Bene, ora che abbiamo una trama e i personaggi chiacchierano amabilmente con noi, che cosa ci manca per iniziare a scrivere il nostro romanzo?
Ladies and gentlemen, ecco a voi il narratore.
Chi è costui? Potremmo definirlo il nostro chaperon, l’autista che guiderà il lettore alla meta ed è per questo motivo che non può essere scelto con leggerezza: una guida sbagliata potrebbe compromettere la buona riuscita del viaggio.
All’agenzia di collocamento ci hanno indicato 3 ottimi chaperon. Te li presentiamo perché tu possa valutare quale fa al caso tuo.
Narratore in prima persona
Il narratore in prima persona è qualcuno che “è o era presente al momento del fatto”: può essere il protagonista del romanzo o un testimone che racconta la vicenda, non è però la personificazione dello scrittore. In poche parole il narratore non sei tu! Al bando le manie di protagonismo.
In fiction, the first-person narrator is a character you create. Since you have created him and decided to let him tell the story, it is your duty to remember that he is no one but himself. Allow him his own voice, his own beliefs, his own eccentricities, however distant they may be from your own. Think of the first-person narrator as your chance to be somebody else for a while, like an actor playing a role.[cit]
Stai attento quando peschi dalla tua realtà per raccontare perché spesso tendiamo ad essere indulgenti, troppo indulgenti, verso i nostri ricordi. Non è sbagliato usare la nostra esperienza, al contrario, ma dobbiamo distaccarcene un po’ per poterne raccontare al meglio. Ad esempio se vuoi mostrare il “senso di perdita” che angoscia un tuo personaggio nessun problema ad attingere dalla tua storia d’amore andata a male, ma non far accadere la stessa identica cosa anche a lui, cambia la situazione: fargli perdere il lavoro piuttosto che il ragazzo/la ragazza!
Questo ti permetterà di attingere a un terreno fertile di emozioni senza cadere nel sentimentalismo.
Non necessariamente, però, il narratore sarà qualcuno che ti starà simpatico: prendine coscienza e lasciagli spazio.
You may not like your first-person narrator, and that’s fine. Let her talk. She has a story to tell in her own way; the worst thing you can do to her story is impose yourself on it.[cit]
E se qualcuno ti associasse al narratore e pensasse che sei una cattiva persona? Hum, vediamo, domanda da mille mila euro: sei TU il narratore? Attento alla risposta perché la dovresti conoscere!
Lo scrittore NON è il narratore. Risposta corretta, benissimo! Ripetiamolo insieme: “Lo scrittore non è il narratore”.
E allora di cosa ti preoccupi? 😉
Per concludere: si potrebbe pensare che un narratore in prima persona è più semplice da gestire, più malleabile, ma non è così. Se lo scegli per la tua storia non dimenticare mai che non siete uguali, che lui ha una sua personalità. È vivo tanto quanto te, o perlomeno così lo deve percepire il lettore.
Narratore in terza persona
Il narratore in terza persona può essere onnisciente, ma può anche non esserlo.
Il narratore onnisciente sa tutto e lo racconta al lettore come se fosse una sorta di dio che assiste senza intervenire. Non essendo presente sulla scena, neppure il lettore può esserlo e si limita quindi a osservare la vicenda da una certa distanza.
Il narratore che non è onnisciente è un narratore immerso in terza persona, ovvero un narratore che entra nella mente di uno dei personaggi e da lì narra la storia mantenendo però una certa distanza.
Il narratore in terza persona può essere caratterizzato da un’introspezione superficiale il che significa che il narratore descrive i fatti con voce neutrale e si limita a riferire le motivazioni del personaggio di cui esprime il punto di vista.
Si ha un’introspezione profonda, al contrario, quando il narratore mostra i fatti così come il suo personaggio “li vede accadere”. Il lettore si trova letteralmente nella testa del personaggio.
Omniscience works from the outside in; even if the omniscient narrator concerns himself with only one character, he is still free to rove around and observe things that the character can’t see. In third-person-limited, however, the readers are not allowed to perceive or observe anything that the main character cannot perceive or observe, which some¬what limits the kinds of description you may use.[cit]
Vi è un terzo tipo di narratore in terza persona chiamato “il punto di vista cinematografico”: in questo caso il narratore descrive solo gli atteggiamenti dei personaggi che si rivelano attraverso le espressioni del volto, i gesti, le pause o le parole. Non può entrare nella mente di nessuno: l’occhio del narratore è come una telecamera posta alle spalle del personaggio del punto di vista.
Abbiamo deliberatamente ignorato un’ulteriore voce narrante, il narratore in seconda persona, e tante sfumature legate sia al narratore in prima che a quello in terza persona. C’è un intero mondo da esplorare e il proposito di questo articolo era quello di offrirti un superficiale ma solido punto di partenza.
Passiamo ora allo stile? Sei pronto?
Nella prossima puntata: lo Stile
Per approfondire
Description (Elements of fiction writing), Monica Wood, Writer’s Digest Books, 1999[cit.]
I personaggi e il punto di vista, Orson Scott Card, 1992
Write Great Fiction – Characters, Emotion & Viewpoint, Nancy Kress, Writer’s Digest Books, 2005
Short story writing: point of view – In inglese
Ciao,
grazie di nuovo per le lezioni della Doughty che mi avete inviate qualche giorno fa.
Ho una domanda da farvi sul narratore in terza persona.
Voi dite:
Il narratore onnisciente sa tutto e lo racconta al lettore come se fosse una sorta di dio che assiste senza intervenire.
Il narratore che NON è onnisciente è un narratore immerso in terza persona, ovvero un narratore che entra nella mente di uno dei personaggi.
Ecco, io mi aspettavo che fosse quello onniscente che fosse capace di entrare nella mente dei personaggi, ad esempio, sentire le loro emozioni.
Inoltre, ho un pò di confusione sul limite che può avere il narratore in terza persona. Quando e quanto si deve limitare a narrare i fatti o anche i pensieri e le emozioni?
Grazie per l’aiuto e di nuovo complimenti per il vostro lavoro.
Giorgio
Ciao Giorgio,
la tua domanda è molto interessante e proveremo a chiarire i tuoi dubbi nel limite della nostra conoscenza sull’argomento.
Innanzitutto hai ragione nell’affermare che il narratore onnisciente entra nella mente dei personaggi, infatti si chiama onnisciente proprio perché non solo mostra la scena, ma ha la capacità di conoscere i pensieri dei personaggi (di tutti i personaggi). Li conosce, però, come se fosse un dio, appunto, un osservatore esterno che non è presente sulla scena. Potremmo dire che la caratteristica peculiare del narratore onnisciente è quella di conoscere ogni cosa e di raccontarla in modo neutrale, senza calarsi nella storia.
Il narratore immerso in terza persona, al contrario, offre diverse possibilità:
1) un’introspezione superficiale: il narratore conosce i pensieri di uno dei personaggi, ma descrive la scena in modo neutrale, limitandosi a riferire le motivazioni del personaggio di cui ha assunto il punto di vista. Questo narratore alterna descrizione della scena e pensieri del personaggio.
2) un’introspezione profonda: in questo caso il narratore è calato nel punto di vista di UN personaggio e quindi narra la storia dalla sua prospettiva. Il lettore vede la scena come se la vedesse con gli occhi del personaggio ed è partecipe dei suoi pensieri perché è come se si trovasse dentro la sua testa. Questo punto di vista è molto simile al narratore in prima persona, ma essendo in terza mantiene un certo distacco emotivo.
3) il punto di vista cinematografico: qui il narratore non conosce i pensieri dei personaggi, ma si limita a raccontare la scena come farebbe una telecamera piazzata alle loro spalle. E’ una narrazione che descrive solo gli atteggiamenti, i gesti, le pause o le parole.
La scelta del tipo di narratore dipende sia dal genere di storia che vuoi scrivere sia dalle emozioni che vuoi suscitare. Sicuramente la scelta di un narratore onnisciente o di un narratore immerso in terza persona di tipo cinematografico coinvolgono meno il lettore, mantenendolo a una certa distanza.
Speriamo che la spiegazione sia chiara e ti possa essere utile. Se hai altre domande, scrivici pure!
Ciao,
so che questo articolo è molto vecchio però l’ho trovato molto interessante. Avevo però dei dubbi riguardanti la tipologia di narratore detta “narratore cinematografico”. Ho capito generalmente la definizione, per così dire, ma mi piacerebbe leggere dei libri o dei testi narrativi che utilizzino questo tipo di narratore. Potete suggerirmene qualcuno? Vanno benissimo sia testi brevi che libri, se ne esistono con questo tipo di narratore.
Ciao Alessandro,
abbiamo ripreso in mano un vecchio corso di scrittura (di quelli a fascicoli il cui fascino non tramonta mai 😉 ) e copiamo qui di seguito qualche informazione in più sul narratore cinematografico:
Purtroppo non sappiamo consigliarti nessun testo o libro così rinviamo la palla ai nostri lettori. In ogni caso, si consiglia sempre di inframmezzare questo narratore con un altro che permetta un livello di introspezione più profonda.
Uhm capisco, quindi in definitiva il narratore cinematografico lascia al lettore il compito di interpretare gesti ed espressioni anziché fornirne una interpretazione diretta e senza possibilità di frantendimenti sfruttando l’introspezione. Un modo per rendere forse il lettore più partecipe e meno “passivo”. Sarebbe interessante conoscere l’opinione di lettori che hanno avuto modo di leggere testi o libri scritti sfruttando questa tipologia di narrazione. In generale, personalmente, sono d’accordo con quanto avete detto, ossia che si consiglia di inframmezzarvi anche un altro tipo di narratore più introspettivo. Come sempre, il troppo storpia.
Vi ringrazio infinitamente per la risposta e per esservi documentati per conto mio 🙂
Esatto. Il rischio con questo tipo di narratore è di non saperlo usare in modo strategico e cadere nella pura descrizione (con conseguenti lunghi sbadigli da parte dei lettori). Alla fine, qualunque narrazione si scelga di usare, è il “tocco” dello scrittore che fa sempre la differenza, il suo stile, il suo sguardo sulle cose.
Un saluto 😉
Salve! Molto interessanti tutti questi punti di vista.
Volevo fare una domanda. Mi è capitato di leggere libri dove, per la maggior parte del testo, esisteva un io narrante (dando spazio così alla trasparenza delle idee, dei pensieri e delle emozioni del narratore protagonista)e in altri punti venivano introdotte scene distanti dal protagonista dove si usava la terza persona per narrare certi fatti (ma anche in questo caso si percepivano.le emozioni e i pensieri dei personaggi. Possiamo dire che anche in questi romanzi ci sia stato un narratore onniscente?
E secondo voi è valida come scrittura? Quei romanzi li lessi senza perdere alcuna attenzione quindi posso dire che la scrittura era efficace.. ma c’è il rischio di sviare comunque il lettore? SOTTTOLINEO che gli stacchi di scena erano ben marcati da questi cambi di narratore. Grazie e buona serata!
Ciao Lorenzo,
sì, in certi casi gli autori ricorrono all’utilizzo di diverse tipologie di narratori per poter sviluppare diversi punti di vista. Capita così di leggere romanzi in cui vi siano sia un narratore in prima persona sia un narratore onnisciente o immerso in terza persona, senza che il lettore si senta minimamente disturbato da questo cambio di prospettiva.
Ultimamente ci è capitato di leggere un libro molto versatile nell’utilizzo del narratore (Il tempo è un bastardo di Jennifer Egan) e possiamo confermarti che quando un autore padroneggia stile e trama tutto (o pressoché tutto) gli è concesso. Non solo il lettore non perde minimamente il filo, ma il romanzo ne esce arricchito grazie alla bravura dell’autore nel modellare la storia.