Erich Fromm ci ha lasciato in eredità una lucida, e quanto mai attuale, analisi dell’animo umano e della società contemporanea.
Gli incontri migliori sono quelli che meno ti aspetti, quelli che “lì non ci sarei neppure dovuta andare, ma poi un cambio di programmi…”, o chissà che la vita non si predisponga proprio per far accadere quegli incontri. Perché, infondo, non è della magia, del coinvolgimento, del significato di quegli incontri, quello di cui più abbiamo bisogno?
Ecco, non so se ho reso l’idea, ma l’incontro con le opere di Erich Fromm per me è stato tutto questo: un vero e proprio colpo di fulmine. Di quelli che ti tremano le gambe quando lo vedi e sai che è proprio quello che stavi cercando, l’incontro che ti cambierà la vita perché dopo non sarai più lo stesso. A me è capitato pagina dopo pagina, frase dopo frase. Erich Fromm ha spalancato un mondo di nuove possibilità.
Ci sono tanti motivi per cui possiamo sentici insoddisfatti della nostra vita, ma alle volte basta sapere che non è “colpa” nostra, che non siamo noi quelli sbagliati, che c’è dell’altro e noi, nel piccolo come nel grande, possiamo fare qualcosa, che a modo nostro siamo davvero potenti.
Viviamo in un tempo senza speranza.
Gli uomini cercano disperatamente qualcosa in cui credere. Accorrono dai nuovi guru. Sventuratamente persino individui intelligenti e dotati di grande sapere non sono immuni da forme primitive di spiritualità.
La fede passionale, fanatica in idee e in capi – qualunque essi siano – è idolatria. Deriva dalla mancanza di un centro, di attività interiore, di Essere.
Lo stesso vale per il grande amore: diviene culto idolatrico se si crede che il possesso di un altro essere umano dia risposte alla propria esistenza, doni sicurezza, diventa un dio personale.
L’amore per un’idea o per un essere umano, che sia esente da idolatria, è pacato, non è stridente; è calmo, profondo; rinasce a ogni istante, ma non è ebbrezza. Non è inebriante, non porta all’obnubilamento, ma scaturisce dal superamento dell’ego.
Da Avere a Essere, Erich Fromm
Incuriositi? Se non la conoscete già, ecco alcuni cenni alla vita di Erich Fromm:
Erich Fromm nacque a Francoforte il 23 marzo 1900.
La sua era una devota famiglia ebrea di cui lui, però, abbandonò il credo ortodosso nel momento in cui percepì la religione come una fonte di divisione all’interno del genere umano. Crescendo Fromm divenne quello che lui stesso definì un ‘mistico ateo’.
Nella sua autobiografia, Beyond the Chains of Illusions, Fromm parla dei due eventi che nell’adolescenza lo iniziarono lungo il suo cammino.
Il primo fu il suicidio di una giovane amica di famiglia a causa della morte dell’amato padre.
Il secondo fu la Prima Guerra Mondiale che, a 14 anni, gli mostrò le estreme conseguenze del nazionalismo.
In entrambi i casi egli sentì il bisogno di capire aspetti dell’animo umano che gli apparivano irrazionali avvicinandosi in questo modo alle teorie di Sigmund Freud e di Karl Marx.
Nei suoi lavori esplorò l’interazione tra psicologia e società: Fromm credeva che l’applicazione dei principi psicoanalitici avrebbe contribuito allo sviluppo di una società psicologicamente sana.
Conseguì la laurea all’Università di Heidelberg nel 1922. Iniziò a praticare la psicoanalisi come discepolo di Freud, ma presto si discostò da questi sviluppando la teoria secondo la quale la personalità dell’individuo è il prodotto sia della biologia sia della cultura in cui è inserito.
Nel 1934 Fromm lasciò la Germania per trasferirsi negli Stati Uniti, a New York, dove incontrò molti altri pensatori fuggiti dall’Europa.
Verso la fine della sua carriera si trasferì a Messico City dove insegnò all’Università nazionale del Messico.
Morì in Svizzera nel 1980.
Per approfondire:
~ Personality Theories, Prof. C. George Boeree (In inglese)
~ Erich Fromm, Antonino Magnanimo (In italiano)
Per questo motivo, dopo aver recensito due delle sue opere più famose (L’arte di amare e Fuga dalla libertà) ora vorrei condividere alcune sue citazioni, concetti che ritengo ancora molto attuali e di primaria importanza. Parlano della nostra società, così come la conosciamo, e parlano di noi in quanto esseri umani confusi, arrabbiati, spaventanti, alla ricerca di un senso.
Non si tratta di giudizi o sentenze, ma spero possano essere parole-chiave capaci di aprire porte affacciate su nuovi scenari, capaci di innescare nuove prospettive e persino di ridare speranza a chi crede di averla persa.
Non si tratta di assegnare etichette – questo è giusto, quello sbagliato – ma di accogliere la libertà che abbiamo di pensare con la nostra testa, senza sentirci sbagliati perché balliamo a un ritmo diverso da quello forsennato che ci viene imposto quotidianamente. Non smettiamo di ballare – e di sentirci vivi – solo perché ci dicono che siamo fuori tempo. Il tempo è il nostro e il piacere di ballare pure, ricordiamocelo.
Il fatto che milioni di persone condividano gli stessi vizi non fa di questi vizi delle virtù, il fatto che essi condividano tanti errori non fa di questi errori delle verità, e il fatto che milioni di persone condividano una stessa forma di malattia mentale non fa che questa gente sia sana.
Psicoanalisi della società contemporanea, Erich Fromm
Possiamo essere felici o infelici, raggiungere certi fini e non raggiungerne altri; ma non c’è bilancio capace di mostrare se la vita valga la pena di essere vissuta. Forse, dal punto di vista di un bilancio, una vita non val mai la pena di essere vissuta. Essa finisce necessariamente con la morte, molte delle sue speranze sono frustrate; essa implica sofferenza e fatica; dal punto di vista del bilancio potrebbe sembrare più giusto non essere mai nati o essere morti nell’infanzia. D’altra parte chi potrà mai dire se un felice momento d’amore, o la gioia di respirare o di passeggiare nella fresca aria profumata di un luminoso mattino non valgano tutte le sofferenze e le fatiche che la vita comporta? La vita è un dono, un’impareggiabile sfida e non può esser misurata nella maniera di qualsiasi altra cosa; non c’è risposta sensata alla domanda se essa meriti di essere vissuta, poiché la domanda non ha alcun senso.
Psicoanalisi della società contemporanea, Erich Fromm
La nostra è una società composta da individui notoriamente infelici: isolati, ansiosi, in preda a stati depressivi e a impulsi distruttivi, incapaci di indipendenza, in una parola esseri umani ben lieti di poter ammazzare il tempo che con tanto accanimento cercano di risparmiare.
Avere o Essere, Erich Fromm
La malattia della civiltà non è tanto nella materiale povertà dei molti quanto nella decadenza dello spirito di libertà e di fiducia in se stessi.
Psicoanalisi della società contemporanea, Erich Fromm
Foto in apertura di Amélien Bayle