Ci sono lunedì più difficili di altri, quei lunedì in cui sai che non ti basterà arrivare a fine giornata per sentirti meglio. Sono i lunedì maledetti, quelli in cui dobbiamo raccogliere tutte le nostre forze per tirarci fuori dalle coperte e ripeterci che le cose miglioreranno, che dobbiamo solo avere pazienza.
Se state vivendo uno di questi lunedì, non temete perché non siete soli. Vi dedico un bellissimo brano tratto dal libro La chiamata del daimon di Aldo Carotenuto: quando ci troviamo di fronte a una decisione importante, quando vorremmo cambiare direzione ma dubitiamo della bontà delle nostre scelte, è fondamentale prendere coscienza del fatto che abbiamo ricevuto una chiamata interiore.
Nel bel mezzo del tumulto potrà non sembrarci piacevole, ma il tempo non tarderà a mostrarci il vero volto di questo dono inatteso.
Per ciascuno di noi il destino è racchiuso in questo richiamo che pone di fronte a un bivio. Da una parte c’è la vita, l’autenticità, la capacità di accogliere e rispettare le nostre più profonde esigenze, mentre dall’altra non si trova che la morte interiore, la sterilità, la paralisi. Soltanto chi ha avuto il coraggio di compiere una scelta decisiva, abbandonando un’esistenza divenuta ormai troppo angusta, soffocante e inadeguata, può aiutare gli altri a procedere nel cammino di individuazione.
Lasciarsi dietro le vie conosciute per seguire una nuova strada ha in sé una tragica bellezza, racchiusa nel fatto che la meta non è mai visibile. Ciò che conta è il percorso. Si tratta a volte di decisioni difficili, poiché non si ha mai la certezza che quella che stiamo per intraprendere sia la strada giusta, la nostra. In tali momenti è possibile contare solo sull’intuizione avvertita.
Quando ci si trova in questi momenti cruciali dell’esistenza, ci si accorge tristemente della propria solitudine. Non soltanto nessuno può aiutarci, indicandoci con chiarezza ciò che è giusto fare, ma pare anzi che il mondo esterno ci ostacoli. Dobbiamo lottare contro la famiglia, contro chi ci sta accanto e vorrebbe, per pigrizia o egoismo, rinchiudere la nostra esistenza in schemi prestabiliti. Non sempre sono le nostre paure, i nostri dubbi, le incertezze a frenarci, poiché la vera e più ardua lotta siamo spesso costretti a ingaggiarla con coloro che ci circondano, per i quali il nostro agire rappresenta un severo monito, un muto rimprovero.
La nostra capacità di trasformarci, rischiando tutto ciò che abbiamo costruito fino ad ora, costituisce una segreta accusa nei confronti della paura che li ha paralizzati, impedendo loro di ascoltare la voce dell’inconscio. L’ostilità, la sfiducia, l’ironia, con le quali vengono accolti i nostri tentativi, somigliano a volte a una sorta di silenzioso complotto, il cui scopo è quello di impedirci di intraprendere la nuova scelta.
Rispondendo a una voce interna, invece che a una scelta standardizzata, per la prima volta ci comportiamo da individui che si distaccano dai parametri del collettivo, per obbedire solo alla voce interiore. Dal momento in cui nasciamo veniamo eterodiretti, dapprima dai progetti dei nostri genitori, poi da quelli dell’ambiente in cui viviamo. Soltanto quando operiamo delle scelte personali diventiamo autodiretti.
Tratto da La chiamata del daimon, Aldo Carotenuto
Immagine: John Perivolaris