Quali pensieri colorano le vostre giornate e nottate? Quanto le emozioni condizionano i pensieri convogliandoli in una certa direzione, desiderabile o insopportabile?
Una lettrice mi scrive: “Ci sono volte in cui mi sento ostaggio dei miei pensieri. Penso tutto il peggio possibile, soprattutto quando mi trovo da sola. Penso a quello che di brutto potrebbe accadermi, all’angoscia che mi assale quando sono fuori casa e mi sento debole, vulnerabile, in pericolo. Ogni volta la tortura si ripete e ogni volta mi chiedo se ce la farò. Perché i pensieri mi sono nemici?“
Alzi la mano chi, magari in un momento particolarmente stressante, non si è sentito imprigionato dai propri pensieri ricorrenti. È come essere chiusi in prigione e non poter vedere nient’altro che quelle quattro mura, i vari toni di grigio, le irregolarità e i segni del tempo ora dopo ora, giorno dopo giorno.
Gli stessi pensieri si ripetono ancora e ancora e ancora, incessantemente. Anche se vorremmo pensare ad altro, anche se vorremmo dormire, anche se vorremmo dirci che andrà tutto bene, che non c’è niente di orribile là fuori, non ci riusciamo.
Forse la nostra storia d’amore è finita male o sono l’università o il lavoro a darci dei grattacapi, o ancora dipende dalla famiglia o da paure che non riusciamo ad affrontare, poco importa quale sia il brutto ceffo che ci ha privati della libertà perché il risultato è lo stesso: non sappiamo gestire i nostri pensieri ed è il caos.
Sicuramente a scuola, tra una lezione di matematica e una di italiano, ci avrebbe fatto comodo conoscere la natura del pensiero e le possibilità che ci offre per migliorare la nostra vita, ma penso che non sia mai troppo tardi per imparare. Anche a 30, 40… 80 anni. 😉
Innanzitutto è importante capire quanto e come i pensieri influenzino il nostro corpo e la realtà che viviamo. Questo concetto è stato portato alla ribalta dai libri che trattano della Legge di Attrazione (come The Secret), ma non solo: pensiamo anche al famoso effetto placebo (e a quello nocebo), pensiamo a quanto mistero circondi ancora l’uso della mente.
Bruce Lipton è uno dei più illustri studiosi dell’argomento e partendo dalla biologia cellulare, nel suo libro La Biologia delle Credenze, ci spiega come il pensiero e le credenze condizionano il nostro DNA, la vita e la salute.
I pensieri, l’energia della mente, influenzano direttamente il modo in cui il cervello fisico controlla i processi fisiologici del corpo. L’energia del pensiero può attivare oppure inibire le proteine che attivano le funzioni della cellula attraverso i meccanismi dell’interferenza costruttiva e distruttiva. Per questo, quando ho fatto il primo passo verso il cambiamento della mia vita, ho dovuto controllare attivamente dove impiegavo la mia energia cerebrale.
Non si tratta di credere a qualcosa, ma di farne esperienza. Di aprire la mente e verificare se effettivamente non ci sia qualcosa di vero in quello che, per ora, a scuola non si insegna.
Ricordo che quando ero piccola una delle frasi preferite di mia madre a ogni mia richiesta era: “L’erba voglio non esiste neppure nel giardino del re.” Certe frasi a forza di ripeterle ti si conficcano in testa. Così era successo a mia madre e a sua madre, mia nonna, e alla madre di mia nonna, la bisnonna, che probabilmente il giardino di un re non l’hanno mai visto. Ma nella mia mente di bambina se uno era re, il giardino ce l’aveva come gli pareva e forse anche l’erba.
Quante volte anche voi vi siete detti “Non posso avere quello che voglio” o ancora “Non so neppure quello che voglio”? Se così fosse, siete convinti di trovarvi di fronte a una realtà inappellabile perché questa è la credenza che vi è stata tramandata. Così come la vostra famiglia e le persone che vi circordavano da piccoli vedevano la realtà, così avete imparato a vederla anche voi.
Frasi come “la vita è difficile”, “i soldi non crescono sugli alberi”, “il lavoro è faticoso” sono altrettante credenze che puntualmente viviamo sulla nostra pelle perché non conosciamo un’altra realtà, perché ci siamo convinti che quella sia l’unica realtà per noi.
Le ricerche di Bruce Lipton e di altri studiosi ci mostrano, al contrario, che la nostra mente e il corpo sono spesso controllati da programmi altrui che la ripetizione ha contribuito a installare nella nostra mente. Del resto, anche il Mahatma Gandhi lo diceva:
Le tue convinzioni diventano i tuoi pensieri.
I tuoi pensieri diventano le tue parole.
Le tue parole diventano le tue azioni.
Le tue azioni diventano le tue abitudini.
Le tue abitudini diventano i tuoi valori.
I tuoi valori diventano il tuo destino.
I programmi che si attivano in noi condizionano il nostro modo di pensare e dirigono la nostra vita. Il primo passo per cambiare una direzione che non ci piace è diventare consapevoli dei nostri pensieri e del modo in cui vengono influenzati dalle credenze altrui che abbiamo introiettato.
Dotata dalla capacità di essere auto-riflessiva, la mente autocosciente è estremamente potente. Può osservare qualunque comportamento programmato in cui siamo coinvolti, valutarlo e decidere consapevolmente di cambiare il programma.
Possiamo scegliere attivamente come reagire alla maggior parte dei segnali ambientali, e addirittura se vogliamo rispondere o no. La capacità della mente conscia di scavalcare i comportamenti pre-programmati della mente subconscia è la base del libero arbitrio.
Bruce Lipton
Essere consapevoli del tipo di pensieri che coltiviamo è fondamentale, soprattutto se scopriamo che alcuni modi di pensare sono veri e propri schemi, come le pieghe su un fazzoletto stropicciato: se continuiamo a passare il ferro da stiro su quelle pieghe non faremo che rafforzarle. Al contrario, basterà inumidirle leggermente e al nuovo passaggio del ferro le pieghe spariranno. Così possiamo fare anche con i nostri vecchi pensieri: ammorbidiamoli, togliamogli un po’ di quella granitica consistenza che li rende immortali. Anche loro, soprattutto loro, sono vulnerabili, fragili, illogici, pericolanti… possiamo disfarcene se non ci piacciono. Possiamo cambiarli. Possiamo.
Nel libro Penso bene, mi sento meglio la psicologa Maria Cristina Strocchi elenca una serie di schemi mentali che usiamo quotidianamente senza neppure accorgercene. Sono le famose pieghe sul fazzoletto. Tecnicamente si chiamano “distorsioni cognitive” e nascono nel pensiero, si riflettono nelle emozioni e si traducono in un comportamento.
Ve ne presento alcune.
Filtraggio
Quando siamo condizionati da questo schema, i nostri pensieri si focalizzano su un certo aspetto della vita, di solito i difetti, gli errori, le mancanze.
Pensiero polarizzato
Per questo tipo di pensiero non esistono le vie di mezzo: o è tutto bianco o è tutto nero. Le sfumature sono messe al bando.
Generalizzazione
Generalizziamo quando usiamo parole come “sempre” o “mai” ed espressioni come “io sono…”, “tu sei…” che implicano un giudizio non contestualizzato.
Lettura della mente
Leggiamo nella mente di un’altra persona quando crediamo di essere sicuri delle sue intenzioni, dei pensieri e dei significati delle sue azioni o parole.
La dottoressa Strocchi nel suo libro ne descrive ben 36 a cui aggiunge una serie di convinzioni che contribuiscono a rendere la nostra vita un inferno, come ad esempio “Chiedere aiuto significa essere deboli”, “Se una persona ti ama davvero, capisce cosa desideri senza che tu glielo chieda”, “Non si può cambiare idea”. Capito l’antifona, vero?
Per ogni distorsione cognitiva e convinzione errata nel libro vi sono utili esercizi da fare. Dopo aver riconosciuto che tipo di imbroglioni ci stanno rovinando la vita è infatti fondamentale passare all’azione: esercitarsi per imparare a gestire i propri pensieri e assumere un atteggiamento favorevole alla nostra felicità. L’esercizio per la buona riuscita dell’impresa è tutto, esattamente come lo era a scuola.
Non si tratta di imparare un’altra lezione a memoria su quale sia la vera realtà, ma di permettere alla nostra realtà di emergere.
Ad esempio, io sono cresciuta con la convinzione di essere una persona timida e scontrosa. Da piccola mi piaceva passare del tempo da sola, adoravo leggere, parlavo poco in classe, interagivo solo con chi mi andava a genio. L’etichetta era già belle che pronta, a casa come a scuola. Così, crescendo, per molto tempo non sono riuscita a vedere nient’altro: io ero la maschera che indossavo, il modo in cui gli altri avevano giudicato alcune mie caratteristiche peculiari. Io ero timida punto. Io ero scontrosa e asociale punto. Io ero quella strana punto. Ai miei occhi era questa la realtà, non poteva essercene un’altra. Ero solo quella persona lì?
Niente affatto, io ero semplicemente io, una miriade di sfumature che la vita, per fortuna, mi sta permettendo di conoscere. E così oggi vedo che ho anche una sfumatura timida e introversa, ma non mi esaurisco in essa. Ce ne sono molte altre, tante ancora da scoprire.
Bisogna però permettersi di farlo, di scoprirsi. E bisogna partire dai propri pensieri, dalle proprie convinzioni. Mettiamo in dubbio le idee su di noi e sulla realtà che ci fanno stare male, che ci limitano e angosciano, che ci tolgono nutrimento.
Pensate che la vita sia difficile? Chiedetevi: chi nella mia famiglia mi ha trasmesso questa idea? E io che cosa ho fatto finora per avvallarla? Sono stato male a sufficienza? Mi sono negata abbastanza piaceri, possibilità, sorrisi ed emozioni?
Voi siete voi e la vita è semplicemente vita. Le sfumature le decidete voi, non sono già date. I nostri giorni non sono ipotecabili, ieri non è oggi per quanto alcuni pensieri e credenze ci inducano a ritenere il contrario. Metteteli in dubbio, mandateli in crisi. Risollevate il vostro umore con una ventata di leggerezza. Lasciate che la vita si mostri e vi sorprenda.
È importante tenere conto degli alti e bassi, perché la vita è fatta di questi e la stabilità non esiste. La stessa natura non è stabile: un giorno c’è il sole, poi piove…
Purtroppo molte persone non accettano le fluttuazioni normali della vita vivendole con rabbia, dolore, frustrazione o innescando una miriade di pensieri negativi.
La serenità interiore permette di cogliere l’aspetto positivo anche nei momenti no, in quelli più critici.
Maria Cristina Strocchi
La serenità interiore dipende dal tipo di pensieri che coltiviamo e dalle emozioni che ne fioriscono. Essere sereni significa aver deposto le armi di fronte all’immagine che lo specchio ci rimanda, significa concederci un sorriso, significa accordarci la possibilità di stare bene in compagnia di noi stessi. Significa riappropriarci dei nostri pensieri e usarli a nostro favore.
Possano i tuoi pensieri essere sempre in tuo favore. 😉
L’accettazione di se stessi è qualcosa di eroico, perché comporta il crollo dei limiti interiori creati dalla famiglia, dalla società e dalla cultura. La nostra identità acquisita è sempre insufficiente e difettosa: è il contenitore, non il contenuto. Ma il crollo di questa carcassa o lo strappo della maschera ci spaventano a morte, e abbiamo la tendenza a rifiutarli. La nostra grandezza, la capacità di risplendere, di amare senza limiti, di trionfare, ci fanno molta più paura della nostra piccolezza. Superare tale paura richiede di avere uno scopo ben più elevato. Potremmo chiamarlo amore di sé, amore per l’opera che stiamo realizzando, amore per tutti coloro cui tale opera può essere di giovamento. Ed ecco che entrano in gioco sentimenti sublimi: nel momento in cui accettiamo il crollo dell’io limitato, entriamo in contatto con la gratitudine e la grazia. Questa gratitudine essenziale ci apre la via verso le nostre qualità personali.
Tratto da Metagenealogia di Alejandro Jodorowky
Informazioni sui libri:
Titolo: La biologia delle credenze
Autore: Bruce Lipton
Traduzione: G. Fiorentini
Editore: Macro Edizioni
Pagine: 264
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Titolo: Penso bene, mi sento meglio
Autore: Maria Cristina Strocchi
Editore: San Paolo Edizioni
Pagine: 160
Bello, anni fa lessi “La realtà della realtà”, di P. Watzlawick. Sebbene sia più orientato verso il problema comunicazione/realtà che verso quello pensiero/realtà, e nonostante sia stato pubblicato nel 1976, credo rimanga ancora un testo utilissimo per comprendere meglio come contribuiamo a creare il “nostro” mondo.
Grazie per la segnalazione Andrea! Non ho letto il libro di Watzlawick ma da quello che dici sembra interessante. In effetti credo ci siano molti modi in cui contribuiamo a creare il mondo in cui viviamo e una sola strada non esaurisce tutte le possibilità. Me la annoto come prossima lettura da fare. 🙂
Il pensiero è il limite più grande dell’amore (Krishnamurti)
Grazie Antonio per la condivisione 🙂