Secondo la medicina tradizionale in Oriente la malattia è il sintomo di uno squilibrio interno, una compensazione simbolica del nostro cervello. Come capirne il messaggio per ritrovare la salute? Quattro libri a confronto.
Dopo aver letto Malattia e destino di Thorwald Dethlefsen e Ogni sintomo è un messaggio di Claudia Rainville, l’idea che la malattia non fosse un mero fatto accidentale si è andata pian piano consolidando in me.
Cercavo risposte ad alcuni disturbi che mi affliggevano da anni e intimamente sapevo che se ancora non avevano trovato soluzione (nonostante la miriade di cure allopatiche e naturali provate) c’era un motivo ben preciso e dipendeva da me.
Le persone spesso quando si avvicinano al concetto che “la malattia dipende da loro” se ne risentono, si arrabbiano e rifiutano in toto una tale aberrante possibilità. Come dargli torto del resto? Affermare che un raffreddore dipende da noi può ancora risultare accettabile, in linea di massima, ma dire che un tumore o una sclerosi multipla dipendono da noi è un po’ come se dicessimo che ce li siamo cercati.
Io stessa per tanto tempo ho preferito ingoiare un antibiotico o affidarmi all’omeopatia senza chiedermi niente. Volevo guarire e basta. Eppure volere la propria guarigione non è sufficiente, così come può capitare che non bastino neppure i medicinali o le cure naturali.
Quando siamo malati può innescarsi in noi un subdolo meccanismo che porta a chiedersi: “Cosa ho fatto di male? Perché è capitato proprio a me?” Certo, non ce lo chiediamo per un semplice raffreddore… o forse sì? Ormai molti di noi non possono neanche più “permettersi” un po’ di riposo e maledicono qualunque disturbo arrivi a minacciare la loro produttività.
Non trovate che l’idea stessa di non potersi permettere del tempo per se stessi è la più perversa di tutte?
Una società di cure preconfezionate
Partendo dal presupposto che sempre più persone si ammalano in una società che offre un numero indefinito di cure e, soprattutto, promette (o prometteva) un livello sempre maggiore di soddisfazione dei propri bisogni, alcune domande sulle cosiddette “verità conclamate” credo siano lecite.
Forse avrete sentito parlare del dottor Hamer e della sua Nuova Medicina Germanica che va a braccetto con quanto scritto da Thorwald Dethlefsen e con la Metamedicina di Claudia Rainville: il concetto di salute su cui si basano è lo stesso su cui si fonda l’antica Medicina Tradizionale in Oriente. Un concetto per cui salute significa equilibrio, equilibrio del corpo e della mente. La malattia da questo punto di vista non è altro che uno squilibrio. Già Edward Bach quando aveva teorizzato i suoi fiori aveva messo in evidenza questa correlazione.
Detto questo, prima di presentarvi quattro interessanti libri sull’argomento, voglio condividere una riflessione.
Da quando ho iniziato questo viaggio alla ricerca dei motivi (dello squilibrio o conflitto come direbbe il dottor Hamer) delle mie malattie ho letto molto, mi sono interrogata molto, ho tentato di scavare in profondità e di dare interpretazioni ma tutto sembrava inutile. Ad un certo punto ho anche pensato che tutto fosse inutile, che né la medicina ufficiale né quella alternativa né qualunque altro approccio avrebbe mai potuto darmi le risposte che cercavo. Sono arrivata al punto di negare tutto, gettare via tutto finché ho smesso di cercare e mi sono fermata. Lì, in quel non fare e non pensare, mi sono accorta di quanto ogni singolo giorno della nostra vita stigmatizziamo, escludiamo e rifiutiamo l’unica e sola fonte e soluzione di tutti i nostri problemi: noi stessi.
Leggere mi permette di conoscere, di riflettere su quello che imparo, ma non è sufficiente per stare meglio. Neanche l’aiuto di un professionista alle volte è risolutivo. Alla fine torni a casa e ti accorgi che il dolore c’è sempre, è lì con te e per quanto vorresti cacciarlo non sembra esserci modo. Penso che l’atto più coraggioso quando si è nel bel mezzo di una malattia sia fermarsi e dirsi: “Ok, hai ragione, non ti voglio bene per niente. Mi sei sempre stata antipatica, è un supplizio vivere con te… Ti va di ricominciare?”
Ricominciare per me significa ritrovare me stessa, andare alla ricerca di quella persona che ho preferito abbandonare invece che ascoltare. Perché alle volte quello che gli altri ci han fatto subire è quello che, giorno dopo giorno, noi stessi obblighiamo la parte più sensibile e bisognosa di noi a vivere. Alla lunga, inesorabilmente, quella parte finirà per ammalarsi e, urlando, ci costringerà a prenderci cura di lei.
La compensazione simbolica dell’associazione Cridomh
Con la collaborazione di Giorgio Mambretti
Il CRIDOHM è il centro di ricerche sulla compensazione simbolica creato nel 2011 a Lione.
Il libro, attraverso la presentazione di numerosi casi clinici, presenta la tesi per cui “la malattia appare come la compensazione simbolica a una sofferenza tenuta segreta, inespressa e repressa. I sintomi mettono il soggetto in uno stato che lo protegge e gli impedisce simbolicamente, ma solo a posteriori, di (ri)vivere la sua sofferenza.”
Semplificando, una situazione di sofferenza emotiva creerebbe una situazione di squilibrio che il nostro cervello prontamente si adopererebbe per risolvere generando una “compensazione simbolica” il cui terreno prediletto è il nostro corpo, ma non solo. Non solo perché anche quello che indossiamo, mangiamo o esprimiamo inavvertitamente (i famosi lapsus di Freud) concorrono a questa compensazione.
La scoperta del linguaggio della compensazione può avvenire solo attraverso lo studio di casi unici poi associati.
È una tesi molto interessante che mette in luce le continue compensazioni in atto nella nostra vita quotidiana.
Tra i concetti che più mi hanno colpita vi è la necessità, per evitare la compensazione, di esprimere la nostra sofferenza, il nostro disagio. La parola chiave è quindi confidarsi, non lamentarsi.
Esprimere le nostre vere emozioni, quelle che di solito non ammettiamo neanche a noi stessi è l’unico modo per evitare il crearsi di uno squilibrio. Più difficile trovare qualcuno disposto ad ascoltarci, ma possiamo sempre confidarci con noi stessi o affidare le nostre emozioni più segrete a un foglio di carta che mai ci tradirà.
Informazioni sul libro:
Titolo: La compensazione simbolica
Autore: Cridomh – Giorgio Mambretti
Editore: Uno Editori
Pagine: 271
Acquista su ilGiardinodeiLibri.it
La medicina del futuro di Giorgio Mambretti
In questo libro Giorgio Mambretti parla della compensazione simbolica prendendo spunto dalla sua vita e dalle storie dei suoi pazienti. In un linguaggio semplice e diretto spiega chiaramente l’importanza di esprimere le nostre emozioni profonde, in particolare quelle dolorose.
Molto interessante il capitolo dedicato alla maternità e all’influenza che la madre ha sul neonato sin dal periodo della gravidanza.
Offre una mappa indicativa sul significato dei vari organi, ma mai stancandosi di dichiarare che non esiste una “segnaletica” per la malattia: ogni caso è unico e come tale va trattato.
Informazioni sul libro:
Titolo: La medicina del futuro
Autore: Giorgio Mambretti
Editore: Uno Editori
Pagine: 346
Acquista su ilGiardinodeiLibri.it
Dimmi dove ti fa male e ti dirò perché di Michel Odoul
Prima ho accennato alla Medicina Tradizionale in Oriente, in questo libro Michel Odoul ne spiega in modo semplice ed efficace i principi base partendo dai quali è possibile comprendere i meccanismi psicoenergetici insiti nella malattia.
È un libro che consiglio a chiunque voglia avvicinarsi ai principi della medicina orientale. Offre inoltre una chiave indicativa per imparare a decodificare il linguaggio del corpo.
Su questo punto, però, ribadisco quanto scritto prima: non esiste una mappa che valga per tutti.
In questi libri sono presentati degli strumenti utili, ma ognuno deve imparare a declinarli nel proprio vissuto affinché risultino efficaci.
Il viaggio nella malattia è sicuramente un’esperienza che richiede una grande forza d’animo, ma essendo un viaggio che porta alla riscoperta di noi stessi, credo valga sempre la pena di intraprenderlo.
Informazioni sul libro:
Titolo: Dimmi dove ti fa male e ti dirò perché
Autore: Michel Odoul
Editore: Edizioni Il Punto d’Incontro
Traduzione: Fedra Cocca
Pagine: 208