La nostra è una società che adora i ruoli. Alla domanda “chi sono/chi sei?” di solito cosa rispondiamo? Se toccasse a noi rispondere potremmo dire:
Siamo una banda al soldo dell’Imbrattacarte, ovvero un gruppetto di gente che annovera la scrittura e la lettura tra le più onorevoli attività al mondo.
Ogni tanto scriviamo racconti e altre cosucce per cui siamo, o meglio potremmo definirci… scrittori? Più spesso leggiamo (romanzi, racconti, saggi, poesie…) per cui siamo… cosa siamo? Lettori? Gente che ama leggere?
E tu come ami definirti? Se sei capitato su questo sito, e stai leggendo queste parole, è molto probabile che tu sia una persona a cui piace scrivere per cui, forse, ti piacerebbe essere chiamato scrittore. Se non oggi, un domani non troppo lontano. Ma chi lo decide quando arriverà quel momento? Quando avrai terminato il tuo primo libro? O quando ne avrai scritti altri cinque? Forse quando una casa editrice ti farà firmare un contratto e il tuo libro finirà sugli scaffali delle principali librerie? O forse… quando?
Troppe domande, hai ragione! Però le abbiamo prese in prestito da un interessante articolo scritto da J.A. Konrath sull’identità di uno scrittore.
Lui stesso scrive che, all’inizio della sua carriera, credeva ci fossero dei livelli da superare per potersi sentire uno scrittore a tutti gli effetti. Non bastava aver scritto uno o più libri, ma era necessario che almeno uno di questi libri fosse accettato dagli altri, avesse dei lettori e che a questi lettori il libro fosse piaciuto.
Dopo di che era necessario essere ingaggiato da una casa editrice e firmare un contratto: ecco, a quel punto si sarebbe passati dall’essere un nessuno al diventare un qualcuno, un qualcuno che poteva forgiarsi dell’appellativo di scrittore.
Insomma, si era uno scrittore solo se qualcuno legittimato a farlo (un editore, una casa editrice, la critica) diceva che lo eri.
Nel 2002, scrive Konrath, nonostante avesse scritto dieci romanzi e avesse un agente (negli USA è una prassi consolidata averne uno) non poteva ancora considerarsi uno scrittore perché l’industria editoriale non lo aveva accettato: non aveva firmato alcun contratto e nessuno dei suoi libri era stato pubblicato su carta.
Quanti si trovano nella sua stessa situazione? E quanti ne soffrono? Soffrono perché credono che solo se vengono pubblicati possono dire di essere scrittori. Possono, in un certo senso, sentirsi legittimati a continuare a scrivere altrimenti, bè conosciamo tutti la storia di “quello che sta perdendo il suo tempo dietro a un mucchio di parole quando ci sarebbero un sacco di cose molto più utili da fare”.
Vero? Sbagliato, come ci dice Konrath molto bene:
Now I believe a writer is someone who writes. Maybe you get paid. Maybe you don’t. Maybe people agree. Maybe they don’t. You don’t need anyone’s approval or acceptance or imprimatur or validation to consider yourself a writer.
Uno scrittore è qualcuno che scrive. Punto. Forse viene pagato e forse no. Forse alcuni lo chiameranno a loro volta scrittore, mentre altri non saranno d’accordo. Va bene. Il fatto è che non hai bisogno dell’approvazione di qualcuno, chiunque sia, per considerati uno scrittore. Scrivi? Bene, continua a farlo perché sei legittimato a farlo. Da cosa? Non di certo da quanti leggono o leggeranno quanto scrivi o dal fatto che il tuo stile o le tue storie piacciano o meno, ma dal fatto che dentro di te c’è la spinta a scrivere. È questo a legittimarti, nient’altro.
Da qui si parte, la destinazione invece è ignota. Quando ci sono passione, tenacia, impegno e dedizione, quando ci sono amore, curiosità e audacia nella nostra scrittura quotidiana, allora c’è uno scrittore all’opera.
Molti non saranno d’accordo, ma del resto tra tutti non siamo mai d’accordo su niente! Accade anche con i libri: persino i best sellers possono essere considerati spazzatura da alcuni, mentre ad altri sono piaciuti e pure molto per cui… c’è forse necessariamente qualcuno che ha torto e qualcuno che ha ragione? O non si tratta piuttosto di punti di vista diversi?
Non tutti gli scrittori sono dei geni della letteratura e non tutti gli scrittori trovano con facilità il loro filone d’oro. Ma è poi davvero fondamentale? Per noi no, al contrario ti esortiamo, se senti una forte attrazione verso la scrittura, a seguirne il richiamo, a farlo per te stesso, per soddisfare un tuo bisogno interiore. Puoi sentirti scrittore anche se per gli altri scrittore non sei perché, come afferma Konrath, scrittore è qualcuno che scrive, e noi aggiungiamo: qualcuno che scrive con passione, tenacia, amore e dedizione. Qualcuno che non ha paura di scrivere foss’anche esclusivamente per se stesso.