Vi è mai capitato di sentirvi appellare in un certo qual modo, poco educato e, di aver tosto pensato: “Perché replicare? Accusare o negare? Non ci posso far niente…son così, se vi pare”?
Bugiardo!
Ebbene sì, son bugiardo.
Cattivo!
Ebbene sì, son cattivo.
Egoista!
Ebbene sì, son egoista.
Asociale!
Arrogante!
Superficiale!
Ebbene sì, son io, io, io.
Vi è mai capitato di accettare un giudizio senza per forza lottare? Di accogliere in pace uno sguardo affrettato, forse codardo, e di esserne grato?
È lo sguardo degli altri, diverso dal vostro, lo accogliete ridendo: son proprio un bel mostro!
Vi insegna a pensare, a non criticare. Vi costringe a osservare, a non giudicare.
È uno sguardo che stona, una sorta di svista, ma più da vicino offre una gran bella vista. Son prigioni i giudizi, e noi ci infiliamo, impauriti e afflitti, quanto più li temiamo.
Accettarli, invece, è meno scontato anche se offrono un dono dal valor smisurato.
Divellono sbarre, tolgon catene, aprono porte, liberan fiere.
Forti, tenaci, senza dubbi o timori, siamo fieri di essere, mostrare chi siamo, i nostri veri colori.
È una libertà conquistata, ebbene gioiamo! Possiamo dir grazie a chi offre disprezzo per una parola non detta o forse azzardata; per un’azione mancata o mal calibrata.
È tempo di uscire, ricordare chi siamo, accettare il giudizio, così come viene, anche se non lo amiamo.
Parla di loro, più di che noi, han bisogno di dire: “Sì, così siete voi!” Perché è troppo difficile, forse impensato, guardarsi un po’ dentro e accettare il peccato.
Perché forse è più onesto, persin coraggioso, vedere il difetto, quella nota che stona, e poi dirsi felici: sì, forse son io quello che dici, ma ora che osservo, senza giudizio, scorgo qualcosa di ben più propizio.
Ci son ombre laggiù che danzan funeste, ma c’è anche la luce che diretta le investe. Le posso vedere, le posso quasi toccare, mi unisco alla danza e, infin, son libero perché ho smesso di odiare.
Immagine di Selline
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