Facciamo un test: quale voto assegneresti, in assoluto, all’istruzione su una scala di valori da 0 a 10?
E quale voto pensi potrebbero assegnarle gli adolescenti di oggi?
Non è facile fare previsioni, ma ottimisticamente noi azzardiamo un 7: una media non disprezzabile anche se non ci fa saltare dalla gioia.
Sulla scuola si sentono ogni giorno notizie poco rassicuranti, ma è proprio da questo genere di notizie che nasce la storia di oggi: la testimonianza di un ragazzo che, alla nostra domanda, avrebbe risposto senza esitazione “Il massimo dei voti”.
Lui è indiano, ha 16 anni e svolge due professioni: di mattino studente delle superiori, di pomeriggio preside della scuola che ha allestito nel retro di casa sua.
Babar Ali, questo il suo nome, dice che Anand Siksha Niketa, la sua scuola, è nata per gioco, aiutando i suoi amici che non avevano l’opportunità di studiare.
Anand Siksha Niketa è stata fondata nel 2002 ed in breve è diventata il punto di riferimento per 800 bambini e bambine esclusi dal sistema d’istruzione indiano perché nati in famiglie povere. Bambini che, molto probabilmente, sarebbero stati condannati all’analfabetismo.
Al mattino, mentre Babar Ali è a scuola e studia per prendere il diploma, i suoi alunni aiutano i loro genitori nel lavoro dei campi o nelle faccende di casa. Poi, nel pomeriggio, corrono dal loro preside e imparano a leggere, scrivere e far di conto (come dicevano i nostri nonni).
La scuola è gratuita e sopravvive grazie ai contribuiti che riceve anche dallo Stato, pur non essendo riconosciuta ufficialmente, e all’impegno dei suoi 9 insegnati volontari, quasi tutti studenti delle superiori.
Babar Ali sogna di creare, in futuro, una vera scuola, riconosciuta e aperta a tutti i bambini. Decisamente non il sogno di un sedicenne qualunque.
Forse il giovane preside ha avuto la fortuna di nascere in una famiglia che ha sempre considerato l’istruzione importante e che lo ha, sin dall’inizio, aiutato ad avviare il suo progetto. E forse Babar Ali sarà la fortuna dei suoi alunni perché a 16 anni ha dimostrato che un ragazzo può fare la differenza con i soli mezzi che ha.
Abbiamo deciso di inaugurare il ciclo “Storie da raccontare”, con la scuola di Babar Ali perché è una storia che mette in evidenza come persone comuni, piccoli uomini e donne, con il solo impegno siano in grado di cambiare la realtà e le possibilità concrete di tante persone.
Senza Babar Ali e la sua Anand Siksha Niketa centinaia di bambini e bambine indiane non avrebbero conosciuto il piacere di leggere e scrivere, il piacere di giocare con le parole e i numeri.
Purtroppo è vero che l’istruzione non garantisce una vita felice e appagata, ma è anche vero che, se riflettiamo su quanto stiamo facendo in questo momento (noi scriviamo e tu leggi), una domanda sorge spontanea: la vita di quei bambini e bambine grazie alla scuola avrà la possibilità di essere più ricca?
Come dice il padre di Babar Ali l’analfabetismo è la disgrazia peggiore. “L’istruzione è la vera religione da seguire”. E come dice uno degli insegnanti volontari della scuola: “Il sapere apre la mente. È la strada per una vita migliore”.
Sei d’accordo? Assegneresti anche tu all’istruzione il massimo dei voti? Hai qualche esperienza, positiva o negativa, da raccontare sui tuoi anni scolastici e i tuoi insegnanti?
Rimaniamo in ascolto.
Per approfondire:
Articolo ispirato da “The Little Headmaster And His Big Homework” (Tehelka Magazine) e “Hungry to learn across the world” (BBC NEWS)
EVVIVA BABAR ALI E LA SUA SCUOLA
SONO FELICE DI SAPERE CHE ESISTONO PERSONE COSI’ E CHE CERCANO DI SFAMARE QUESTA ENORME FAME DAL BISOGNO DI SAPERE DI SAPER VIVERE: “Hungry to learn across the world”
GRAZIE
FRANCESCO prof. LEONELLI