessuno. Purtroppo è il “motore sociale”, come lo chiamo io, che ci insegna a rapportarci al mondo con “atti di forza”, dove o ti adegui agli standard o sei fuori, dimenticando altri valori come compassione, curiosità, ricettività. Ed è sempre grazie a questo motore che i giovani vengono lobotomizzati, seguono obiettivi imposti dai media, sacrificando l’importanza delle emozioni, perché sono convinto da da queste debba partire tutto. Prendere coscienza delle proprie emozioni porta a scoprire lati di noi che neanche avremmo potuto immaginare, ci permetterebbe di vedere il mondo con tante sfumature diverse, di accettare la realtà per quella che è, senza giudizio, permetterebbe una rivoluzione dal punto di vista creativo che neanche immagineremmo! Ci sarebbe moltissimo altro da scrivere in realtà ma rischierei di fare un bel minestrone. Grazie ancora dell’articolo =)
Grazie per il commento Claud! La tua testimonianza è preziosa perché spesso chi si sente “una voce fuori dal coro” preferisce rimanere nell’ombra, convinto com’è (o com’è stato convinto) che ci sia qualcosa di sbagliato in lui. E invece, proprio come sottolinei tu, non ci sono fantomatiche colpe da attribuire, ci sono semplicemente modi diversi di rapportarsi gli uni agli altri. Il fatto che a livello sociale si prediliga un modo piuttosto che un altro è il grande ostacolo da superare per sentirsi nel pieno diritto di esprimere se stessi. Sono convinta che molte più persone di quante immaginiamo si sentano a disagio nel tipo di socialità che oggi va tanto di moda, eppure si adeguano perché temono la solitudine o, peggio ancora, la riprovazione di chi hanno intorno. Ci va coraggio a interrompere la corsa e ad accettare di proseguire seguendo il proprio ritmo, ma se ci pensiamo i migliori cambiamenti sono avvenuti così: un bel giorno qualcuno ha pensato ‘questa cosa si può fare in modo diverso’ e ha seguito quel pensiero. Quando ci si sente bene nei propri panni, non ci sono giudizi che tengano: quello che pensano di noi gli altri è marginale, può essere valutato in modo obiettivo e accantonato se non lo sentiamo nelle nostre corde. Invece è in atto una continua opera di demolizione interiore per cui vai bene solo se ricevi l’approvazione altrui (e non la ricevi mai del tutto). Insomma, sembra un circolo vizioso, ma in realtà basterebbe molto poco, ovvero un esempio diverso. Che qualcuno, proprio come hai fatto tu, una mattina si svegliasse pensando ‘al diavolo, io vado bene così come sono!’ e poi portasse questa convinzione nel mondo.