<< In principio c’era la ricerca della felicità… Leggi la prima parte
Ci siete? Siete rimasti un po’ di tempo soli con voi stessi? Com’è andata? Che tipo di pensieri o emozioni vi hanno attraversato? Cosa vi ha detto la simpatica vocina nella vostra testa? Forse che stavate facendo l’ennesima idiozia? O che era altro tempo sprecato?
La vocina dentro di noi è campionessa nel trovare argomentazioni pro-fallimento, soprattutto quando desideriamo impegnarci per stare bene. Anzi, in quei casi si dimostra agguerrita come non mai, eppure ha un punto debole: la nostra attenzione.
Se iniziamo ad osservarla in modo distaccato, a lasciarla parlare come si lascia fare ai matti, vedrete che qualcosa in lei inizierà a vacillare: la sicurezza di avervi sotto il suo controllo. Potrebbe farsi cattiva e accusarvi di ogni genere di nefandezza di cui, secondo lei, voi siete colpevoli, ma se non vi lasciate intimidire qualcosa cambierà.
Detto così potrebbe sembrarvi un consiglio da poco, eppure è proprio da qui che si parte, come scrive anche Leo Babauta, famoso blogger americano: non abbiamo bisogno di molto per stare bene, tutto quello che ci serve è il giusto atteggiamento mentale.
Babauta è un promotore del vivere minimalista e i consigli che offre assumono la sfumatura dell’avere meno per essere di più, ma anche se amiamo accumulare cose nell’attesa che un giorno ci tornino utili, il suo approccio ci mostra una strada interessante.
Riflettiamoci: così come accumuliamo cose, accumuliamo dentro di noi pensieri ed emozioni. Come fare a provare serenità se viviamo costantemente in un vortice di voci e stati d’animo?
Il problema è che noi pensiamo di essere quel vortice e crediamo che la felicità sia qualcosa di esterno a noi che qualcuno prima o poi porterà con sé per farcela assaggiare, come se la felicità fosse un dolce che qualcun altro sa cucinare e che solo la sua disponibilità a condividerlo ci permetterà di farne esperienza.
Già sento qualcuno ribattere: “Ah bè, allora siamo a posto! Se la mia felicità dipende da me sono fregato. Non c’è speranza! Che vita di m….”
Hum… lo avete fatto? Avete osservato la vocina parlare dentro di voi? È lei, è sempre lei… vi considera un imbecille patentato… e vi vuole convincere che lo siete veramente, del resto se non lo foste avreste già fatto qualcosa per cambiare la situazione, giusto?
Non vi sto leggendo nel pensiero, ma vi voglio mostrare quanto sia facile prevedere le argomentazioni di questa vocina molesta: sono sempre le stesse e sono indiscriminate. Nella mia testa io ero l’imbecille, nella testa di ognuno di voi, ciascuno è un imbecille… siamo davvero un bel gruppo! Se potessimo ascoltare i pensieri degli altri ci renderemmo conto di come quella vocina è simile se non identica in tutte le teste, di come ripeta sempre le stesse cose che alimentano sempre le stesse emozioni e di come se è uguale per tutti non può essere autentica per nessuno. È una vocina pre-registrata e ci siamo semplicemente dimenticati che può essere fermata. Come? Con l’osservazione priva di giudizio.
Lo so, l’ho già detto ma le cose importanti vanno ripetute altrimenti diciamo: “Sì sì va bene” e poi ce ne dimentichiamo. La vocina vuole che ce ne dimentichiamo così può continuare indisturbata ad ammorbarci con le sue intelligentissime considerazioni.
Del resto ora vi starà dicendo: “Ma sei ancora qui che leggi queste scemenze? Ancora che ci provi a stare bene? Tu non puoi!”
Vuole avere l’ultima parola, e allora lasciamogliela… così potremo osservarla meglio e conoscerla per quello che è.
Vi va di fare un esercizio? Approfitto di un post scritto da Babauta sul vivere bene: leggete i titoletti in grassetto qui di seguito e osservate la reazione della vostra vocina. Poi leggete i paragrafetti in corsivo. Valutate il grado di somiglianza con i vostri pensieri e rimanete in osservazione. Nessun giudizio. Prendete semplicemente atto del confronto.
1. Hai bisogno di molto poco per essere felice.
Vocina:
Sì, bene, ma almeno di quel poco ho bisogno e invece non vedo niente intorno a me.
oppure
Sì è possibile che mi basti poco, ma questo poco è in cima all’Everest per me.
Mi è impossibile raggiungere anche quel poco…
2. Desidera poco e non sarai povero.
Vocina:
Se smetto anche di desiderare cosa mi rimane? Tu la fai facile, ma come faccio a non desiderare quello che cambierebbe la mia vita?
oppure
Io desidero già così poco, i miei desideri sono ridotti all’osso. Eppure non riesco a sentirmi confortato né più vicino alla felicità.
3. Focalizzati sul presente.
Vocina:
Per carità, su questo presente di m… dovrei focalizzarmi? Mi sento come prigioniero, mi manca l’aria… Se mi focalizzo su questo mi assicuro solo una depressione cronica. Bel consiglio và!
4. Sii felice con quello che hai e il posto in cui sei.
Vocina:
Bella consolazione: se riuscissi a esserlo sarei qui a leggere queste cose? Come faccio a farmi piacere questo schifo? Vivi tu la mia vita e poi ne riparliamo dell’essere felici qui e ora.
oppure
Sarei felice con quello che ho se potessi evitare di sentirmi sempre così inadeguato e fuori posto in qualunque occasione…
5. Sii grato per i piccoli piaceri della vita.
Vocina:
Grato di cosa? Dei continui fallimenti che sembrano perseguitarmi? Io non ci riesco, questa roba non fa per me. Sono consigli per chi sta già bene, come faccio a essere grato di quello che non esiste nella mia vita?
oppure
I piaceri della vita sono una cosa così effimera, mi lasciano dentro solo amarezza. Vorrei che avessero la stessa forza delle sconfitte: quelle non si riescono a dimenticare.
6. Lasciati guidare dalla gioia e non dalla paura.
Vocina:
La fai facile, ma quando la paura ti afferra alla gola sai che fine ha fatto la gioia? Queste sono solo belle parole, ma la realtà dei fatti è un’altra!
oppure
Guidare? E dove? Verso cosa? E poi la gioia come fa a portarmi da qualche parte, a malapena la riconosco.
7. Pratica la compassione.
Vocina:
Sì certo, per me stesso perché sono un codardo incapace di far funzionare alcunché. Compassione… ma per chi? Per cosa? Gli altri dovrebbero provarne per me…
8. Dimentica la produttività e i numeri.
Vocina:
E cosa mi resta poi? Io ho bisogno di cose concrete, di fare qualcosa che mi dia valore. Sono stufo di leggere queste cose, ogni volta è la stessa storia: fai questo, non fare quello e che ti rimane? Niente. Non cambia mai niente.
oppure
Ah, ma i numeri servono per valutare cose concrete, progressi, obiettivi raggiunti. Io non arrivo nemmeno a pensare di raggiungere qualcosa di misurabile, farei bene a ritirarmi direttamente con un bel Non Classificato.
Fatto? Ora tornate pure alla vostra vita quotidiana, lasciate che la vocina vi continui a dare dell’imbecille di tanto in tanto, non è più un problema. Continuate a osservarla senza giudizi. All’inizio sarà difficile, ma è come imparare ad andare in bicicletta: bisogna provare e provare e provare. E un bel giorno accade: siamo sulla bicicletta e non abbiamo più paura di cadere.
Qui trovate l’articolo orginale di Leo Babauta “How to live well”, se vi va di leggerlo. 😉