Ricordo che durante la mia adolescenza conservavamo la nostra provvista di patate per l’inverno in un recipiente posto sotto una piccola finestra, nel seminterrato. Le condizioni non erano favorevoli, tuttavia le patate germogliavano ugualmente, dei pallidi germogli biancastri, tanto diversi da quelli verdi e vigorosi che spuntavano quando le patate venivano piantate in terra a primavera.
Ma questi tristi ed esili germogli si allungavano fino a un metro per raggiungere la distante luce della finestra. Non diventavano mai una pianta, non maturavano, non esaurivano la loro reale potenzialità ma, pur nelle più avverse condizioni, si sforzavano di farlo.
La vita non cede mai, anche se non può fiorire. Durante il trattamento di clienti la cui vita è stata terribilmente rovinata, oppure quando lavoro con uomini e donne nelle corsie degli ospedali di Stato, spesso mi tornano in mente quei germogli di patate.
Queste persone si sono sviluppate in condizioni così sfavorevoli che la loro vita sembra spesso anormale, distorta, addirittura poco umana. Eppure si deve credere nella tendenza direzionale che c’è in loro. Per comprendere il loro comportamento bisogna tener conto del fatto che esse si sforzano di muoversi verso la crescita e la trasformazione nell’unico modo che è loro possibile.
I risultati possono sembrarci inutili o strani ma esse stanno veramente compiendo il disperato tentativo di diventare se stesse.
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