Chi non ricorda il passato è condannato a ripeterlo.
– George Santillana –
Volse lo sguardo e si ritrovò davanti due occhi di ghiaccio che lo fissavano attoniti. Ghiaccio puro, ghiaccio sotterraneo. Si spaventò nello scorgere uno sguardo antico e dimenticato.
Era di nuovo bambino, lo specchio non mentiva, e quello sguardo gli ricordò il suo passato e tutte le paure che non era riuscito ad affrontare. Un buco nero, memorie represse che ora tornavano dispettose a tormentarlo.Era lui, solo, di fronte a quello specchio e a quella inafferrabile, angosciosa domanda: “E se il passato ritornasse?”
Il passato ritorna ogni giorno nella nostra vita, la mente si affolla di ricordi che, spesso, vorremmo relegare in un angolo della mente.
Dimenticare gli avvenimenti tristi e conservare solo quelli felici è un sogno condiviso da molti, ma per quanto desiderabile la natura non ci ha dotati di una memoria selettiva.
Tempo fa avevo già affrontato l’argomento concentrandomi sugli aspetti più negativi del ricordo, sui traumi e sui possibili motivi per cui lasciassero un’impronta indelebile dentro di noi. In questo post, al contrario, voglio parlare di quei ricordi tristi, legati spesso a un sentimento di perdita o a un rimpianto, che non riusciamo a vivere serenamente.
L’importanza del ricordo
Perché parlare del passato quando la scelta più saggia sarebbe dimenticare?
Semplicemente perché dimenticare può non essere la scelta più saggia. Al contrario, più spesso di quanto si sia disposti ad ammettere il passato deve essere affrontato, così come i nostri errori. Voltare lo sguardo e fingere di non vedere, non rende invisibile la realtà e le conseguenze delle nostre scelte.
Perché arrendersi al ricordo e, in apparenza, accettare nuovamente di soffrire?
Per un unico ma fondamentale motivo: solo il ricordo accettato è un ricordo di cui ci potremo infine liberare.
Capire la natura di un ricordo aiuta la mente a perdonare il dolore e a lasciarselo alle spalle.
Secondo Carl Gustav Jung “sia il passato come realtà, sia il futuro come potenzialità, guidano il nostro comportamento presente“.
Essere consapevoli di ciò che abbiamo vissuto e di ciò che vorremmo vivere diventa quindi basilare per dare una direzione e, perché no, un senso al nostro presente.
Ma come ci si libera da un passato che ci assale a tradimento instillandoci paura, tristezza e un profondo sentimento di perdita o mancanza?
Come accettare quello che abbiamo perso, che non siamo riusciti a ottenere o che abbiamo rifiutato poi pentendocene?
Affrontare il proprio passato
Il primo passo, affermano gli esperti, è guardare negli occhi il mostro fidandoci del fatto che un suo sguardo non ci ucciderà. Per lasciarsi il passato alle spalle, infatti, è fondamentale affrontarlo, il che spesso significa affrontare una qualche perdita, reale o presunta, che abbiamo subito nella nostra vita.
Il secondo passo sono, in realtà, alcuni semplici comportamenti che possiamo attuare per rubare energia al ricordo doloroso, sgonfiarlo come faremmo con un palloncino, e liberarci quindi dalle sue catene immaginarie.
I consigli che riporto qui sotto sono ispirati all’articolo di Laurie Pawlik-Kienlen, “Letting go of your past”, dove potrete approfondire l’argomento se desiderate.
6 consigli per guarire i ricordi
- Sfogarsi. Scrivere, parlare, disegnare, cantare: dobbiamo dar libero sfogo ai nostri ricordi senza trattenerli o reprimerli. Blindarli nella mente non farà che accrescere la loro impronta negativa sul nostro presente. Accettarli attraverso la creatività, invece, li priverà di energia riportandoli alla loro giusta dimensione.
- Accettare il dolore del ricordo. Non reprimere il passato e accettarne un breve ritorno nella nostra vita è un atto che implica coraggio. All’inizio sarà doloroso e ci farà stare male, ma è un prezzo che vale la pena di pagare per conquistare la consapevolezza che il passato non tornerà. Rassereniamoci.
- Risolvere i conflitti. Se possibile, dovremmo rivedere le persone coinvolte nel nostro ricordo doloroso e provare a chiarire confessando i nostri veri sentimenti e ammettendo gli errori commessi.
Se questo, al contrario, non fosse possibile possiamo comunque risolvere i conflitti passati in un altro modo: ad esempio, proviamo a scrivere una lettera e mentre la scriviamo lasciamo scivolare nelle parole tutti i ricordi dolorosi, la rabbia, il risentimento, il rimpianto. Una volta terminata pieghiamola su stessa e poi strappiamola in tanti pezzi. Accompagniamo ogni strappo con un nuovo pensiero, un nuovo ricordo: io perdono. Liberiamo il passato e liberiamo noi stessi dai suoi ricordi dolorosi. - Esprimere le emozioni. Parlare e condividere i propri sentimenti è importante. Accettare la realtà delle nostre emozioni significa liberarle dalla prigione interiore in cui le abbiamo relegate e saper dire addio.
- Perdonare. Se abbiamo commesso errori nel nostro passato è inutile provare rimpianti. Quel che è fatto è fatto. Al contrario, è necessario perdonarsi accettando la propria vulnerabilità e fallibilità. Ed è altrettanto necessario scusarci con chi abbiamo involontariamente fatto soffrire e chiedere loro perdono. Il perdono, infatti, è la chiave per liberarci dall’infelicità di un ricordo.
- Chiedere aiuto. In alcuni casi potrebbe essere importante chiedere e accettare l’aiuto degli altri. L’orgoglio è un’ancora gettata sul nostro vecchio sé: per lasciar andare il passato è necessario mettere da parte l’orgoglio e accettare l’umiltà che ne deriva.
Fare il meglio che si può
Infine, accanto ai consigli pratici, l’esperienza mi ha insegnato che rimpiangere i propri errori è del tutto inutile perché il passato non si può cambiare.
Anche se avessimo la facoltà di riviverlo non potremmo modificarlo perché, per quanto avremmo desiderato essere più bravi, abili o intraprendenti abbiamo semplicemente fatto il meglio che potevamo fare per la persona che eravamo in quel momento.
Possiamo migliorare, sempre, ma non nel passato, solo nel presente e questa è la speranza che diamo al nostro futuro e alle persone che decideranno di farne parte.
Il passato non è un nemico da sconfiggere, ma un vecchio amico ferito e umiliato da comprendere.
Più lo respingeremo più ci tormenterà, ecco perché è importante affrontarlo: se lo accettiamo ora non gli daremo lo spazio per ripetersi nel futuro. Né attraverso di noi né attraverso gli altri.
E voi come affrontate i ricordi spiacevoli? Quale rapporto avete con il vostro passato? Vi sentite sue vittime o ne siete i protagonisti?
Tutto meravigliosamente vero. Grazie!
Lieta che l’articolo ti sia piaciuto. Grazie per il commento! 🙂
Sono totalmente d’accodo con tutto ciò che hai scrito. Ho appena scoperto questo sito e sicuro sarà molto utile per imparare meglio l’italiano. Un bacio brasiliano e auguri per tutto.
Grazie Ariane! 🙂
Non fa una piega.
oddio! sembra così facile. è come avere nella testa un nastro registrato, o è veramente così?, che, non appena ti rilassi un po’ o lenisci un po’ le tue difese interne, esso si rimette a girare aprendosi allo schermo nero con parole, immagini malinconiche, gesti fatti e detti. Detta come ho letto, capisco che è attuabile ma laboriosissima
Tutto vero ma sei hai un passato fatto completamente di brutte situazioni ,in cui la colpa non può essere data ad altri che a te stessa come lo superi ?sono passati 12 anni e quando tornano fanno più male di prima
Tutto molto vero ,ma se nel tuo passato ti fossi trovata in situazioni non bellissime ,se per la maggior parte si è cadute sempre in errore ,la colpa oltre a te stessa non puoi darla ad altri ,come fai a superare il tutto a perdonarti le malefatte(in senso ironico )e andare avanti
Spesso finiamo per essere i peggiori carnefici di noi stessi, soprattutto quando riduciamo a tal punto il nostro sguardo da non vedere altro che i nostri errori, i nostri difetti, i nostri passi falsi.
In questo la mente ci è, in un certo senso, nemica perché assomiglia a un disco rotto che ci ricorda senza pietà cosa avremmo dovuto dire o fare di diverso. Ma il passato è passato, non si può cambiare e questo rende i nostri pensieri una tortura a cui ci sottoponiamo in apparenza senza alcuna speranza di liberarci, di redimerci. Ci flagelliamo costantemente perché non riusciamo ad accettare ciò che è stato. Non accettiamo il fatto che siamo umani, che siamo imperfetti, che sbagliamo e che continueremo a sbagliare, in un modo o nell’altro, perché è vero che solo nel tentare esiste l’errore. E ogni nostro errore, in fondo, lo possiamo anche vedere per quello che è: un tentativo nella vita. Perché non sappiamo dove stiamo andando e non sappiamo neppure dove ci condurranno i nostri errori. Alle volte sbagliare strada è un perdersi che ci conduce là dove non avremmo mai pensato di arrivare e scopriamo che ne è valsa la pena.
Forse gli errori più difficili da accettare sono quelli che pensiamo di aver commesso nei confronti degli altri: quando tradiamo qualcuno o lo abbandoniamo. Avremmo potuto evitarlo? Chissà, certi tradimenti, certi abbandoni conducono per vie che hanno una loro destinazione e una loro possibilità, anche se ora come ora non lo vediamo.
Tutto questo, Lella, per dire che forse è il nostro sguardo troppo focalizzato sugli errori a gravare come una zavarra nella nostra vita. Se riuscissimo a sostituire la “colpa” che proviamo per scelte che ora non faremmo più, con il prenderci la responsabilità delle scelte fatte in passato, accettando che senza quegli errori oggi non saremmo le persone che sono in grado di vederli e, di conseguenza, di non commetterli più, se ci riuscissimo allora potremmo volgere lo sguardo al qui e ora, dove tutto è ancora possibile.
Non dico sia facile e neppure immediato. Io stessa ci ho messo il tempo che mi era necessario per accogliere questa possibilità e per accettare tutto ciò che mi aveva condotta qui. E sai a quale conclusione sono giunta? Ho sbagliato in passato e continuerò a sbagliare perché non so cosa mi aspetta domani, quali sfide ai miei limiti e quali nuove paure dovrò affrontare, quali decisioni difficili sarà costretta a prendere, ma gli errori non saranno gli stessi, saranno altri errori e anche loro faranno parte di quell’incredibile, coloratissimo, variegato patchwork che è la mia vita. Non si tratta di una giustificazione, ma di una possibilità che abbiamo il diritto di darci, sempre.
Ciò che sono ora lo devo al mio passato, però a carissimo prezzo,ho rabbia che mi logora,ho subito troppo ingiustamente ,ferite fisiche e psicologiche, come si può dimenticare, ci provi con fatica ma tutto riemerge sempre,il passato si può allontanare, ma nn dimenticare, bisogna conviverci,a oggi avrei fatto diversamente, per la donna che sono ,per la maturità che ho,e per la consapevolezza di me stessa acquisita..Ingiustizie sopprusi e crudeltà purtroppo sono alla base di questa vita di questo mondo,come puoi dimenticare se si vive in un mondo così malato ,il mondo sarebbe anche bello,sono la maggior parte delle persone che nn hanno rispetto per niente e nessuno, per nessuna forma di vita..Purtroppo la sensibilità è un arma a doppio taglio ,si assorbe tutto come una spugna …Bisogna tutelarsi e far si che niente e nessuno possa ferirti ,solo così nn si creerà un passato che insinuera’ nel tuo presente
Ciao Simona,
è vero il passato non si può dimenticare e per quanto si cresca, per quanto si cerchi di affrontare il dolore patito, una parte di noi credo che non solo non dimentichi ma non riesca e non voglia perdonare. Non dico perdonare nel senso di accettare “per buono” quello che è accaduto e chi ce lo ha fatto, ma nel senso di dire: ti lascio andare. Per me quello che mi hai fatto era e continua ad essere sbagliato, non avresti dovuto farlo, ma lo hai fatto e dato che mi voglio abbastanza bene da non concederti più spazio nella mia vita, non te ne concederò più neppure provando rabbia o risentimento. Ti dico addio e taglio ogni legame che finora mi ha ancora tenuta avvinta a te.
Credo che tanta della sofferenza che ancora proviamo ricordando un passato doloroso dipenda dalla porta aperta che abbiamo lasciato con quella persona: forse vorremmo rivalerci, forse vorremmo giustizia, ma siamo anche abbastanza mature e disincantate per sapere che non arriverà. La vita non è un film di Hollywood, le coscienze non si risvegliano alle volte manco dopo una vita intera.
Per cui hai ragione, dobbiamo tutelarci, ma temo non sia possibile impedirsi di soffrire, nemmeno le corazze meglio costruite sono invincibili. Credo che più realistico sia forgiare noi stessi per riscoprirci forti, stabili, temerari pur nella nostra vulnerabilità. Riuscire ad utilizzare la parte migliore della nostra sensibilità per captare chi abbiamo di fronte e riconoscere quanto spazio e credibilità dargli, anche fosse un nostro familiare. Non credo si possa essere immuni dalla sofferenza e neppure ci faccia bene ambire ad esserlo, ma penso che tutto possa temprarci per darci l’opportunità di far emergere chi siamo davvero e di riscoprire il coraggio per esserlo sempre. La parte più difficile e complicata, però, ahimè spetta proprio a noi.