Introverso, timido, disadattato, asociale, misantropo… tante sono le etichette, più o meno estreme, che ci si sente appiccicare addosso quando il proprio livello di socievolezza non staziona costantemente sul 100%.
Ci sono le etichette, di solito farcite di buoni consigli su come ci si dovrebbe comportare in società, ci sono gli sguardi pietosi da “poveretto, dev’essere proprio una brutta malattia!”, ci sono le minacce “se continui così non combinerai mai niente nella vita!” e ancora, soprattutto quando si è giovani, “Esci, divertiti, che fai tutto il giorno in casa? Dopo, tante cose non le potrai più fare…”
Ok, credo che il messaggio sia chiaro. L’introversione sembra ancora oggi, ahinoi, una brutta bestia, una sorta di tara genetica, un virus che distrugge socievolezza, allegria, possibilità di essere felici e avere successo. È comunissimo, ad esempio, sentire genitori o insegnanti che si scusano per la timidezza dei bambini. Timidezza… un’altra parola che suona un po’ come una bestemmia nella mente di alcune persone. E nel loro cuore? E nel vostro? Come suonano queste parole? Le usiamo comunemente anche noi, di solito per etichettare, impacchettare, limitare un modo d’essere che spesso si ignora e si evita di conoscere. E dico “noi” riferendomi non a qualcuno di generico, che vive là fuori nel mondo, ma a noi protagonisti di questa tragi-commedia, noi enigmatici introversi.
Chi siamo e cosa vogliamo?
Carl Jung, famoso psicoterapeuta, è stato il primo a usare il termine “introverso” nell’accezione conosciuta oggi, il primo a descrivere la differenza tra modalità estroversa e introversa per quello che effettivamente è: un diverso uso dell’energia nell’approcciarsi alla vita.
Nel suo libro I tipi psicologici Jung spiega:
Quando esaminiamo il corso di una vita umana, notiamo che il destino di alcuni è determinato per lo più dagli oggetti dei loro interessi, mentre quello di altri è determinato in più larga misura dal loro essere interiore, dalla loro soggettività. Giacché noi tutti propendiamo più o meno verso l’una o l’altra caratteristica, abbiamo una tendenza naturale a vedere tutto secondo il nostro tipo.
I primi di cui parla Jung fanno parte del cosiddetto tipo estroverso, i secondi del tipo introverso.
Quindi, per andare dritti al punto: non esiste un tipo giusto e uno sbagliato, uno figo e uno sfigato. Esistono due modalità d’essere entrambe perfettamente funzionanti, anche se in modo diverso. Non pretendiamo certo che un aspirapolvere funzioni usando lo stesso meccanismo di un orologio, giusto? E consideriamo pazzo chiunque aspiri al contrario, eppure… eppure ci ostiniamo a farlo, ancora oggi, con noi essere umani: quando facciamo paragoni e riteniamo che un tipo sia migliore di un altro, pretendiamo un’uguaglianza barbara e umiliante di tutti con tutti.
Accettiamo di vivere in una società di dominanti e dominati, superiori e inferiori, giusti e sbagliati. E non perché chi sembra dominare sia effettivamente superiore e “giusto”, ma perché così siamo stati abituati a pensare e a vivere. Noi introversi siamo i nostri peggiori aguzzini quando consegniamo il nostro diritto d’essere così come siamo nelle mani di chi, essendo diverso da noi, non ha le possibilità di comprenderci e sostenerci.
Loro sono meglio di noi, loro sono estroversi. Loro sono i vincenti, quelli che conquistano le ragazze/i ragazzi migliori, quelli che si fanno strada nella vita, quelli che non devono chiedere “permesso” perché tutti si spostano per lasciarli passare…
E noi… noi sfigati, noi perdenti, noi affetti da questa malattia invisibile che ti blocca, ti limita, ti isola…
Noi, quelli a cui hanno fatto il lavaggio del cervello. Quelli che si sono sentiti dire e ridire che erano sbagliati, che dovevano cambiare, che così com’erano non sarebbero mai andati da nessuna parte.
Noi, quelli che guardano il mondo con occhi diversi, quelli che sognano senza dormire, quelli che sanno ciò che accadrà prima che accada, quelli che “se solo qualcuno mi avesse detto che ero ok chissà cosa avrei fatto nella vita…”
Vi riconoscete? Che cosa non vi piace di voi stessi? Che cosa vorreste cambiare?
Perché lo vorreste cambiare?
Era la fine del 2007 quando, per la prima volta, scrivevo sull’introversione, un articolo-sfogo ispirato da Jonathan Rauch e dal suo Caring for your introvert e, per la prima volta, trovavo il coraggio di abbracciare la mia natura e combattere per essa.
Perché essere introversi è bello, oh sì cavolo, è dannatamente bello. E se pensate il contrario, non preoccupatevi, potete sempre ricredervi!
Chi sono gli introversi?
Bé, innanzitutto, non sono né vampiri né licantropi (anche se vanno tanto di moda), non sono né asociali né misantropi. Non sono per forza timidi né solitari, sono persone capaci di gesti di generosità ineguagliabili e sanno amare, amano tantissimo. Peccato che spesso non amino loro stessi e questo è il loro più grande ostacolo alla felicità, il loro punto debole, la falla che potrebbe condurli a una vita fallita. Perché se non credi di essere una persona di valore (e questo coinvolge tutti, introversi ed estroversi), come saprai riconoscere il valore nelle tue esperienze di vita e come potrai valorizzarle?
Gli introversi sono persone forti e coraggiose, dotate di una forza buona e sapiente quando non la lasciano inaridire dai pregiudizi che nutrono nei loro stessi confronti. Sono al contempo idealisti e grandi costruttori. Costruiscono fuori e dentro di loro, soprattutto dentro di loro. Hanno la capacità di andare a fondo, molto a fondo, nuotano negli abissi e sanno come tornare in superficie, non ci si perdono, non annegano. Credono sia cosa da poco, cosa da tutti. Non sanno che possiedono un tipo di coraggio assai raro.
Gli introversi sono socievoli, ma a modo loro. Con i loro tempi e le loro esigenze. Sanno ascoltare gli altri, parlano poco perché lasciano parlare. Non temono il silenzio, hanno fatto pace con la solitudine e sanno apprezzare la possibilità che offre di tornare dolcemente a se stessi, di ricaricare le batterie.
Sono giusti, sono leali, ma possono anche essere spietati.
Sono sensibili, creativi e hanno un grande bisogno di essere accolti, accettati, amati per ciò che sono. Un bisogno che spesso, sin da bambini, li getta nell’acqua gelida del dramma di essere rifiutati, abbandonati, non amati. Ecco le acque nelle quali i bambini introversi hanno il terrore di annegare. La finzione diventa quindi un salvagente, la mano che ti afferra e ti riporta a riva solo se “sarai come ti dico io, così come io ti voglio”. Il bambino introverso vive molto presto il dilemma del “posso permettermi di essere me stesso e di essere amato… o no?” E questo dilemma, crescendo, assumerà diverse sfumature difensive: ribellione, sottomissione, timidezza, distacco emotivo…
Cosa vogliono gli introversi?
Semplice, gli introversi vogliono quello che, alla resa del conti, vogliamo tutti: trovare la propria strada per la felicità. Pensare che ci sia una strada valida per tutti è uno dei motivi per cui pochi riescono a sentirsi in pace, felici. Pensare che “sarei felice se solo fossi… estroverso, bello, ricco, intelligente…” è una vera e propria maledizione. È una credenza che non conduce da nessuna parte, ti fa semplicemente girare in tondo.
La predilezione per la tipologia estroversa è una moda, neppure universale. Il tipo estroverso e quello introverso non si escludono a vicenda: tutti siamo un mix di estroversione e introversione dentro di noi, varia solo la percentuale. Non ci si può obbligare a comportamenti che vanno contro la nostra natura, ma si può riscoprire il proprio modo di vivere una modalità meno conosciuta. Per gli introversi potrebbe essere la socievolezza, ad esempio, per gli estroversi l’ascolto sia di se stessi che degli altri. Ma per ogni cosa, per ogni scoperta, c’è un tempo da rispettare e costringersi a un ritmo diverso dal proprio può avere serie ripercussioni.
Così, lasciamo che ogni introverso rispetti i propri tempi per viaggiare nel mondo. E sia lasciato ad ogni estroverso il tempo per imparare a viaggiare nel proprio mondo interiore.
Introversi ed estroversi, sembra essere da sempre una lotta fratricida. In realtà, si può fare molto di più. Si può essere molto di più. Ci si può avvicinare alla verità nascosta in ognuno di noi e permetterle di rivelarsi senza la paura di essere rifiutata, fatta a pezzi, demonizzata.
Introversi ed estroversi, siamo chi siamo, aspiriamo a una vita bella, felice, appagante. Ognuno a modo suo, né meglio né peggio. Chi avrà il coraggio di buttare giù il muro che ci divide sia dentro che fuori?
Genitori fatelo con i vostri bambini.
Insegnanti fatelo con i vostri alunni.
Estroversi fatelo con gli introversi.
Introversi… fatelo con voi stessi.
Buttate giù quel muro di ignoranza e pregiudizio e ognuno saprà trovare la propria strada nella vita. E, a modo suo, sarà felice.
Consigli di lettura
Titolo: Quiet – il potere degli introversi
Autore: Susan Cain
Editore: Bompiani
Pagine: 424
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Titolo: Timido, docile, ardente…
Autore: Luigi Anepeta
Editore: Franco Angeli
Pagine: 160
Che bello questo articolo, grazie. Sono piuttosto introversa anche io, ma solo da poco ho cominciato a leggere su questo argomento. E sto cominciando a capire tante cose della mia vita.
Grazie Marina! Sono felice che tu sia capitata da queste parti. 😉 Vedrai che le tue esplorazioni nella terra dell’introversione ti porterano a scoprire tante piacevoli sorprese. All’inizio può non essere facile, ma col tempo se ne raccolgono i frutti, spesso inattesi e succosissimi.
Un abbraccio
Ieri ho comprato una tela e i colori in acrilico per cominciare una nuova esperienza: la pittura.
Un tutorial sulle basi della pittura cita l’articolo sull’essere !a-anormali” e poi arrivo a questo sugli introversi.
Sono un’estroversa che ama un introverso e cerca di coglierne le sfumature rosa, rosse, blu etc.
Amare significa accettare le diversità dell’altro. L’allenamento è faticoso;difficile prendere le distanze da schemi mentali fatti di pregiudizi ingabbianti e sterili.
Amo con tutto il cuore il mio introverso che parla con i fatti, i silenzi, e con centellinate parole di amore autentico.
Ciao Silvia,
grazie per la visita e per il messaggio! Trovo sempre affascinanti gli imprevedibili percorsi che ci portano a leggere un articolo piuttosto che un altro. Sono assolutamente d’accordo con te: spesso è difficile allontanarsi dagli schemi mentali e dai pregiudizi, soprattutto quando ci sono stati trasmessi in termini di giusto e sbagliato. Ci sono casi in cui siamo chiamati a prendere decisioni coraggiose per rimanere fedeli a noi stessi. L’amore spesso ci aiuta in questo, in particolare quando riconosciamo che è anche uno scambio, un completarsi a vicenda per cui sicuramente il tuo introverso sta arricchendo te con nuove visioni e possibilità, ma tu stessa gli stai mostrando nuovi panorami e prospettive che da solo forse avrebbe faticato a vedere. Entrambi state abbracciando un più ampio modo di vivere voi stessi e la vostra relazione, e questo è di certo un dono che col tempo si rivelerà in tutto il suo valore. Godetevelo perché non tutti sanno coglierne la meraviglia! 😉
Bellissimo e utile articolo per la rivincita delle persone introverse.
Mi sono dimenticato di aggiungere una cosa. Alla mia dottoressa, che è psicologa e psicoterapeuta ho raccontato tutta la mia vita e la mia sofferenza. A lei è dispiaciuto molto di tutto quello che mi è accaduto. Dice che sono fatalista in amore, che non riesco a darmi speranza. Non ci riesco proprio. Dice che ho mille qualità e tutte le carte in regola per piacere. All’atto pratico però sono sempre daccapo. Dove sono queste qualità? Certo, sarò anche meglio di altre persone, lo riconosco, ma non è ancora sufficiente. Destino? Karma? Sfortuna? Il problema più grande è che non so accettare di essere solo e di riuscire a farmene una ragione. Penso che se imparassi ad accettare di essere single e di bastare a me stesso, forse tutto cambierebbe e magari pure le ragazze comincerebbero ad accorgersi di me. Il problema più grande però è che la mia insicurezza non mi aiuta. Sembra che una parte del mio subconscio mi ostacoli, mi blocchi da sempre.
Molto bello l’articolo. Lo leggo solo ora perché non avevo mai avuto la necessità di capire le caratteristiche dell’introversione. Da mesi frequento un ragazzo che , dalle caratteristiche descritte sembra un introverso. Per lui anche le telefonate e i messaggi non sono importanti , i silenzi di giorni sono un modo per ricaricarsi …decisamente diverso da come mi comporterei io. Ho imparato quindi che il suo silenzio non è un modo per dirmi che non mi vuole bene anzi è per rispettarmi e amarmi sempre di più…. Certo non è sempre facile capire tutto questo, è proprio una diversa modalità di assimilare le emozioni.
Grazie per il tuo messaggio Mary. Trovo che sia sempre arricchente conoscere le storie di altre persone e vedere come ciascuno cerchi, a modo suo, di affrontare le sfide che gli si presentano. Parlo di sfide perché penso che ogni relazione umana ne porti con sé qualcuna, ma essere aperti alla diversità altrui è, secondo me, un primo fondamentale passo verso la creazione di un rapporto onesto e profondo. Dici bene quando affermi che “non è sempre facile capire” il comportamento dell’altro quando si discosta dal nostro, al contrario più facile è giudicare e trarre conclusioni (spesso sbagliate).
Se il ragazzo che stai frequentando è proprio un introverso, vedrai che apprezzerà il tuo tentativo di comprenderlo e, col tempo, si aprirà maggiormente pur rimanendo fedele alla sua indole. Il tempo ti mostrerà che, pur nei suoi silenzi e nei momenti di solitudine, l’amore per te sarà sempre presente, pronto ad esserti manifestato con assoluta sincerità e lealtà quando meno te lo aspetti. In bocca al lupo per la vostra storia!
Almeno voi ragazze, anche se amate un introverso, e siete estroverse, l’amore l’avete trovato. Io ho 42 anni, sono un uomo introverso, ma proprio per questo le ragazze non mi vogliono, nonostante dicano che sono un bel ragazzo, alla fine si scelgono l’estroverso e lo stronzo. Io attualmente non vedo l’introversione come un bellissimo dono ma come una maledizione, perché non riesco a farmi accettare dagli altri e di conseguenza nessuna ragazza si è mai interessata a me. Sono una persona tormentata. Le parole di conforto non servono a nulla, se non a buttarmi giù ancora di più di come mi sento ora. Vedo un futuro fatto di completa sofferenza e solitudine, nonostante cerchi di sforzarmi a sorridere di più con le persone, dentro sto malissimo. E’ inutile nasconderlo.
Ciao Alessandro, hai ragione quando dici che le parole di conforto non servono a niente , infatti ti scrivo non per confortarti ma per dirti che non credo che tu sia così negativo come ti descrivi , sembra una frase scontata ma è proprio così, se non vuoi bene prima a te stesso nessuno riuscirà ad apprezzarti e volerti bene nonostante i tuoi lati negativi . Se vuoi veramente essere amato lavora prima su te stesso e molto presto vedrai i risultati. Abbiamo solo una vita e mi sembra triste sprecare il tempo con tanto pessimismo, non credi ? Ci sono tante cose da fare e persone da aiutare. Le persone che ti sono vicine potrebbero avere bisogno di te un giorno , non perderti così , mi sembra un peccato !
Ciao Mary, hai ragione, non sono negativo così come mi descrivo. Tutti dicono di me che sono una persona splendida, che ama scherzare, che sono speciale e una persona perbene, però di carattere sono introverso, non amo molto né apparire né stare al centro dell’attenzione. Il discorso di lavorare su me stesso è un discorso che mi aveva già fatto un altro ragazzo su un altro forum, il problema è che non saprei proprio da dove iniziare, dovrei cambiare me stesso, come hanno detto molte ragazze, altrimenti rimarrò solo per sempre. Accettarsi per come sono? Per forza mi accetto, sono così. Sono le persone che non accettano il diverso, ti mettono da parte se vedono che non sei uno sicuro di sé. Di persone da aiutare ne ho aiutate tante, credimi. Il problema è che l’ho sempre preso in quel posto, perché una volta che le persone realizzavano il loro obiettivo io non servivo più a niente e venivo messo da parte. Anni fa avevo provato pure a fare il volontariato per persone portatrici di handicap, avevo persino lasciato la mia città per provare, ma, a parte questa bella esperienza, non mi ha fatto conoscere né nuove amicizie, né trovato la ragazza. Penso che in amore sia questione di fortuna o di destino, come lo vuoi chiamare. Ritengo che molte ragazze estroverse che si sono innamorate di un introverso, lo hanno fatto perché frequentavano sicuramente un contesto in cui si socializzava molto. Che ne so, tipo l’università, il volontariato, un ambiente di lavoro, ma spesso la fortuna di essere in un gruppo di molti ragazzi e ragazze. Vedendosi ogni giorno è ovvio che ci si conosce e poi può scattare l’innamoramento per qualcuno. Considera che a 42 anni non ho più nessuna amicizia a parte qualche collega di lavoro col quale ci si trova 1-2 volte l’anno e sinceramente non so più da dove iniziare per fare nuove conoscenze. Io lavoro in ferrovia, faccio il manovratore, e non ti dico quante belle ragazze ho conosciuto. Però, a parte qualche bella chiacchierata, non sono mai riuscito a fissare un appuntamento con nessuna, neanche per bere un caffè insieme. Aggiungo anche che molte persone sono molto prevenute su chi è introverso, ho ricevuto su alcuni forum anche molte offese e umiliazioni, qualcuno mi ha dato del matto, e di farmi addirittura curare da uno psicologo perché a loro modo di vedere non sono normale e trasmetto ansia. Inutile che ti dica come si è conclusa sempre: non ci sono più andato per non starci male. Hai ragione, mi sento perso, non ho il coraggio né la voglia di tentare nuove strade. Sono pure scrittore per bambini, ma la mia sensibilità non aiuta, poiché le ragazze amano il tipo strafottente e sicuro di sé. L’ho sperimentato sulla mia persona. Non trovo soluzioni attualmente. Ti ringrazio per le belle parole 🙂
Ciao Alessandro,
innanzitutto grazie di aver condiviso la tua esperienza con l’introversione che mostra molto bene uno dei suoi aspetti più difficili da gestire: la difficoltà nell’incontro con l’altro (in amicizia come in amore).
Condivido quanto scritto da Mary e di certo le parole di conforto sono del tutto inutili, soprattutto quando si scontrano con l’esperienza di cui si è testimoni quotidianamente. Possono forse servire a vent’anni, fare ancora breccia a trenta, ma a quarant’anni uno inizia a fare un bilancio del suo vissuto e, come nel tuo caso, può perdere fiducia.
Hai ragione sul fatto che molte persone non capiscono e accettano chi è introverso, ma l’esperienza mi ha mostrato che spesso accade per paura e non per un vero rifiuto. L’introverso risulta una persona enigmatica, spesso difficile da afferrare, si mantiene a una certa distanza e sono poche le persone che incuriosite provano ad avvicinarsi con delicatezza. Nell’incontro con l’altro l’introverso non fa il primo passo (o raramente lo fa), ma aspetta che sia l’altro ad avvicinarsi e purtroppo questa è una modalità che può essere interpretata come indifferenza dall’altro. Non perché non interessi a entrambi approfondire l’incontro, ma perché entrambi vorrebbero che fosse l’altro a fare di più: ad aprirsi, ad avvicinarsi, a fare il primo passo. L’uno non lo fa perché l’altro non lo fa e… addio.
Ci sono tante donne e tanti uomini come quelli che descrivi tu: persone che ti giudicano, non ti accettano, che ti dicono che dovresti cambiare, che sei tu che hai qualcosa che non va, che non sei normale, persone che poi, se le conosci meglio, scopri che non sono felici neppure loro, ma lo nascondono bene. Sono persone che indossano una bella maschera, persone che crollano di fronte alla prima grande difficoltà nella vita, persone che non saprebbero gestire un dolore come quello con cui convivi tu e allora cosa fanno? Se ne allontanano buttando tutta la responsabilità sul tuo carattere, sul tuo modo d’essere. Queste sono le persone che più spesso parlano e dicono la loro, ma non sono di certo le migliori o le più affidabili nel giudizio.
A te, Alessandro, non servono un milione di occasioni per incontrare l’amore, te ne basta una, ma per cogliere quell’una dovrai essere pronto. Innanzitutto avrai bisogno di osservarti con obiettività e imparare a vedere qualità là dove oggi vedi solo difetti. Ad esempio, il tuo desiderio di non metterti al centro dell’attenzione ti permette, all’inizio, di osservare le persone che incontri e percepire cosa ti trasmettono. E’ facile farsi abbagliare dalle più appariscenti e sicure di sé, ma ce ne sono anche altre di persone e spesso non le notiamo perché passano inosservate.
Non sono solo le ragazze a notare in prima battuta e a preferire i ragazzi che si mettono in mostra, succede anche ai ragazzi che molto spesso notano solo un certo tipo di ragazza. Quanti fanno davvero lo “sforzo” di avvicinare una ragazza che sembra tranquilla, che parla poco, che non si trucca o veste come se dovesse andare a una sfilata di moda?
Questo solo per dire che estroversi e introversi hanno diverse frecce ai loro archi, ognuno ha le sue, né migliori né peggiori, ma per quante frecce si possono avere bisogna avere il coraggio di scoccarle, altrimenti sono inutili.
Tu, in quanto introverso, hai le tue ma le devi usare. Forse finora ti sei sentito attirato solo da un certo tipo di donna, ma più per quello che rappresentava che non per chi era veramente. Del resto, per conoscere davvero qualcuno bisogna passarci del tempo insieme. E francamente credo che il colpo di fulmine sia un concetto altamente sopravvalutato, meglio cominciare in amicizia, meglio lanciare un “Ti va di prendere un caffè” solo per la curiosità di conoscere un po’ meglio quella persona, senza aspettative. E se la risposta sarà un sì bene, se sarà un no, bene lo stesso perché così va la vita e noi andiamo avanti con lei.
In definitiva, io non credo tu abbia bisogno di cambiarti, ma di valorizzare finalmente chi sei e cosa ti piace: è da qui che arrivano autostima e sicurezza di sé.
Perlomeno, questo è il mio pensiero. 😉
Ciao, Pensiero distillato,
ti ringrazio per le belle parole. Mi rendo conto che essere introversi (e pure evitanti) visto che sono anche questo purtroppo rende una persona enigmatica e nessuna è attratta da uno che risulta misterioso. A proposito, ho letto da qualche parte che alle ragazze i tipi misteriosi piacciono, peccato che con me risulta l’effetto opposto. Avere frecce al mio arco, sicuramente ne ho, però finora nessuna è andata a segno, si vede che ho una mira sbilenca. Guarda, ti voglio riportare un discorso che mi ha detto un collega giusto lunedì. Eravamo a pranzo, seduti a tavola, e lui, sapendo che io ero ancora single se ne esce con questa frase: “Allora, ti sei trovato finalmente una ragazza?” Gli ho detto una grossa bugia a fin di bene, dicendogli di sì, che finalmente frequento una ragazza pure io. Lui si è stupito e mi ha detto: “Finalmente, a 42 anni era ora che te la trovassi anche tu, anche perché a questa età ormai è difficile trovare”. Alla fine non ha aggiunto altro, però mi ha dato da pensare e sono arrivato alla conclusione che per la gente, per la società in generale, se uno non è sposato o perlomeno fidanzato, ha qualcosa che non va, non è normale, qualche problema ce l’ha di sicuro. A nessuno (e tantomeno alle ragazze) viene da pensare che magari ancora non ha trovato la persona giusta, che magari non è destinato a trovare nessuna. Nooooo, se si è ancora soli non si vale nulla e di conseguenza si viene emarginati, messi da parte. Meglio uno corteggiatissimo anche se poi è inaffidabile, piuttosto che uno come me che non se lo fila nessuna.
E’ vero, ho fatto un bilancio della mia vita e sono completamente sfiduciato, triste, perché vedo tutti i miei colleghi sposati o comunque conviventi mentre io rimango lì a guardare. Qualcuno addirittura va in giro a dire alle mie spalle (perché è un vigliacco) che sono un fallito e che non so nemmeno come sia fatta una ragazza. Vorrei tanto denunciarlo per diffamazione, non ti dico quanto godrei davanti a un giudice costretto a tenere la testa china, ma mi rendo conto che mi abbasserei con una persona idiota e piena di problemi. Ti ringrazio per le belle parole, sarà un miracolo se riuscirò a venirne fuori. E’ ovvio che chi è felicemente fidanzato, come molte ragazze qui nel forum, non mi capirà mai, anzi sicuramente gli darò fastidio, per questo atteggiamento secondo loro vittimista. Ma questa tristezza bisogna viverla sulla propria pelle per capire. E tutti, ma dico tutti, finora, si sono permessi di giudicarmi negativamente con parole molto dure. E’ un problema mio, d’accordo, ma vorrei essere almeno rispettato, non insultato. Grazie lo stesso per il tuo commento, l’ho apprezzato, è molto costruttivo, anche se il dolore me lo porto dentro.
Ciao Alessandro,
non ti nascondo che prima di arrivare ad accettare l’introversione come una delle tante sfaccettature della mia personalità sono passata attraverso l’inferno del giudizio mio e altrui. Penso sia una storia comune e anch’io, come te, ragionavo per assoluti e utilizzavo spesso parole come “tutti”, “nessuno”, “gli uomini”, “le donne”, “sempre”, “mai”, “gli altri”. Ero una persona negativa e sfiduciata, del resto come non esserlo quando “dovresti essere o fare sempre qualcosa di diverso rispetto a quello che sei o fai”?
È naturale che tu possa sentirti triste e amareggiato se le persone che ti circondano non sanno fare altro che giudicarti per luoghi comuni, e semplicemente poi perché finora la tua vita ha preso un corso diverso da quello comune. Probabilmente saresti triste comunque perché ti manca quello che percepisci come un pezzo importante nella tua vita, l’amore, ma perlomeno se fossi circondato da un altro tipo di persone potresti goderti la tua vita da single con più leggerezza e serenità.
Forse servirà a poco, ma voglio essere quella voce fuori dal coro che ti dice l’esatto contrario di quello che ti sei sentito dire finora. Non lenirà il tuo dolore, di certo non lo farà sparire, molto probabilmente non vi darai peso proprio per questo motivo, ma penso sia importante spezzare il monologo svilente di chi fino a oggi ti ha detto che c’è un solo modo di fare le cose, una sola strada da seguire e un solo modello di vita a cui aspirare.
Tutte quelle persone che fuori e su Internet etichettano e giudicano cercano una sola cosa: potere. E lo trovano svilendo il prossimo, devono abbassarlo al loro livello perché lo vedono più alto di loro ed è qualcosa di insopportabile. Le malelingue vivono di pettegolezzo e critiche perché si sentono a tal punto piccole da fare tutto quello che possono per far crollare chi le circonda. Devono denigrarlo per sentirsi almeno un gradino sopra di lui. Se riconosci il loro gioco, però, puoi evitare di parteciparvi perché inizi a dar peso solo al giudizio di chi per te è una persona di valore, tutti gli altri ti scivolano addosso.
Se fanno male? O sì certo, continueranno a farti male ma per meno tempo e con meno intensità e ti lasceranno libero di riconoscere che la tua vita forse non è perfetta, che ci sono aspetti che vorresti cambiare, ma ce ne sono anche altri che la rendono valida e bella. Parti da quelli, lasciati di nuovo conquistare da quello che ti piace fare, da quello che ti appassiona e persino l’introversione potrebbe trasformarsi nel jolly che ti farà vincere la partita dell’amore. Folle? Insensato? Chissà, però di certo la tristezza o la sfiducia non sono calamite naturali per far avvicinare gli altri. Ci sono e non ti dico di far finta che non ci siano, ma solo di provare a far spazio ad altro. Non è l’introversione a separarci dagli altri, ma la paura. Quando smetti di avere paura di chi sei puoi sperimentare altri tuoi lati caratteriali, e quando cambia l’energia che trasmetti cambiano anche le persone che ti circondano.
Ok, ho detto la mia e anche questa risulterà alle orecchie di qualcuno banale, scontata e inutile, me ne sono sentita dire tante, ma pazienza. Mi sembrava giusto così. E scusa se mi sono ripetuta, alle volte mi capita.
Ciao,
sono un’introversa anch’io…
Nell’adolescenza eran vero problema,non amavo le compagnie rumorose e numerose,non mi divertivo a fare quello che tutto il resto dei miei coetanei sembravano amare,ma non c’era altra scelta se non volevi isolarti.Allora i miei amici/amiche (ed anche i fidanzati o i ragazzi che mi piacevano) erano degli estroversi,in un certo qual modo li “usavo” per gestire la mia vita sociale.Nell’età adulta (ho 47) anni,le cose sono molto cambiate,apprezzo molto di più quelli che sono come me.Sappiamo bene infatti che “noi” introversi sappiamo essere più profondi,capiamo molte più cose degli altri, “ci tuffiamo nell’abisso” e ne veniamo fuori indenni,con in mano un’ostrica che racchiude una perla.
Il mio vero problema è comunicare,uscire da sé stessi. Posso avere delle conversazioni lunghe,trattare di argomenti complessi,profondi,intimi,ma tra me e l’altro/a è come se ci fosse un vetro,tipo taxi americani…!!
A voi capita lo stesso?Poi,ogni tanto,incontro delle persone con cui questo vetro si abbassa,ed allora esco da me stessa senza difficoltà e comunico veramente……
Ciao Germana,
ti ringrazio molto per la tua condivisione. Penso sia utile conoscere i molteplici modi in cui ciascuno di noi vive l’esperienza dell’introversione. Personalmente credo che il modo più o meno piacevole con cui viviamo il nostro carattere e le sue affascinanti peculiarità alla fine sia strettamente legato al concetto di autostima: o ci diamo credito per come siamo o non lo facciamo.
Anche per me l’adolescenza è stato un vero e proprio campo minato per quanto riguarda le relazioni sociali: in quel periodo della vita non sai chi sei, ti stai scoprendo a te stessa e il messaggio che ti viene costantemente trasmesso è che c’è un UNICO modo desiderabile di essere, tutti gli altri non vanno bene per cui o ti adegui o sei sbagliato. È un condizionamento che difficilmente smette di accompagnarci, pur con sfumature diverse.
Di fronte a una tale condanna sulle tue preferenze o soccombi o ti difendi e una forma di difesa è proprio quel sottile muro invisibile che si materializza quando comunichiamo con qualcun altro. Perché, diciamocelo, il giudizio sul fatto di essere “sbagliati” ce lo portiamo marchiato dentro e brucia ancora, per quante persone intelligenti e aperte possiamo aver incontrato nella nostra vita. Quel muro aiuta a mantenere un certo distacco e quindi a “preservarci” nel caso di eventuali attacchi che temiamo possano arrivarci dall’altro. Certo, se quella modalità difensiva ci fosse sempre e ci impedisse di entrare in contatto con chiunque allora sarebbe il caso di valutarlo in altro modo, ma come racconti tu Germana, non si tratta di una barriera onnipresente perché ci sono persone con cui il vetro scompare e la comunicazione fluisce sincera e priva di difficoltà. Forse capita più velocemente con chi percepiamo autentico e non temendo un attacco improvviso, rimaniamo aperti e pronti ad immergerci nella comunicazione. Con tutti gli altri, invece, ci comportiamo saggiamente come gli animali: prima di dargli incondizionata fiducia le osserviamo, le “annusiamo” e valutiamo quanto la loro vicinanza non costituisca un pericolo per la nostra incolumità (in senso ampio). Con chi ci sentiamo naturalmente affini quel muro/vetro non ha ragione d’esistere e infatti magicamente scompare.
Secondo me se all’inizio non ci fosse stato passato il messaggio di non avere il diritto di essere come siamo, di preferire altri interessi, altre modalità di comunicazione, non avremmo bisogno del muro perché naturalmente manterremmo un certo distacco ed eventuali attacchi non costituirebbero una minaccia seria alle nostre fondamenta: saremmo infatti saldi nella nostra essenza e potremmo vivere qualunque incontro con maggiore serenità. Per questo adesso io accetto il muro quando c’è e lo uso per valutare meglio chi ho di fronte e, al contempo, per rafforzare in me stessa la legittimità di chi sono con tutte le luci e le ombre che mi contraddistinguono.
Ciao Pensiero Distillato,
ti ringrazio per le bellissime parole di incoraggiamento, per essere una voce fuori dal coro, che cerchi di farmi capire che devo accettarmi così come sono. Purtroppo hai ragione, non sarà questo lungo discorso che riuscirà a farmi trovare la fiducia dentro di me, a farmi dimenticare il mio dolore che provo, a sbloccarmi, e di conseguenza a farmi trovare l’amore. E’ vero, se avessi una ragazza accanto acquisterei più fiducia verso me stesso e verso il mondo, verso la vita, e se avessi anche una compagnia con la quale trovarmi, molto probabilmente, proprio come tu giustamente dici, vivrei la mia singletudine con più spensieratezza e senza farmi problemi. Purtroppo non ho nessuno, nemmeno più un amico con il quale uscire a bere un caffè insieme. Certo, ogni tanto ci vado da solo in un bar, ma non è la stessa cosa. Sono solo in mezzo a una folla. Anche quando esco e provo a stare in mezzo alla gente, mi sento perso, come un pesce (ironia della sorte sono proprio del segno dei pesci!) fuori d’acqua. Vedo intorno a me solo gente accoppiata, felice? (questo non lo si può dire visto che non li conosco e non ci vivo insieme) mentre io mi ritrovo sempre a guardare, e dentro di me c’è una vocina che insistentemente mi ripete sempre: “Tu Alessandro niente, sei sempre solo, nessuna che ti consideri, non c’è verso di riuscire a cambiare il tuo stato vero?” Sinceramente non so più nemmeno io quali attività fare per fare nuove amicizie, anche perché non è facile e in più a 42 anni buona parte delle ragazze sono già felicemente impegnate. So già che ci saranno ragazze che mi criticheranno di brutto, ne ho già trovate in molti forum e anche nella vita reale, ma a che serve dirmi che devo cambiare, che devo fare così e cosà altrimenti non cambierò le cose e rimarrò solo fino alla morte? Queste parole non mi incoraggiano, anzi, hanno l’effetto opposto perché mi butto ancora più giù. Mi sento impotente, non riesco a trovare il cambiamento dentro di me che mi consenta di farmi accettare dalle ragazze e dagli altri. Ha ragione Germana, sembra di essere dentro un vetro o una campana di vetro, e non si riesce a comunicare con gli altri perché hanno già la loro vita. Ricorderò sempre le parole di mia nonna, che sapeva che io ero un introverso: “Alessandro, tu farai fatica a trovarti una donna”. Aveva ragione, infatti a 42 anni sono ancora lì nella mia situazione. Purtroppo viviamo in una epoca maledetta, in cui conta moltissimo l’apparire e il lato esteriore. Se non sai corteggiare, se non sai un minimo metterti in mostra, se non hai delle qualità che attira le ragazze, col cavolo che qualcuna si interesserà a te. Non lo so, attualmente non riesco a vedere una via d’uscita. Sono bloccato. E’ facile dire io amo questo, io amo quella e la mia vita ha un senso, sono felice. A chi vuoi che interessi una persona che è stata per buona parte della propria vita sola? Più facile giudicare, proprio come dici tu, perché nessuna/o ha avuto un percorso di vita così travagliato come il mio. Più facile a dire, come mi hanno detto in molti che sono solo per colpa mia, perché lo voglio io. Come se io non avessi mai fatto nulla per uscirne. Vabbè, io mi sono sfogato, non ho nessuno col quale esporre il mio problema, tanto il mondo va avanti anche senza di me, a chi vuoi che interessi? A nessuno.
Grazie comunque per avermi compreso, anche se bisognerebbe frequentarmi per conoscermi meglio 😉
Ciao Alessandro,dalla tua ultima mail mi sembra di capire che sei non solo introverso ma che niente ti può consolare ….. penso che come in tutti ci sono giornate in cui ci sentiamo più tristi di altre e secondo me hai scelto di scrivere la mail in una giornata no . Continuo a credere che non sei così negativo come vuoi far vedere e perdonami se ti dico a” tutti i costi ” ……che a una certa età si faccia fatica a trovare l’amore forse c’è un po’ di vero in questo ma dai …non è così impossibile . Non ti conosco e ti chiedo di perdonarmi se mi permetto di dirti una cosa , a volte quando non riusciamo a cambiare la nostra vita e/o il nostro carattere è perché siamo avvolti in mille paure che ci bloccano . Concludo riportando una frase che ho letto qualche giorno fa (sicuramente l’ha detta qualcuno ma non mi ricordo più chi ) “se vuoi vedere impara ad agire “.
Ciao Mary, sicuramente ho molte giornate in cui mi sento molto triste proprio come ieri e ho preferito scrivere ciò che realmente penso. Sì, ho molte paure che mi bloccano, se non le avessi forse adesso sarei come tutti gli altri, già sistemato, o forse anche no, questo è anche il destino che decide. Riguardo la tua ultima frase: “Se vuoi vedere impara ad agire” non sono completamente d’accordo, perché mi sembra di sentire una nota di rimprovero in queste parole, quasi come se io non mi fossi mai dato da fare. Invece nella mia vita mi sono dato daffare eccome, forse molto più di altre persone che in questo momento sono a casa con moglie e figli ma i risultati non sono arrivati. Non mi vergogno di dirti che in passato mi ero affidato pure ad una agenzia matrimoniale, anche ad un club e persino volontariato fuori dalla mia città proprio per fare nuove amicizie e uscire dal guscio ma non ho ottenuto niente. E’ solo colpa mia anche adesso? Se è così che la pensi allora è meglio che io non venga più qui, così non vengo criticato per colpe non mie. La gente purtroppo fa prestissimo ad etichettarti: ti chiede subito che età hai, se hai la ragazza e se sei sposato. Se le ultime due risposte sono negative si fanno un bel quadro negativo su di te e ti ritengono uno sfigato e ti emarginano. Sono arrivato al punto di inventarmi delle balle, dicendo magari che ho una fantomatica ragazza tanto per farli stare zitti, oppure, meglio ancora, che non la cerco nemmeno perché sto bene così. Entrambe sono risposte che non convincono, ma non saprei nemmeno io cosa rispondere, è imbarazzante.
Ciao Alessandro,
non penso che Mary con il suo intervento volesse criticarti o darti la colpa della tua situazione, al contrario il suo intento era cercare di scuoterti dai brutti pensieri che ti circondano, per permetterti di liberarti da quella nuvola opprimente che soffoca ogni altro aspetto della tua vita.
Sono d’accordo con te sul fatto che bisogna guardare i fatti per come sono e che ben poco in questo momento ti aiuta a ritrovare la fiducia in un futuro diverso. Al contempo, proprio come ti ha scritto Mary, tu non sei solo quell’Alessandro triste e amareggiato che l’altro giorno ha scritto qui, c’è sicuramente un altro Alessandro e lei ha provato a contattarlo: quello era un messaggio per l’Alessandro che ancora sogna, che crede ci sia qualcosa di buono per lui in questa vita, che si diverte e può essere felice, con o senza l’amore in questo momento. Oggi non c’è quell’Alessandro? Va bene, è giusto così, ma forse domani un po’ di spazio lo troverà e allora tutto è ancora possibile.
Scrivi che alla tua età tutte le donne sembrano ormai felicemente fidanzate o sposate, beh io ti dico che invece ce ne sono anche tante “felicemente” separate o divorziate o, proprio come te, ancora single. Perché non le hai ancora trovate? Su questo purtroppo non ho le risposte, ma personalmente ho imparato ad affidarmi alla vita e prima o poi sarà lei a risponderti.
Non voglio sembrare una superficiale ottimista perché non sottovaluto la tua esperienza e mi rendo conto che, purtroppo, quel vecchio messaggio di tua nonna è stato più e più volte annaffiato dalle circostanze della tua vita crescendo forte e radicandosi saldamente in te. È un messaggio che, prima o poi, tutti noi introversi ci siamo sentiti dire, ma non è realista pensare che l’amore sia una passeggiata per chi introverso non è. L’amore è per sua natura misterioso, inafferrabile, imprevedibile. Ci sono persone che sembrano destinate a stare insieme e si incontrano magari a scuola e passano tutta la vita insieme. Altre semplicemente no. Alcune condividono interessi e aspirazioni, altre no. Ci sono tanti matrimoni felici e tanti no. Personalmente ho una mia visione, ma non pretendo certo di assumerla a verità. Però è una visione che mi aiuta a vivere meglio, che quando arriva la tristezza mi permette di accoglierla e di lasciarla andare per accogliere, in seguito, di nuovo la serenità. Questo per dire che hai la tua storia con cui fai quotidianamente i conti, ma l’atteggiamento con cui la vivi sei ancora padrone di deciderlo tu e pensare che l’amore abbia una data di scadenza non è realista, è una credenza.
Riconosco che hai fatto tanto in questi anni, che non ti sei di certo risparmiato e questo non può che acuire il tuo senso di perdita, di disfatta perché non ti capaciti che non te ne sia andata bene una. E se la vita avesse, invece, per te altri progetti? Proprio l’altro giorno mi è capitato di leggere un articolo di Riza Psicosomatica in cui si diceva: “Chi non ci vuole non fa per noi, altrimenti la relazione sboccerebbe. L’amore non nasce a comando: se non arriva vuol dire che non deve arrivare, così come un seme non nasce nella stagione sbagliata o in un terreno inadatto.”
La vita vuole che, prima di tutto, siamo noi a sbocciare a noi stessi. Che prima di tutto l’amore nasca in noi e si riversi su di noi. Suona assurdo o strano o stupido? Dipende dalla nostra visione, ma qualcosa mi dice che le cose stanno esattamente così e che non ci sono vite fortunate o sfortunate, ma solo diversi cammini per arrivare allo stesso traguardo: una vita che chiede di essere vissuta bene e, soprattutto, a modo nostro.
E poi… non lo sappiamo mai cosa ci aspetta girato l’angolo!
Ciao Pensiero Distillato,
ti ringrazio ancora una volta per le bellissime parole di conforto. Io sono una persona che purtroppo nella vita si è sempre molto demoralizzata davanti alle critiche delle persone e mi sono più volte chiuso in me stesso. Sono sempre stato introverso, e non ho vergogna ad ammettere di soffrire di disturbo evitante. Non è una diagnosi fatta da medici, me la sono fatta io cercando su vari siti in internet e i disturbi sono identici. Comunque spesso e volentieri chi è introverso soffre di questa cosa, che alla fine è sempre un disturbo derivante dall’ansia e dalla paura di venire giudicato dalle persone. Purtroppo ho trovato sempre persone pronte a giudicarmi in maniera negativa e il disturbo anziché attenuarsi è esploso in tutta la sua grandezza. Non amo andare infatti nei bar da solo, dove tutti i ragazzi e le ragazze vanno per bere e per ballare con musica ad alto volume, odio le discoteche, non riesco a buttarmi in posti nuovi dove magari si potrebbe socializzare e conoscere nuove ragazze.
Avete ragione tu e Mary, cercate di farmi scrollare di dosso i pensieri negativi che mi circondano, ma in questo momento, anzi, per tanti e tanti anni, non ci sono ancora riuscito. Quell’Alessandro che voi cercate ancora non riesce ad emergere, provo una grande rabbia, astio verso la vita, mi innervosisco con un niente al solo pensiero di rimanere da solo, provo piacere nell’ascoltare musica dark che parla di solitudine e vedere coppie innamorate mi dà fastidio proprio perché vorrei provarlo io questo sentimento invece le ragazze manco si accorgono di me, nonostante cerchi di sorridere e di pensare positivo. Non funziona!! Tempo fa andavo su un sito dove si parlava della legge di attrazione, della positività, e di come attrarre pensando in positivo l’anima gemella. Quando ho esposto il mio problema, sono stato immediatamente attaccato da molta gente, offese, umiliazioni, e, come già ti ho detto, il consiglio spassionato di rivolgermi ad uno psicologo perché sennò sarei rimasto solo per tutta la vita. Ho fatto male ad espormi, dovevo tenermi dentro di me il mio problema, nessuno mi ha mai capito a parte te e chi è introverso. Grazie 🙂
La vita mi chiede di fare sbocciare l’amore dentro di me?? Ancora non ci riesco, non so nemmeno da dove cominciare, e non sarà facile riuscirci. Tutto quello che ho, o meglio, le mie passioni, sono solo leggere e scrivere. Da lì forse potrei farmi accettare da chi ama leggere e di conseguenza farmi accettare in qualche circolo letterario e magari fare pure qualche amicizia, però so già che se parto così non andrò molto lontano. Molte persone mi hanno consigliato di iscrivermi ad un corso di ballo ma a che serve visto che a me ballare non mi è mai piaciuto? Una passione la devi sentire dentro di te, ti deve piacere, non andare perché ci vanno le ragazze solo per fare amicizia e attaccare bottone.
So bene che la mia situazione è problematica, che sbloccarmi da solo è un miracolo, ma sinceramente non so proprio da dove cominciare. Anche al lavoro i colleghi e il capo si sono accorti del mio cambiamento. Prima ero più disponibile, sostituivo anche chi andava in ferie o si ammalava, ora che mi sono accorto di essere solo preso in giro e sfruttato ho iniziato a “picchiare” i pugni sul tavolo, sono diventato un po’ scontroso e fastidioso su un sistema schifoso che premia solo chi è estroverso, ha più parlantina di me e si fa largo a gomiti. Ecco che sta emergendo il vero Alessandro, quello che ama chi lo ama, ma anche che odia con tutto se stesso chi lo prende in giro e lo considera un bambino e una persona che non vale nulla.
Probabilmente hai ragione quando dici che se non è destino trovare l’amore bisogna mettersi il cuore in pace e che forse la vita ha in serbo per me altri progetti. La domanda che mi assilla è: quali progetti? E se non andrò da nessuna parte? Pensare di stare per sempre solo mi angoscia, mi mette molta paura, non riuscirò mai ad esprimere me stesso da solo. Ha ragione Mary, le paure ti bloccano, ma vorrei che si mettesse nei miei panni, per scoprire quanto è dura per me riuscire a fare dei piccoli passi e uscire dalle mie paure. Sai cosa ha detto un collega l’altro giorno? Che le ragazze quando vedono un uomo sui 40 anni ancora single, nessuna lo vorrà mai perché è EVIDENTE che ha dei problemi e se nessuna lo ha voluto c’è qualcosa che non va. Che belle parole, per fortuna ho ascoltato i tuoi consigli: non ascoltare chi non ti merita. In questo modo questa frase mi è scivolata addosso.
Grazie ancora Pensiero Distillato, ne ho di strada da percorrere prima di ritrovare la mia felicità personale. Forse non la troverò mai, forse morirò male, da solo, isolato, ma almeno questo è un piccolo passo.
Hai parlato della mia vita! Io ho 27 anni e sono sempre stato emarginato, bullizzato e preso in giro, il 90% delle persone sono malvagie e io solo adesso mi sto accettando sto diventando un menefreghista e fidati diventalo anche tu perché sennò si impazzisce telo dico perché anche tu hai la speranza che cambii qualcosa, ma non è così, ho due forse amici e ti dico che nemmeno le altre persone sono felici, mi dispiace e a leggere mi sonno venuti i brividi perché è come se qualcuno ha scritto di me. Accetta la realtà purtroppo noi saremo sempre e solo la ruota di scorta brutto ma vero. Noi siamo disponibili aiutiamo veramente non per ricevere per questo veniamo scambiati per pagliacci, la gente tratta meglio le persone che le fottono, avevo un gruppo di “amici” loro mi chiamavano solo per aiuto, passaggi, traslochi, sfruttamenti ecc.. Per i divertimenti e feste non mi chiamavano, parliamo di ragazze oggi giorno non esiste più la lealtà il 99% sono cornuti o cornute le relazioni sono belle rose e fiori solo per i primi tre o quattro mesi e dopo iniziano, non ho mai avuto una ragazza perché facevo schifo, ma sai che noi introversi osserviamo molto bene e io ho visto che nessuno è veramente felice c’è chi lo è di più e chi di meno. Anche io ho iniziato a picchiare i pugni sul tavolo e lo faccio con orgoglio perché nessuno a me ha mostrato pietà e ho iniziato a ripagare anche io con la stessa moneta sono più solo vero ma con il sorriso sulla faccia. I miei cosiddetti amici mi parlavano alle spalle mentre non li ho mai imbrogliati ne abbattuti anzi li ho sempre lodati, eppure mi chiamano bociazzo, matto, pagliaccio, ritardato, sai non mi frega più niente e ti dico che se li dovessi incontrare morenti per strada filerei dritto senza aiutare . Ho provato nella religione, altre etnie e di tipi come noi tutti si approfittano, siamo nati così fregatene. Ho sempre elemosinato amicizia e amore che non ho mai avuto, dai priorità a quello che senti e smettila di paragonarti agli altri perché noi ci demoralizziamo subito, so cosa provi, io dentro ho molta tristezza e alle volte piango e dopo pianto dentro di me c’è una voce che mi dice da arrabbiata di smettere e quando non c’è penso a chi sta peggio di me e mi calmo perché c’è veramente chi sta peggio. Sono tre anni che non parlo con una ragazza perché una mi ha illuso e mi sono innamorato mentre lei voleva solo uno su cui piangere, sembrava innamorata ma non lo era o sono stato io a credere perché avevo bisogno di essere amato, ho provato una felicità che non sapevo che esistesse fino al momento che mi sono dichiarato lei mi disse no perché sono troppo umile mi ha detto, così si porto’ via quella poca autostima che avevo la grande felicità e anche quella felicità che avevo prima di conoscerla, e dopo quella quinta volta che una ragazza mi rifiuta ho deciso di non voler più provare quella felicità adesso sono io che evito amicizie e ragazze che tanto è tutto apparente, quelle persone che sembrano amiche si fottono a vicenda, quelle coppie felici lo sono solo nelle foto sui social e davanti agli altri, quindi non ti perdi niente, siamo nati nel mondo sbagliato e noi abbiamo idee diverse quindi guardati come pregio e non come difetto, cresciamo solo accettando e adattandoci, a me basta musica nelle cuffie, videogioco e fanculo il mondo non voglio e non cerco più niente e sono disposto a morire così.
Essere introversi non vuol dire automaticamente essere “sfigati”,soli,perdenti etc.
In oriente adesempio,dove essere “caciaroni” non è per nulla apprezzato,sono apprezzate al contrario le persone più distanti e discrete
guardate questo video,il titoloè “Il potere degli introversi”,ci sono isottotitoli in italiano,migliorerà la prospettiva!!
https://www.ted.com/talks/susan_cain_the_power_of_introverts
Grazie per il tuo contributo Germana! Ho letto il libro di Susan Cain, ma non conoscevo questo video. Molto interessante 🙂
Ciao a tutti/e, sono di nuovo io. In questi 4 giorni (oggi è l’ultimo) per ragioni di lavoro mi hanno assegnato a fare dei sondaggi a bordo treno con i viaggiatori per migliorare la qualità del servizio. C’è da dire che mi piace, in quanto, essendo sempre stato timido e non amando stare al centro dell’attenzione, mi permette di combattere contro la mia natura e perciò sono un po’ più disinvolto, mi piace dialogare con la gente. Avendo anche avuto un passato da postino mi ha agevolato, perciò sono preparato a dialogare con le persone. E’ un paradosso, se ci penso bene, perché questo lavoro andrebbe benissimo a un estroverso che ha la parlantina facile, invece molti estroversi che sono addirittura sposati o conviventi con figli hanno preferito lasciare perdere perché non amano avere a che fare con la gente. Ma allora come cavolo hanno fatto dico io a trovarsi una compagna o moglie se non amano stare con le persone?? Viceversa io che cerco di essere disponibile e sorridente non ho trovato nulla. Hai ragione Pensiero Distillato, è la vita che mi darà delle risposte sul perché, però, e qui ripiombo nella mia angoscia interiore e nel mio tormento che da sempre mi porto dentro, mi sembra che la vita mi abbia abbandonato e che il futuro mi riserverà solo tanta solitudine e angoscia. Non vi dico quante belle ragazze viaggiano, con qualcuna sono addirittura riuscito a parlare del più e del meno. L’attaccare bottone non mi è mai stato particolarmente difficile, il problema è che non sono mai riuscito ad andare oltre, nemmeno a fissare un appuntamento e andare magari a prendere un caffè insieme. A questo punto mi domando quando mai mi capiterà. Mia madre dice che ho un coraggio come un pesciolino e una rana, e che non andrò mai da nessuna parte e rimarrò sempre al palo a guardare. Un’amica di mio padre tempo fa, che voleva presentarmi una sua amica single, quando mi ha sentito al telefono che sono timido e molto educato mi ha ferito con le sue parole, dicendomi che non va bene come sono, perché NON devo essere timido, sono completamente sbagliato (queste sono le parole che ha usato con me) e che al giorno d’oggi le ragazze vogliono i tipi sfrontati, arroganti e strafottenti. Inutile aggiungere che queste parole mi hanno profondamente ferito, ma al tempo stesso ho chiuso anche quest’amicizia perché le persone non devono e non possono cambiarmi. Comunque ha ragione, oggigiorno bisogna essere figli di …. e gran bastardi. Difatti le ragazze si scelgono addirittura marocchini e negri che di rispetto non ne hanno proprio e non hanno nulla da perdere, arrivando anche a prenderle con la violenza. Ecco che qualcuna mi dirà che devo fare così anch’io se voglio trovarmi una ragazza, ma io non sono e non voglio essere così. Pensiero Distillato, ti ringrazio ancora una volta per le parole di incoraggiamento che mi hai detto, purtroppo quelle frasi non le so proprio applicare su me stesso, risultano per me incomprensibili. Per uno che è sempre stato pessimista, e chiuso, iniziare ad amare me stesso e frasi di questo tipo (già sentite molte volte anche da altri) risultano impossibili, non so da dove incominciare. Più i mesi e gli anni passano più sento dentro di me tristezza, senso di perdita, solitudine, isolamento. Ci penso sempre ogni giorno, è inutile che lo nasconda. Almeno avessi qualche amico/a estroversi che mi accettassero nella loro comitiva forse qualcosa si sbloccherebbe, ma da solo…scusatemi tutti, mi risulta davvero impossibile. Sono frasi facili da dirsi ma io sono incapace di metterle in pratica. Ho paura di ammalarmi di testa o di arrivare a farmi del male. E’ un dolore troppo immenso rimanere solo per una persona troppo sensibile come lo sono io.
Ciao Alessandro,
ti lascio questabreve frase:essere introversi è una cosa,essere depressi è un’altra.Mi sa chetu stai confonendo le due cose
Un abbraccio
Ciao Germana, non credo tu sia mai stata sola come lo sono stato io per gran parte della mia vita. Probabilmente tu, anzi sicuramente avrai delle amicizie con le quali esci, io non ho nemmeno quelle e non riesco a costruirmene nemmeno una. Per cui vorrei vedere come reagiresti tu al posto mio.
Mary, purtroppo debbo darti torto, perché molte ragazze sono veramente attratte dai tipi che ti ho descritto. Non è vero che guardate solo ai tipi dolci e gentili, a parole dite così ma nella pratica vi attrae chi è sicuro di sé, chi non è timido né impacciato. Mi spiace ma è quello che vedo in giro e anche che ho sentito dire da molte ragazze. Che cosa intendi quando dici che non sono grande come penso? Mi sembra una presa in giro come a voler dire che io mi considero chissà che cosa invece non valgo granché. E’ questo che vuoi dire? Spero di sbagliarmi, comunque vedo che sto suscitando fastidi, esattamente come è successo in altri forum. Perciò penso che tra breve lascerò pure anche questo forum dove purtroppo nessuna mi conosce bene, ma basandosi sui miei scritti e sulle mie esperienze personali fa presto a sparare giudizi su di me.
Ciao Alessandro,
ti assicuro che nella mia vita me la sono vista davvero brutta,ma brutta veramente, al punto che la solitudine era l’ultimo dei miei problemi. Ho sofferto di solitudine durante l’adolescenza,quando tutti (tranne me) sembravano divertirsi. Ti do un suggerimento:prova a pensare a te stesso in maniera diversa,non sei una vittima e non sei migliore degli altri,gli altri non ce l’hanno con te, semplicemente esprimono dell opinioni sulla base di quello che racconti. Qualunque sia il tuo problema, la soluzione non la troverai in un forum,segui il mio consiglio,contatta uno psicologo,ti assicuro che la terapia ti sarà di grande aiuto ed una volta iniziata dirai a te stesso:”ma perché cavolo non ci ho pensato prima?”
Un abbraccio
Ciao Alessandro,
capisco quanto per te possa essere difficile accettare le mie parole di incoraggiamento, così come quelle di Mary e di Germana, perché le senti molto lontane dalla realtà che vivi quotidianamente. Eppure penso che nella vita niente capiti per caso e che queste parole ti stiano arrivando perché, in un qualche punto ancora recondito del tuo essere, sei pronto a riceverle.
Spesso quando qualcuno ci consiglia di rivolgerci a un professionista (come uno psicologo o uno psicoterapeuta) rischiamo di sentirci erroneamente giudicati perché la società ci ha trasmesso la falsa idea che chi si rivolge a uno psicologo “ha qualcosa che non va”. Però pensiamoci: quando abbiamo l’influenza o qualche altra malattia non ce lo facciamo ripetere due volte e un medico lo consultiamo, invece se siamo depressi o abbiamo qualche altra difficoltà (ad esempio relazionale) riteniamo che si debba risolverla per conto proprio, e che se non ce la facciamo allora siamo dei perdenti. Ma dove ci porta questo assurdo ragionamento? All’infelicità che possiamo scorgere ovunque, se solo ci soffermiamo davvero ad osservare le persone che ci circondano. Le ragazze di cui parli tu, Alessandro, quelle che preferiscono gli uomini sfrontati, arroganti, che le sottomettono e opprimono persino, sono ragazze che a livello psicologico hanno qualcosa di importante da affrontare. Sono quelle che prima o poi saranno picchiate dal loro compagno e che non riusciranno ad uscire dall’inferno in cui inconsapevolmente sono entrate per tanti motivi che non penso stia a noi giudicare. Però, obiettivamente, credi che loro siano felici? E credi che siano felici quegli uomini che non sanno usare altro che sopraffazione e violenza per stare insieme a una donna? Questi sono esempi limite, ma spero di riuscire a passarti il mio ragionamento, ovvero che se stai cercando la felicità non sono di certo queste le situazioni su cui dovresti soffermarti, ma la rabbia e la delusione per quello che vivi e provi ti riportano lì, dove inconsciamente percepisci altra rabbia e delusione.
Il giudizio degli altri è spesso lapidario e unilaterale: o ti adegui al loro modello o sei fuori. E purtroppo questo vale anche per i nostri genitori che, pur nel loro amore, finiscono per rinchiuderci in una gabbia con le loro definizioni. Ma tu, Alessandro, sei davvero poco coraggioso? Sei davvero timido? E cosa significa “essere timido”? Sono etichette, nient’altro che etichette perché il nostro mondo interiore è talmente vasto e questa vastità fa paura così cerchiamo di limitarla tramite le etichette su chi siamo. Adesso sei arrabbiato e va bene così perché la rabbia non è nient’altro che un’energia potente che ci aiuta quando è arrivato il momento di liberarci da tutte quelle etichette che a lungo abbiamo accettato. E sei triste e anche questo va bene perché quando stiamo male abbiamo una grandissima opportunità: di lasciare che la ferita si trasformi in un’apertura verso il nuovo, la trasformazione. Il dolore ci può offrire una nuova prospettiva da cui guardare noi stessi e la nostra vita. Si tratta di un’iniziazione per molti di noi. La sofferenza, come una vanga, agisce sul nostro terreno interiore: scava, rimesta e ci rende disponibili al cambiamento. Piero Ferrucci ha scritto: “…possiamo sì morire, soffrire, essere calpestati e lacerati, insultati vilipesi e abbandonati. E scendere nel buio profondo della morte. Ma lì possiamo trovare le forze per ritornare più forti e vitali di prima.”
Con questo non voglio dire che soffrire sia bello o necessario, al contrario, la mia esperienza mi ha portata a considerare, però, che anche dal dolore, quando arriva, possiamo imparare qualcosa e possiamo scoprire lati di noi che non pensavamo ci fossero, risorse e qualità inaspettate.
Però non ci sono arrivata da sola a queste considerazioni, è stata la vita a offrirmi l’opportunità di esplorare nuove vie, diverse da quelle già conosciute, proprio perché stavo continuamente male, mi sentivo giudicata e messa in un angolo. La vita, attraverso il dolore dell’incomprensione, mi ha lanciato una sfida, la stessa che ora sta lanciando a te: che cosa ne farai di tutto questo dolore? mi ha chiesto. Lo userai per plasmare una nuova te stessa o per rinchiuderti ancora di più incolpando gli altri, la vita, Dio per tutto quello che vorresti ma ora non c’è?
Attraverso la sofferenza possiamo intraprendere una ricerca, non fuori ma dentro di noi per scoprirci in tutta la nostra complessità, per esplorare le luci e le ombre che ci albergano, per aprirci a un nuovo sguardo.
Naturalmente prima di approdare qui sono passata per la rabbia, la delusione, la tristezza, la paura, la disperazione… questi sono stati i venti che mi hanno sferzata durante il viaggio, e i miei occhi erano chiusi perché avevano paura di vedere. Poi, pian piano, ho iniziato ad aprirli e a scorgere che la rabbia era sempre accompagnata dalla determinazione, la delusione dalla speranza, la tristezza dall’accettazione consapevole, la paura dal coraggio e la disperazione dalla voglia di essere felice. E, potremmo definirla magia ma non lo è, più vedevo l’altra faccia della medaglia e più cambiava il mio atteggiamento, e più cambiava il mio atteggiamento più si modificavano le situazioni nella mia vita: alcune persone ne uscivano e altre ne entravano, commettevo degli errori e ricevevo ricompense inaspettate. Però quello che davvero era diverso ero io, il mio modo di vedere e di affrontare quello che mi capitava.
Ho accettato la strada che la vita mi offriva e l’ho intrapresa: una strada che è stata tortuosa, sotto certi aspetti, per niente lineare, eppure mi ha condotta qui. Una strada che mi ha fatta allontanare da alcune persone, che mi ha spinta a ricominciare a studiare, in particolare a riavvicinarmi alla psicologia e poi a intraprendere un percorso di psicoterapia. Non è stato facile, ma ogni cosa nuova può apparirci un’impresa all’inizio finché non iniziamo a padroneggiarne l’arte. Ecco perché mi sento di darti lo stesso consiglio di Germana: valuta la possibilità di rivolgerti a uno psicologo o psicoterapeuta. Non sentirti obbligato, ma semplicemente prendi questa idea e cullala un po’ dentro di te, vedi se mette radici. Nessuno né qui né la fuori sa meglio di te quello che stai vivendo, ma la vita ti parla proprio ora e ti chiede un cambio di prospettiva. Ci sono tante persone che credono di stare bene, di fare le cose per bene, di essere migliori di tante altre, ma la verità è che tanti credono solo di stare bene perché preferiscono (e loro sì che hanno il coraggio di pesciolini) non scavare nelle loro profondità, non chiedersi quello che davvero provono o desiderano. Chi sta male, però, non può concedersi questo lusso e per me è qualcosa di cui NON ci si dovrebbe vergognare. E’ qualcosa che vale la pena di esplorare perché nasconde un tesoro, ma non scopriremo nessun tesoro se non accettiamo la sfida e iniziamo a scavare dentro di noi con pazienza e fiducia.
Non pretendo di averti svelato il Santo Graal, Alessandro! 😉 Però si gettano semi e chissà che qualcuno non trovi terreno fertile. Secondo me, sì.
Ti lascio un altro spunto di riflessione, un articolo che mi è capitato di leggere oggi, ma che affronta un punto saliente della nostra psicologia interiore: https://goo.gl/UfBMFs Buona lettura!
Ciao Alessandro, la tua ultima mail mi è sembrata ancora più negativa delle precedenti. Hai scritto cose che secondo me non pensi veramente, ti sembra possibile che noi ragazze siamo attirate da tipi come li descrivi tu ? A noi piace la gentilezza, la dolcezza che possono avere chiunque, non è di sicuro il colore della pelle o l’atteggiamento sicuro e sfrontato che ci colpiscono.Noo Alessandro , non è giusto pensarla così . E poi perché mai dovresti cercare amicizie di estroversi ? Ma non importa che siano estroversi o no , l’importante è socializzare come meglio ti viene perché è nel tuo carattere e poi vada come vada . Non c’è il cronometro, se vedi una bella ragazza fai bene a buttarti , porta pazienza, ci vuole tempo per costruire un’amicizia e se poi non va oltre come desideri tu …..ne incontrerai ancora , l’importante è non chiudersi e isolarsi dal mondo solo perché non sei capito come vorresti. Non sei poi così grande come pensi . Un saluto
Mary, scusami tanto, forse ho capito cosa intendi con la frase: Non sei poi così grande come pensi. Vuoi dire che a 42 anni non sono vecchio come invece penso? Scusami, devi avere pazienza, ma in questo periodo della mia vita sono davvero molto incavolato col mondo, sono arrivato ad avere discussioni con chi mi irrita o mi prende in giro, una volta non ero così. Purtroppo le varie critiche che ho ricevuto mi hanno imbruttito caratterialmente, provo una grande rabbia, lo so che non va bene fare così, ma è quello che mi viene istintivo fare, perché ne ho abbastanza di essere visto come una persona debole. Sono arrivato molte volte vicino anche a voler picchiare qualcuno, ma poi ho pensato che mi sarei rovinato e che non avrebbe senso prendersela con persone ignoranti, tanto ho capito che chi mi fa del male poi ci pensa la vita a sistemarlo. Io vengo qui perché non ho nessuno, ho solamente i miei genitori che mi vogliono bene però sono anziani, io invece cerco qualcuno/a che mi capisca e con il/la quale poter instaurare un’amicizia ma mi accorgo di quanto sia difficile trovare qualcuno disposto ad ascoltarmi. Dicono che i social aiutano, peccato che non ho mai trovato nessuna con la quale conoscerci sul serio. Forse avete ragione, non sono poi così negativo come sembro, però ho dei momenti in cui davvero il morale va a terra e non c’è modo di tirarmi su. Perdonatemi, ma è quello che sto passando ultimamente…spero capiate.
Ciao Alessandro, si, hai capito bene . Hai ancora tempo prima di pensare che è tardi per fare tutto quello che vorresti. Rimango sempre dell’idea che l’importante è non chiudersi in una gabbia di rimpianti e paure. La vita non è facile soprattutto per alcuni di noi e sicuramente non basterebbe qualche mail per capire chi siamo veramente e i social servono anche a questo , provare a comunicare e spiegare chi siamo e cosa vogliamo. Non arrenderti Alessandro, cerca sempre , ci vuole pazienza per costruire l’amicizia, il rispetto ecc. sforzati di pensare che non sei solo nonostante le giornate nere . Buon fine settimana
Ciao a tutte. Purtroppo, anche qui ho ricevuto lo stesso consiglio: è meglio che contatti uno psicologo o uno psicoterapeuta, perché così come sono, trasmetto un’ansia incredibile e non va bene, solo lui potrebbe aiutarmi a sbloccarmi. Anche la famosa frase:” niente capita per caso” l’ho già sentita in quel famoso forum. Bene, la conclusione è: o contatto uno strizzacervelli e questi mi aiuterà, dandomi fiducia, autostima ecc.. e da queste cose poi riuscirò anche a trovarmi una ragazza, buttandomi in situazioni nuove, nell’occhio del ciclone per fare nuove esperienze, non essendo più né timido né asociale o rimarrò solo come un cane a vita.
E’ questa che fa la differenza tra chi è fidanzato e chi non lo è. Perché chi è fidanzato ha saputo scrollarsi di dosso sia la rabbia verso se stesso e verso gli altri e sia la propria vergogna, quindi ognuna che le piaceva si è “fatto sotto” e a furia di tentativi ha trovato chi l’ha apprezzato. Quindi, finché non sarò pronto, non troverò mai nessuna disposta a voler stare con me e di conseguenza rimarrò sempre solo finché non riuscirò a cambiare me stesso. Grazie a tutte per i consigli, sapevo che a parole è tutto facile ma nel metterlo in pratica è sempre difficile, anche se gli altri dicono sempre: “Dipende tutto da te sai?”. Vi auguro a tutte/i buona vita. E’ evidente che non ci ho capito granché, comunque in questa fase della mia vita è così tutto troppo difficile che i consigli non so come metterli in pratica. Rinchiudersi in se stessi non va bene, sono d’accordo, l’ho sperimentato sulla mia pelle, riuscire ad aprirsi non sarà facile. Grazie. Non ci verrò più qui, è meglio. Speriamo che qualcosa cambi. Addio.
Ciao,
mi viene in mente una caratteristica dell’introvesrione di cui ancora non abbiamo parlato,il sogno ad occhi aperti: qualè la vostra esperienza in merito?
Un abbraccio
Ciao Germana,
per quanto mi riguarda non si tratta tanto di sogni ad occhi aperti, quanto più di una spiccata capacità immaginativa “visiva” nel senso che ogni tanto mi capita di inventarmi storie che mi riprometto di trasformare in racconti (e che mi arrivano tramite immagini), anche se poi raramente lo faccio. 😛
Ciao a tutte, sono lo stesso Alessandro che scrisse qui quasi 3 anni fa. Cosa posso dire di me? Non è cambiato nulla. Purtroppo essendo introverso al lavoro sono trattato male: niente possibilità di carriera, mentre altre persone che sono arrivate dopo di me, grazie a sindacati e amicizie politiche mi sono passate davanti. Scritte offensive all’esterno dei treni dove lavoro (diffamazione), discriminazione, minacce varie dal mio capo. In amore non è cambiato assolutamente niente, Di ragazze ne ho conosciute tante nella mia vita, ma quando ho provato a far capire loro il mio interesse si sono allontanate. Ecco, volevo farvi capire che l’introversione può essere un dono (infatti sono una persona creativa che sa leggere, scrivere storie, suonare uno strumento musicale) ma che nella vita reale la paga proprio perchè non sa mettersi in mostra come gli altri.
Ciao Alessandro,
da qualche tempo osservando alcune situazioni al lavoro, ma anche ascoltando le testimonianze di altre persone (come quella di Jos in risposta a un tuo vecchio intervento), ho riflettuto sul fatto che forse certe situazioni difficili che ci si ritrova ad affrontare investono un aspetto più complesso di noi stessi e del tipo di società in cui ci ritroviamo a vivere. Ad esempio, ci sono tantissime persone che non riescono a trovare l’amore e non tutte sono per forza introverse mentre altre che introverse lo sono, l’amore l’hanno trovato. Conosco persone che si sono sposate per molte ragioni in cui l’amore c’entra poco o nulla, persone che passano da una relazione all’altra senza trovare quello che stanno cercando, persone che rimangono insieme al loro partner, anche se non sono felici, perché temono di rimanere sole se mai decidessero di lasciarlo.
Non dico che il carattere non c’entri, anzi ritengo che c’entri moltissimo ma non necessariamente per i motivi che si riterrebbero più evidenti. Forse gli introversi come noi sono semplicemente portati a colpevolizzarsi di più, ma l’altra faccia di questo atteggiamento di fatto è il colpevolizzare gli altri. O sono io che non vado bene o sono gli altri ad essere stronzi. E se ci fossero delle alternative? Chiaro, io non ho una risposta o una soluzione, ma son fatta così mi piace osservare, pormi interrogativi, provare a guardare le situazioni da angolature diverse. Così non dico che alcune caratteristiche di noi introversi non possano essere invalidanti in questa società, come non dico che non ci siano dei veri stronzi là fuori, ma pur sapendo come stanno le cose, anzi proprio perché vedo che non è o tutto bianco o tutto nero, cerco di guardare oltre, di pormi dei nuovi interrogativi. E di solito gli interrogativi mi riportano dentro, ovvero all’unica persona sui cui posso intervenire: me stessa.
Il lavoro su noi stessi è tutto ciò che ritengo possa ridare dignità e senso alla nostra sofferenza quotidiana. Un lavoro duro e implacabile perché ci costringe a guardare sia le nostre luci che le nostre ombre e a guardare anche in chi incontriamo le stesse luci e le stesse ombre. Capisco quanto sia dura affrontare una realtà che sembra respingerci ogni giorno, una realtà che si manifesta in persone che al lavoro e fuori dal lavoro ci prendono a calci o si allontanano perché di fatto “non ci vogliono”. Ma io oggi mi chiedo: chi stanno davvero prendendo a calci? Chi davvero non vogliono? Sono domande aperte, ampie, forse con più risposte. Te lo scrivo così, per suggestione. Forse lo riterrai stupido e inutile come ragionamento, ma chissà, è quello che mi guida. Di sicuro non ti risolverà i problemi e quasi sicuramente non ti farà neppure stare meglio, ma spesso la vita ci parla e noi non sappiamo ascoltare. A me è capitato così. Un giorno mi sono semplicemente fermata e ho detto: ok, ti ascolto.
Ci sono miliardi di destini in questo mondo, tanti quanti sono le persone. Alle volte il mio mi rende triste, alle volte mi arrabbio, è normale, è umano. Alle volte mi sento sola, disprezzata, stupida e vecchia. Capita, ma dura meno a lungo rispetto a prima perché il mio destino è un fardello che conosco e che sto imparando ad accettare non perché mi sia arresa, ma perché è mio, sta raccontando la mia storia e non me ne vergogno più. Incontrerò ancora persone che mi useranno per i loro fini, persone che mi giudicheranno secondo i loro standard, persone che mi aggrediranno perché a loro avviso ho fatto un grave errore, non sono stata all’altezza delle loro aspettative, persone che non mi vorranno nella loro vita tanto quanto io avrei voluto loro nella mia e ne soffrirò, certo, MA. Ma so che tutto questo non ha più il potere di spezzarmi perché ora riconosco in me un’integrità e un diritto ad essere chi sono che prima mi erano sconosciuti.
Mi scuso per tutte queste parole, che forse a te suoneranno inutili, ma stasera son venute fuori ed esprimono una verità che sento. Le lascio libere… dovunque vorranno andare.
Ciao ragazzi,anchio sono tornata!!Ci aggiorniamo a domani
Ciao,a distanza di anni ricerco questa conversazione e la ritrovo animata ancora oggi.Mi fa impressione rileggere parole che sento ancora mie ma che risalgono a diversi anni fa (non è la prima volta che mi capita).Cosa significa?Che non abbiamo ancora risolto i nostri problemi?Siamo diversi dagli altri?NO,semplicemente noi ce ne accorgiamo perchè abbiamo l’abitudine all’introspezione.
Sapete per cosa soffro oggi?Per la mancanza di emozioni. In mezzo alla tempesta che vivo da anni mi sono costruita un’oasi fatta di abitudine,riti,ripetizioni etc.Pensavo andasse bene così,invece no!L’emozione ha fatto irruzione nella mia vita,come un colpo di vento ha mandato per aria le carte del mio solitario….Come fate voi a provare emozioni?E’ anche per voi così diffcile?
Un abbraccio
Ciao Germana,
innanzitutto grazie per il messaggio! In effetti questo articolo ogni tanto si rianima, anche se sono come lampi che squarciano la notte.
Anche la mia risposta arriva dopo mesi, speravo le parole arrivassero più facilmente e invece niente da fare, ancora oggi di fronte alla tua domanda mi chiedo: saprò rispondere?! Per quanto uno possa essere abituato all’introspezione, la propria interiorità rimane spesso un mistero, una sorta di intricato labirinto in cui è facile perdersi, ma che si impara anche pian piano a conoscere.
Sul discorso delle emozioni temo si tocchi un tasto dolente perché penso che il nostro modo di viverle dipenda molto dal nostro carattere: una stessa situazione può essere vissuta in modo diverso da persone diverse per cui, ad esempio, un grande dolore può portare l’uno a ritirarsi, chiudersi in se stesso e l’altro a difendersi con le unghie e con i denti.
Per quanto mi riguarda faccio parte del primo gruppo, o perlomeno così è stato per molto tempo. Quello di cui tu parli, la mancanza di emozioni, io stessa l’ho vissuta e solo dopo averla metabolizzata mi sono resa conto che si trattava di un meccanismo di difesa: certe situazioni mi facevano stare male, quando stavo male era orribile, non volevo stare male, per non stare male dovevo “anestetizzarmi”, rendermi insensibile al dolore. Peccato che si finisca per anestetizzare qualunque emozione. E così vivevo un po’ come un automa, o così apparivo all’esterno, perché sembrava io fossi immune da qualunque slancio emotivo. Una parte fondamentale di quel meccanismo di difesa era poi proprio quello che descrivi tu: la ripetizione, la routine. Quello che conoscevo mi infondeva, in un certo senso, sicurezza per cui diventano fondamentali le abitudini. Ma si trattava di una sicurezza fittizia, era un limitare le possibilità per avere l’impressione di poterle controllare. Invece, proprio come racconti tu, presto o tardi la vita si ripresenta in tutta la sua irruenza e scompiglia la nostra “tranquillità”. A lungo ho lottato contro le novità, i cambiamenti perché mi apparivano spaventosi finché mi sono resa conto che stavo lottando contro la vita stessa e, soprattutto, contro di me.
Ho imparato che non esistono emozioni “positive” se non facciamo esperienza anche di quelle “negative”, sono due facce della stessa medaglia e non saremmo completi altrimenti. Il discorso sarebbe veramente lungo, ma per farla breve è accogliere le emozioni che più ci spaventano nella nostra vita a riportarci nella vita. Accogliere la tristezza, la rabbia, la delusione, la frustrazione, il senso di inadeguatezza… osservarle per ciò che sono, emozioni, mi ha permesso di riavvicinarmi anche a quelle più piacevoli. E’ così che il viaggio in me stessa si è fatto ancora più interessante perché a quel punto le ombre sono diventate molto meno spaventose: sentivo crescere in me radici robuste che mi avrebbero permesso di fare esperienza della vita senza più quella paura paralizzante di essere ferita, tradita o umiliata. Non è stato facile e non lo è tuttora, ma personalmente posso dire che ne vale ogni giorno la pena.
In riferimento a Jos e a Pensiero Distillato.
Ciao, sono sempre Alessandro, lo stesso che ha già scritto altri commenti.
Ho letto (non me ne ero mai accorto) l’intero commento di Jos.
Purtroppo devo, ancora una volta, dargli ragione. Se sei introverso, vieni visto come un debole, le persone ti trovano strano e chi ai loro occhi è strano, viene emarginato, deriso, messo da parte, offeso. Non parliamo delle ragazze, poi. Non ho ancora risolto la situazione che va avanti da anni ormai, da una vita. Provo rabbia, odio, tristezza, fastidio, vedendo come le ragazze belle o carine si dannino l’anima per mettersi insieme agli stronzi, mentre quelli come me, non riescono mai, e dico mai, ad attirare l’attenzione di una ragazza decente. Se avessi voluto, lo confesso, avrei potuto sposarmi già da anni e avere dei figli, ma non ho voluto, perchè non mi va di mettermi insieme a una ragazza che fisicamente non mi piace. Circa 6 mesi fa, una ragazza che ogni tanto viene a tagliare le unghie ai miei genitori (è un’estetista) si è infatuata di me. Purtroppo per lei, a me non piaceva, e di fronte alle sue insistenze, ho dovuto dirle che non provavo nient’altro che amicizia pur di non illuderla e trattarla male. Alle ragazze piace, ormai l’ho capito, quello sicuro di se stesso, bello, un pò stronzo, che le tiene sempre in apprensione, che le fa soffrire. Io invece sono un introverso, uno che osserva, riflette. Ma a che serve tutto questo?? A un bel niente, tanto alla fine non si risolve nulla. E’ bello essere introverso?? Direi proprio di no. A questo mondo devi agire, devi fare forza su te stesso, rompere le scatole alle ragazze e anche sul lavoro se vuoi riuscire ad ottenere qualcosa, altrimenti sei destinato a scomparire nella follia. C’è chi mi aveva detto di consultare uno psicologo. Ebbene, da un anno e mezzo ci sto andando, per via di un bruttissimo attacco di panico che mi ha fatto provare cos’è la follia. Stavo malissimo, mille pensieri ossessivi si affollavano nella mia mente, non dormivo, non riuscivo a calmare la mente. Ora sto meglio, ma non sono arrivato del tutto in fondo al tunnel. Purtroppo soffro di ansia ossessiva, e ho cercato, tramite lo yoga, e la meditazione, di provare a controllarla. Certo non è stato facile, è stata una battaglia durissima, ma se volevo stare meglio e non ricorrere a psicofarmaci, ho dovuto forzare me stesso e la mia natura, altrimenti sarei impazzito. Nessuno può provare quello che ho provato io. Però ne sono molto felice. Un’altra cosa che ho dovuto superare in questo mese, e alla fine ci sono riuscito, è stato riuscire a diventare capotreno. In solo un mese, ho dovuto studiare quasi 3 manuali e impararmi tutto il regolamento ferroviario. Ho dovuto persino lottare contro il mio direttore che mi ha minacciato, perchè non credeva in me e secondo lui, avrei dovuto rimanere in manovra per il resto della mia vita. Ebbene, ho studiato come un pazzo, (però anche qui ansia a non finire e insonnia) e 4 giorni fa esatti, ho superato tutti gli esami e finalmente ho conquistato il successo, conseguendo l’abilitazione. Ho dimostrato a tutti, e a me stesso, che valgo qualcosa pure io. Penso comunque che Dio e la vita abbiano fatto molto, aiutandomi in questo periodo difficile e ancora adesso non mi capacito di come ci sia riuscito. La mia dottoressa mi ha fatto i complimenti dicendomi che valgo molto di più di quello che penso di me stesso e anche tutti i colleghi e diverse altre persone. E’ come se avessi ottenuto una laurea. Questo fatto mi ha fatto capire che anch’io valgo qualcosa, che merito molto anch’io dalla vita. Ma, rimane sempre un ma, quello che mi divora l’anima. Sono e rimango sempre single, non riesco a suscitare curiosità e attenzioni nell’universo femminile. Tutte dicono che ho un cuore d’oro e sono un bravo ragazzo, ma sembra più una presa in giro che un complimento. Un esempio? Al corso che ho fatto eravamo in 3: io, una ragazza e un ragazzo. Questo ragazzo, è abituato a sparlare male dietro le spalle, mi diceva male di questa ragazza, non aveva stima di lei, la prendeva in giro in ogni occasione. Ebbene….lei, insieme ad un’altra ragazza nostra collega, si sono invaghite di lui e gli hanno persino proposto di uscire insieme, di andare in vacanza insieme. Ecco che alla fine, essere bravi ragazzi, introversi non serve a un bel niente. Qualcuna potrebbe dirmi: “E tu Alessandro, perchè non hai fatto niente per questa ragazza? Potevi farglielo capire, osare!”. Beh, io ci ho provato e gliel’ho pure detto in faccia che è una bella ragazza e che merita chi la ami, ma mi guardava come se fossi un marziano e di me non interessava nulla. Le ho persino dato il mio numero, ma lei lo ha annotato su un foglietto, non mi ha dato il suo e penso che il mio lo avrà già buttato nel cestino.
Non credo sinceramente, a questo punto, che riuscirò a trovarmi una ragazza. Troppe delusioni, troppe amarezze. Nessun amico nè amica con la quale uscire. Mi sto concentrando su me stesso, sulla carriera, sui soldi che non mi mancano e che accumulerò ancora di più. Ma mi manca la cosa più importante, quella che tiene viva l’anima e scalda il cuore: l’amore. A me è stato negato nonostante lo meriti come e forse meglio di molte persone ipocrite. Ma la realtà purtroppo sembra sia un’altra cosa. Perciò mi sento di dare ragione a Jos che sta vivendo l’inferno che sto vivendo io. Solo che io lo sto vivendo da molto più tempo. E le parole per consolarmi, non mi bastano più. Vedo i miei migliori anni passare, gli altri costruirsi una famiglia fare figli, andare in vacanza, mentre io rimango sempre lì a guardare e vedo i miei genitori sempre più anziani, sempre più sofferenti. Mi spiace ma questa vita è sprecata. Non mi piace.
Ciao a tutti.
Vedo che nessuno risponde più, il sito sembra sia diventato deserto. O forse a qualcuna sono diventato fastidioso e non mi dà più nemmeno retta? Perchè purtroppo chi è introverso come me, tende sempre ad avere sensi di colpa e a farsi paranoie inutili anche se ha ragione.
Devo, ancora una volta, dare ragione a Jos. Siamo visti come ruote di scorta, le persone (Non tutte ma troppe), ci osservano, ci studiano, cercano di capire quali sono i nostri punti deboli, sembrano tutte amiche e poi, sul più bello ci abbandonano scaricando tutte le colpe su di noi. Eh sì, perchè ai loro occhi il problema siamo noi, abbiamo un brutto carattere, non andiamo d’accordo con nessuno, non abbiamo amici, nè la ragazza. Ragazza?? Chi vuoi che lo voglia quello lì? Rimarrà da solo per sempre. Queste sono parole che mi sono sentito dire alle spalle.
Purtroppo oggi ho avuto una grossa delusione sul lavoro da quello che sembrava essere una delle persone più oneste ed amiche. Non mi addentrerò nei particolari; dico solo che questa persona sta avendo un piccolo avanzamento di carriera e si sta schierando dalla parte dell’azienda, dimenticando tutti i momenti belli in cui abbiamo riso e scherzato insieme confidandoci su tutto. Ed è un vero peccato, perchè perdendo anche la fiducia di queste persone, alla fine di chi ti puoi fidare???
Che brutto mondo sta venendo avanti. Dappertutto domina la regola “Mors tua, vita mea”.
La mia colpa è di essere maledettamente onesto e purtroppo l’onestà non è vista bene soprattutto da chi (ricordi quello che mi hai detto Pensiero Distillato? Ne faccio tesoro delle tue parole) detiene il potere e, avendo paura che possiamo scavalcarle, preferiscono gettarci fango addosso per denigrarci.
Non lo so, non ho parole. Rimane il fatto che non vedo intorno a me molte amicizie. Ritengo anch’io che una buona parte delle coppie sia insieme solo per farsi vedere dalla società, poi, dietro alle quinte, son corni e tradimenti vari.
Ragazze e ragazzi, io non ho nessuna intenzione di cambiare per gli altri, o perchè il mondo sta cambiando e devo diventare ipocrita pure io pur di fare carriera. Non mi va nemmeno di stare insieme a una ragazza per interesse personale e poi fregarla appena posso.
Meglio soli che male accompagnati. Su un forum una persona una volta mi disse: “Preferisci essere onesto e rimanere solo, o indossare una maschera e essere circondato da amici e da ragazze? Io ho sempre finto e di ragazze ne ho sempre trovate! Noi TUTTI indossiamo una maschera!!”. Parole che alle mie orecchie suonano come agghiaccianti. Mi dispiace, ma io non indosso nessuna maschera. Sono come sono sempre stato. Purtroppo a questo mondo si preferisce chi è ipocrita e indossa una maschera a chi è semplice e sincero come me. Se qualcuna/o vuole dimostrarmi il contrario, mi sa che con me è tempo perso.
Ciao Alessandro,
il sito è un luogo di passaggio. Le persone vanno e vengono e pochi lasciano un segno, ma va bene così visto che è nato proprio per essere un luogo di passaggio, dove magari ti capita di fermarti per poco, prendere qualcosa che magari era proprio quel qualcosa che ti serviva, e ripartire.
Ho letto quanto avevi scritto e sapevo che ti avrei risposto, ma come vedi son dovuti passare mesi perché certe risposte, certi pensieri hanno bisogno di tempo per potersi esprimere. Però voglio dirti subito cosa ho pensato appena ho letto della tua promozione (in particolare per come l’hai ottenuta ovvero fregandote di chi voleva ingabbiarti all’interno di un ruolo che non sentivi più tuo): Bravo! Sei stato coraggioso e hai davvero fatto la differenza per te stesso.
Ti ho ammirato perché hai lottato per te stesso e non è poco riuscire a credere e a lottare per se stessi. Alle volte, soprattutto quando ti trovi circondato da persone che ti vorrebbero schiacciare a terra non solo non è poco, è tutto. La nostra determinazione e il credere in noi stessi è tutto.
E poi volevo farti i complimenti anche per il percorso che hai intrapreso con la tua psicoterapeuta perché solo chi decide coscientemente di intraprendere un percorso di questo tipo sa cosa significa, quanta fatica ma anche, purtroppo, quanta disperazione ci possano essere alla base. Eppure accanto alla disperazione c’è anche la speranza e la voglia di farcela, di liberarsi dalle spire dei pensieri ossessivi e molesti che ci attanagliano.
Forse per te è ancora poco, ma ti assicuro che non lo è. Certo, non che la tua vita ora si sia magicamente trasformata in una fiaba, ma io che leggo di questi due grandi cambiamenti non posso che pensare: accipicchia! Qui sì che si è smosso qualcosa di grande.
Per l’amore… eh… forse è per questo motivo che ho atteso tanto prima di rispondere perché in quel periodo avevo un’amica che mi poneva le tue stesse domande, mi tormentava con le tue stesse riflessioni solo che lo faceva dal punto di vista femminile: si sentiva annientata dal suo stato di single e dagli uomini stronzi e ipocriti che aveva conosciuto nel corso degli anni. Io ascoltavo e obiettivamente non sapevo cosa dire. Io non so perché certe persone si incontrino e altre no. Non so lo davvero. Eppure vedi Alessandro, tu e la mia amica avete incontrato persone che non hanno saputo apprezzarvi, che alla fine hanno sempre scelto un altro, nel tuo caso donne, nel suo uomini. Non credo di poter comprendere il dolore di cui parlate, il dolore di essere single, fino in fondo, perché non è un dolore che mi appartiene, eppure comprendo i vostri quesiti e la vostra rabbia.
Però ascoltando lei e leggendo te ho anche notato un’altra cosa importante che è emersa: il dolore di non incontrare persone oneste. Perché è vero, le persone che in media ci capita di incontrare indossano una maschera e se si trovano di fronte qualcuno che la vede (li smaschera) diventano iene e possono persino odiarti.
Io su questo posso testimoniare solo una cosa: tutti in un certo senso indossiamo tante maschere a seconda del ruolo che impersoniamo (quando siamo figli agiamo in un certo modo, quando siamo al lavoro in un altro, con gli amici in un altro ancora), ma quelle non sono maschere che ci nascondono, sono più che altro abiti che indossiamo. Però ci sono persone, troppe in questo mondo, che hanno paura di mostrare la loro essenza, di farsi vedere per chi sono davvero. E perché mai dovrebbero avere così tanta paura? Semplice: perché di base si fanno schifo. Per un motivo o per un altro, non si piacciono, non pensano di poter essere amati e allora si cammuffano e si fingono altri. Potremmo defirli ipocriti, deboli, manipolatori… in ogni caso anche queste sono etichette e servono poco. Io personalmente ad un certo punto della mia vita ho scelto come volevo essere e ho scelto che lo sarei stata a prescindere dagli altri. Il mio carattere introverso mi ha “costretta” a crearmi una corazza perché ero troppo sensibile, ma quella corazza crescendo ho imparato a usarla per proteggermi e non per nascondermi.
Piaccio a poche persone? Non mi interessa più. Io sono onesta e leale a prescindere. Naturalmente ho imparato che non con tutti si può esserlo totalmente, bisogna saper calibrare la propria dose di onestà perché certe persone ne sono ferite.
E guarda, sul fatto di essere visti come ruote di scorta… credo che sia uno degli inganni più grandi di questa società utilarista che ha spinto le persone ad un egoismo sempre più bieco. Ormai è tutto un essere amici ovunque (soprattutto online), ma poi chi ti cerca veramente? Chi vuole davvero passare del puro tempo a chiacchierare con un altro? Senza fare niente di particolare, senza agghindarsi per andare chissà dove e vedere chissà chi?
Pochi, pochissimi sembrano… eppure seppur pochi ci sono. Ci siamo. Però è un mondo in cui è difficile vivere, soprattutto per chi vorrebbe condividere la propria vita con qualcuno accanto. Ecco, su questo mi limito a un silenzio rispettoso perché ho imparato che non si può sindacare sul dolore altrui.
Io di certo non voglio farti cambiare idea su questo mondo o sulle persone che lo abitano perché il tuo sguardo è lucido, certe cose le vedo anch’io e certi tradimenti sono all’ordine del giorno (vedi il tuo collega…), ma quello che aiuta me ogni giorno è provare a spostare la prospettiva sempre di un po’. Di non assuefarsi allo stesso panorama, di cambiare angolatura. Un po’ come se fossimo un fotografo. Questo è quello in cui io sono impegnata ogni giorno: cercare, scovare quella piccola cosa bella che ho visto, che ho vissuto. E’ un esercizio giornaliero. E’ uno sforzo, ma è la mia lotta all’oscurità, alla meschinità e a chi contribuisce a diffonderla. Peggio per loro, mi dico, io guardo altrove.
Ciao Alessandro,
comprendo la tua amarezza e il tuo desiderio di trovare l’amore: proprio per questo ho deciso di raccontarti la mia storia, sperando ti possa dare un po’ di speranza.
Sono una persona introversa.
Per farti capire il tipo: da bambina ho trascorso gran parte degli anni dell’asilo a giocare da sola sotto un pianoforte, tanto che la suora (che ha sempre rispettato la mia indole) alla fine aveva sollevato stabilmente un angolo del telo che copriva il piano per potermi vedere e sincerarsi che stessi bene.
Non ti dico la rabbia dei miei genitori per il mio atteggiamento apparentemente asociale, hanno fatto di tutto per far sì che diventassi “normale”, che “mi integrassi”, che “mi facessi valere”, che “uscissi dal guscio”.
La vita mi ha portata presto a vivere per conto mio, ho incontrato anche persone cattive e poco rispettose, c’è stato chi mi ha usato e si è approfittato del mio carattere, così la sofferenza non mi è mancata.
Ho dovuto scendere a patti con me stessa e ho imparato a ritagliarmi degli spazi per me per riprendermi dalla confusione del dover stare con gli altri per lavoro ed interagire con loro in un modo che non mi viene naturale e che trovo davvero faticoso, ma ho trovato una mia dimensione e sul lavoro sono molto apprezzata sia dal capo, che dai colleghi, che dall’utenza.
Anni fa ho sposato un estroverso, che purtroppo, dopo dieci anni di matrimonio e una malattia che lo ha consumato poco a poco, è venuto a mancare, lasciandomi vedova a 49 anni.
La morte di mio marito, la pandemia in corso, l’aver preso il covid con tanto di polmonite subito dopo aver perso mio marito mi hanno fatto stare parecchio tempo sola a casa. Questo mi ha fatto riassaporare la bellezza del silenzio, della solitudine, di uno spazio mio, interno, in cui perdermi e ho ritrovato la gioia e la pace che provavo nelle lunghe giornate trascorse sotto quel pianoforte dell’asilo.
Superato il covid ho dovuto riprendere i miei tuffi nella folla perché al lavoro e in oratorio avevano bisogno di me. Un tuffo e un pomeriggio sola a casa con i miei gatti, nel mio silenzio… così è finita l’estate ed è arrivato l’autunno e con l’autunno l’invito personale da parte del maestro del coro parrocchiale a partecipare alle prove. Confesso di aver pensato per giorni ad una scusa per non presentarmi alle prove, ma alla fine non ho avuto il cuore di deludere il maestro (che è una persona splendida) raccontandogli una bugia che mal avrei saputo mascherare, così mi sono presentata, riluttante e di mala voglia, per poi tornare a casa frastornata…
Ti sembrerà strano, per una volta non ero frastornata dalla folla, ma dal fatto di aver incontrato, tra i coristi, una persona speciale, un introverso come me… non mi era mai capitato.
Ci siamo incontrati per caso, 50 anni io e quasi 70 lui, io vedova e lui celibe. Abbiamo capito molto presto che tra noi c’era qualcosa di magico, lo abbiamo capito senza parlarci, perché funzioniamo allo stesso modo.
Quando abbiamo detto agli amici del coro che ci eravamo fidanzati abbiamo visto prima lo stupore più totale, poi una gioia autentica, per lui perché finalmente dopo tanti anni aveva trovato una donna, per me perché sembravo un’altra persona rispetto a prima, più serena, più me stessa.
Stiamo insieme da cinque mesi, ma ci sembra di conoscerci da sempre perché ci capiamo all’istante, nel profondo, senza bisogno di parole.
Ci vediamo spesso, ma abbiamo scelto di tacito accordo di lasciarci degli spazi per stare soli con noi stessi. Non dobbiamo spiegarci l’un l’altra perché lo facciamo, né giustificarci o dirci che ci vogliamo bene “ugualmente”.
Funzioniamo allo stesso modo, sappiamo capire.
Usiamo poche parole, ma comunichiamo moltissimo: esistono pochi discorsi densi di comunicazione come i nostri silenzi e lo sappiamo, non dobbiamo rispondere a una raffica di domande su cosa stiamo pensando, funzioniamo allo stesso modo, sappiamo capire.
La cosa più bella mi è successa un paio di giorni fa, quando lui, con un entusiasmo da bambino, mi ha detto che siamo stati invitati al compleanno di un signore che frequenta un’associazione culturale di cui lui fa parte (sono tutti curiosi di vedere se questa donna, tra l’altro di quasi vent’anni più giovane, esiste davvero). Dopo una notte con gli incubi, in cui mi rivedevo frastornata ed integrata come una pianta grassa in feste caotiche e rumorose alle quali sono stata trascinata nel corso della vita da persone estroverse e premurose perché potessi “divertirmi” o per “uscire finalmente una sera”, ho pensato di parlare al mio fidanzato con il cuore in mano e spiegargli il mio disagio.
Non è stato necessario.
Come ho iniziato il discorso (provato e riprovato con me stessa) ha sorriso, il suo splendido sorriso che pochi hanno avuto il piacere di vedere, e mi ha detto “capisco, se non te la senti va bene, io devo andare perché sono costretto, ma se decidi di venire sappi che sarò con te e non ti lascerò, staremo una mezz’oretta al massimo e poi ce ne veniamo via”.
Abbiamo dovuto aspettare di avere 50 anni io e quasi 70 lui, tante delusioni, tanta solitudine triste, tanto dolore, tante umiliazioni… ma alla fine ci siamo trovati, ed eccoci lì, due introversi felici come solo due introversi (o due bambini) sanno essere, con i nostri silenzi, i nostri spazi, la nostra solitudine bella, la nostra sensibilità, la nostra ingenuità. E va tutto bene: funzioniamo allo stesso modo, sappiamo capire.
Una sera una ragazzina dell’oratorio (molto estroversa) mi ha detto che quando ci ha visti arrivare per la prima volta al coro insieme, in silenzio, mano nella mano, ha capito che l’amore è molto più bello e profondo di quanto avesse mai pensato, non importa se ha i capelli bianchi.
Non perdere la speranza Alessandro, mai.
Sii te stesso e chissà, magari un giorno, quando meno te lo aspetti, troverai anche tu il tuo coro e una donna introversa che saprà ascoltare i tuoi silenzi e che ti sembrerà di conoscere da sempre… allora sarà bellissimo e no, gli estroversi non capiranno, ma saranno felici per te e, vedendoti così gioioso (noi introversi sappiamo essere trasparenti quando ci emozioniamo) non riusciranno nemmeno ad invidiarti.
Grazie Silvia per il tuo contributo! E’ sempre importante conoscere le esperienze altrui, quando poi hanno un messaggio come la tua sono ancora molto preziose. Grazie 🙂
Che bella storia Silvia, Dio ha avuto un’attenzione speciale per te!
Ciao Alessandro,
non è che essere introversi vuol dire essere diversi . Sicuramente per chi non lo è risulta essere più difficile capire un introverso e a volte fraintendere le sue intenzioni. Penso che in un mondo dove tutto cambia con un velocità incredibile è sempre meglio essere se stessi piuttosto che apparire quello che non si è, servirebbe a ben poco ….rimani come sei , introverso ma sincero e onesto …..
Trovo la tua scrittura piacevole e confortante. Sono anch’io del gruppo da te descrtto solo che non ho conosciuto “corrirspondenze.”
Certo dovrei fequentare piu’ gente e partecipare a riumioni, ma finora ho preferito e preferisco il mio angolo di pensieri e di letture.
Le mie congatulazioni per la tua scrittura e la tua nuova amicizia.
WIlliam E.
Grazie! 🙂