Il libro di cui vi parlerò oggi è La trappola della felicità di Russ Harris, e il suo sottotitolo è molto invitante perché promette qualcosa che fa gola a molti: Come smettere di tormentarsi e iniziare a vivere.
Di certo io sono una di quelli che non poteva resistere a un sottotitolo del genere e, infatti, il libro fa parte della mia libreria personale già da qualche tempo. L’ho letto con calma, assaporato proprio come avrei fatto con una tazza di buon tè bollente.
Mi capita spesso di sentire frasi come:
- quel pensiero mi ossessiona
- non riesco a non pensare a quello che mi è successo
- vorrei un po’ di tranquillità, ma non riesco a far silenzio nella mia testa
Purtroppo, chiunque di noi attraversa dei periodi più o meno lunghi in cui sente di essere come diventato schiavo dei propri pensieri. Pensieri molesti che ci tormentano sul passato o sul futuro. Pensieri sui torti subiti o su quelli commessi. Pensieri che si associano spesso a emozioni forti e possono anche non farci dormire la notte.
Pensieri a cui attribuiamo il massimo dell’importanza e finiscono col diventare il nostro carceriere obbligandoci ad agire secondo la loro volontà. Ce ne sono per tutti i gusti, ma ci raccontano un sacco di bugie. Li crediamo giudici onesti e imparziali quando, invece, sono piuttosto disonesti e truffaldini.
Russ Harris lo mostra molto bene nel suo libro. Medico e psicoterapeuta specializzato nella gestione dello stress, Harris parte dai principi dell’ACT (la terapia dell’accettazione e dell’impegno) per mostrare come sia possibile superare i problemi legati all’ansia.
Molto spesso stiamo male e alimentiamo pensieri negativi su noi stessi e sulla nostra vita perché ci affidiamo a un’idea sbagliata di felicità. Un’idea che, invece, di essere un trampolino per arrivare più in alto si trasforma in una trappola da cui non riusciamo più ad uscire.
Sarò felice quando…
Sarei felice se…
Riconoscete questi pensieri? Il se e il quando di una felicità che non arriva mai. Un modo come un altro per chiudere gli occhi e continuare a scavare la fossa della tristezza proprio sotto ai nostri piedi.
Steven Hayes, uno dei fondatori dell’ACT, scrive nella prefazione al libro:
La felicità non è soltanto questione di sentirsi bene. Se così fosse, le persone che fanno uso di droghe sarebbero le più felici al mondo. In realtà, la ricerca dello star bene può essere un’impresa molto infelice. Non a caso i tossicodipendenti anglofoni chiamano l’iniezione di droga “fix” (in inglese il verbo “to fix” significa fissare, fermare, bloccare): cercano una soluzione chimica per bloccar qualcosa. Come una farfalla immobilizzata da uno spillo su un tavolo, però, la felicità muore, ameno che non venga trattenuta con delicatezza.
I tossicodipendenti non sono gli unici. Con l’intenzione di generare un’emozione chiamata felicità, la maggior parte delle persone tende ad adottare un comportamento che è l’esatto opposto, con il risultato che poi si sente inevitabilmente malissimo e inadeguata. Se non ce ne rendiamo conto, continueremo a cercare di fermare la felicità.
La trappola della felicità mi è piaciuto molto perché l’ho trovato un libro concreto e diretto, un libro pratico che offre molti spunti di riflessione e sfata diversi miti sulla felicità e sul come “raggiungerla”.
Se nella vita vi sembra che ve ne siano capitate di tutti i colori, se state vivendo un momento difficile, se non riuscite a trovare una soluzione ai vostri problemi, se vi sentite dei falliti o avete paura di sentirvi tali, c’è qualcosa di molto importante, dentro di voi, che vi sta impedendo di sentirvi diversamente e questo qualcosa è il vostro sguardo e l’atteggiamento che ne consegue.
Il dolore, gli ostacoli, le difficoltà sono reali e fanno parte della nostra esistenza, non si tratta di sminuirne l’intensità o la portata, ma quando il nostro sguardo si fossilizza in un’unica direzione e non vede nient’altro, nessun altro colore, nessun altra possibilità, siamo a rischio. Rischiamo di perdere di vista la verità: quello che c’è realmente nella nostra vita perché non abbiamo occhi che per quello che non c’è in quel momento.
E così se manca l’amore finiamo per buttare via anche l’amicizia.
Se manca la passione finiamo per buttare via anche la salute.
Se manca la felicità finiamo per buttare via anche tutte le piccole gioie quotidiane.
Ci dimentichiamo di chi c’è e di quello che c’è. Dimentichiamo il nostro respiro, l’aria che entra ed esce senza sforzo. Non è un dono riservato a tutti.
Dimentichiamo la casa calda e confortevole che ci accoglie al nostro rientro ogni sera. Dimentichiamo la presenza di quell’amico che possiamo chiamare o con cui possiamo uscire e stare bene. Dimentichiamo il cibo e l’acqua che nutrono e dissetano il nostro corpo.
Forse non abbiamo tutto, ma qualcosa c’è sempre, qualcosa che diamo per scontato, ma che non lo è per niente a pensarci bene.
La trappola della felicità si pone come obiettivo proprio l’aiutarci a decodificare i nostri pensieri perché non siano più nostri nemici, ma alleati. A riconoscere le nostre reazioni automatiche e a trasformarle in azioni consapevoli.
Nell’ACT, scrive Harris, quello che ci interessa di più di un pensiero non è se sia vero o falso, bensì se sia utile; in altre parole, se prestiamo attenzione a questo pensiero, ci aiuterà a costruirci la vita che vogliamo?
Se vi va di mettervi in gioco e di liberarvi dai vecchi schemi mentali che vi fanno stare male, questo libro fa al caso vostro. Forse non vi basterà leggerlo una volta, di sicuro non vi basterà leggerlo senza applicarne i principi, ma vi assicuro che con un po’ di impegno ne vedrete i risultati.
Tendiamo ad attribuire troppo potere agli eventi esterni, ma quando inizierete a cambiare la vostra prospettiva su voi stessi e su quello che vivete quotidianamente, vi renderete conto che la vera rivoluzione non si attua fuori, ma dentro di noi. Il dolore, gli ostacoli, le difficoltà non saranno spariti come per magia, al contrario continueranno ad esserci, ma sarete voi a vederli in modo diverso e, per quanto all’inizio vi potrà sembrare incredibile, vi sentire bene nonostante tutto.
A me non interessa vendervi il libro (non l’ho neppure scritto io!), ma voglio condividere qualcosa che reputo utile e importante. E col tempo ho imparato che non ci sono scorciatoie per la felicità, ci sono passi concreti da fare, cambiamenti che si attuano dentro di noi e che, di conseguenza, finiscono per crearne anche intorno a noi.
Sapete che vi dico? Quasi quasi me lo rileggo pure io perché mentre cercavo frasi da condividere, mi ha di nuovo conquistata!
La parola “felicità” ha due significati molto diversi. Quello più comune è “sentirsi bene”. In altre parole, provare un senso di piacere, contentezza e gratificazione. A tutti noi piacciono queste sensazioni, quindi chiaramente le rincorriamo. Come tutte le emozioni umane, però, le sensazioni di felicità non durano. Per quanto ci sforziamo di trattenerle, ogni volta scivolano via. E, una vita dedicata all’inseguimento di queste belle sensazioni è, sul lungo periodo, profondamente insoddisfacente. In realtà, più rincorriamo le sensazioni piacevoli, più tendiamo a soffrire di ansia e depressione.
L’altro significato della parola “felicità”, molto meno comune, è “vivere una vita ricca, piena e significativa”. Quando agiamo in nome di ciò che conta veramente nel profondo del nostro animo, ci muoviamo nelle direzioni che consideriamo degne e preziose, chiariamo cosa è importante per noi nella vita e ci comportiamo di conseguenza, allora la nostra esistenza diventa ricca, piena e significativa, e proviamo un forte senso di vitalità. Non si tratta di una sensazione fugace: è un senso profondo di una vita ben vissuta. E per quanto una vita di questo tipo ci darà sicuramente molte sensazioni piacevoli, ce ne darà anche di spiacevoli, come tristezza, paura e rabbia. Dobbiamo metterlo in conto. Se viviamo una vita piena, proveremo l’intera gamma delle emozioni umane.
Informazioni sul libro:
Titolo: La trappola della felicità
Autore: Russ Harris
Traduzione: Gabriele Lo Iacono
Editore: Erickson
Pagine: 272
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Foto in apertura di JannGW