Vi voglio raccontare una scena di cui sono stata testimone qualche giorno fa: signora di circa 40 anni, forse meno, con cane e pargola seinne al seguito. Il cane, un cagnolino bianco riccioluto di piccola taglia, è affascinato dal marciapiede e annusa ovunque. Ad un certo punto si ferma, la signora lo tira per farlo proseguire. Lui fa un passo e si ferma nuovamente. Si siede per terra. La signora lo tira con più forza, ci mette una tal foga che solleva il cagnolino da terra e lui rotola giù dal marciapiede. La signora lo ritira sul marciapiede, col guinzaglio, e lo trascina. Lui si oppone con tutto se stesso. Lei gli grida contro, ma lui è cocciuto e tenta di affermare la sua canina volontà.
E la bambina?
Nel frattempo la bambina guarda la signora (la mamma, la zia, la babysitter?) e incita il cane con le manine a proseguire, come fa lei. La situazione non sembra turbarla. È piccola, certo, anch’io ricordo di aver visto cose da piccola che non capivo ma prendevo per “giuste” dato che le compiva un adulto di cui mi fidavo. Uno schiaffo, un divieto, delle urla: di solito sono atti giustificati o giustificabili quando un adulto li compie nei confronti di un animale o di un bambino che “non ascolta”, che “vuole fare di testa sua”. Perché l’adulto può, l’adulto conosce il mondo e lo fa girare secondo le sue proprie regole.
Quel giorno, di fronte a quella scena, turbata ho accelerato il passo per raggiungere signora, cane e bambina. Volevo guardarla in faccia, la signora, vedere se si risvegliava dal suo brutto umore, dalla fretta, dalla rabbia. Potevo dirle qualcosa? Sì, certo, l’avrei voluto fare ma lei era lontana mille miglia. Sul suo viso una tempesta di emozioni. Chissà cosa le era successo, quale dramma andava in scena dentro di lei, nella sua mente. L’ho guardata mentre la superavo e ho percepito che se avessi aperto bocca mi avrebbe tirato un pugno senza pensarci due volte. Forse in realtà solitamente la signora era una brava persona e quella era stata proprio una brutta, brutta giornata per lei. Capita a tutti, capita di sentirsi messi all’angolo dalle circostanze e allora si reagisce come si è imparato a fare: chi scappa, chi si nasconde e chi inizia a lottare tirando calci e pugni a chiunque incroci lungo il cammino. Di solito i colpi peggiori, però, se li prendono animali e bambini perché loro non si possono difendere e se provano a farlo finisce comunque male. Perché, alla fine, ci si aspetta una sola cosa da loro: ubbidienza. Bravi bambini, bravi cani. Ubbidienti e sottomessi alle regole di chi fa tutto per “il loro bene”.
Non che io fossi migliore della signora eh, tutt’altro. Una parte di me avrebbe voluto strattonarla, così come lei stava facendo con il cane, ma ha prevalso la fuggitiva e così ho fatto: l’ho superata, dopo averle lanciato un’occhiataccia, e ho proseguito per la mia strada, triste e infuriata. Un’altra persona al mio posto forse avrebbe semplicemente ignorato la scena, un’altra sarebbe intervenuta, chissà.
Il punto, però, non è la signora e la sua brutta giornata, né tantomeno la mia reazione, il punto è: dov’eramo tutti quanti quel giorno? La signora, la bambina, il cane, io. Eravamo tutti sullo stesso marciapiede o ognuno era in un suo luogo altro? No, il cane no, lui era lì, era lì sul serio. Probabilmente era l’unico ad essere veramente su quel marciapiede. Lui non aveva alcun appuntamento da rispettare, per lui non c’era nessun altro luogo che non fosse quel marciapiede e i suoi odori. Io e la signora eravamo sul nostro ring mentale a combattere con giudizi, desideri, aspettative, delusioni. La bambina non sono sicura, ma come noi adulti quel marciapiede era già diventato un semplice luogo di passaggio. Non c’erano odori o colori o suoni che catturassero la sua attenzione. Anche lei, come noi, aveva un luogo altro che l’aspettava e reclamava la sua attenzione.
Quel piccolo riccioluto cane bianco con la sua strenua opposizione alla volontà della signora, mi ha mostrato quanto tendiamo a ingigantire noi stessi e il nostro vissuto, perdendo di vista il presente, il momento, l’Adesso. Bambini e animali potrebbero riscuoterci dal nostro torpore se, invece di volerli sottomettere alla nostra “visione” della realtà, provassimo ad accompagnarli nella loro scoperta del mondo.
Non è semplice perché ci siamo abituati a fare, pensare, andare. C’è sempre qualcosa di più interessante rispetto allo stare, un’arte di cui i bambini piccoli e gli animali sono maestri. Su questo aspetto non abbiamo proprio niente da insegnar loro, ma tutto da imparare. O meglio, potremmo permettergli di aiutarci a ricordare come si fa, a stare intendo. A vivere il momento che è senza svalorizzarlo viaggiando in continuazione tra quello che è stato e quello che vorremmo capitasse (o temiamo possa capitare).
Siamo un po’ tutti come quella signora persa nel suo dramma, incapace di fermarsi, di dare spazio al cane, di stare su quel marciapiede con lui. Il nostro piccolo cane riccioluto è il presente e, ammettiamolo, anche noi spesso ne siamo insoddisfatti perché non ci obbedisce, non fa né è come vorremmo. E allora gli sbattiamo continuamente in faccia quello che è stato e quello che potrebbe essere. Insomma, non gliene risparmiamo una. Il sole sorge e tramonta e a noi importa poco. L’aria esce ed entra dai nostri polmoni e non ce ne curiamo. Le stagioni si alternano, nei campi cresce il cibo che porteremo in tavola e diamo tutto per scontato. Più importante è la tempesta nella nostra mente, quell’infinito dialogo interno senza capo né coda. Quel correre sempre da qualche parte, quel dimenticarci di dove siamo.
Quello stesso giorno, tornata a casa, sono andata dritta alla libreria e ho afferrato Guardiani dell’essere di E. Tolle e P. McDonnell. Ho fatto un respiro profondo prima di aprirlo e ho iniziato a leggere:
La vera felicità si trova nelle cose semplici, apparentemente irrilevanti.
Stavo male per quel piccolo cane riccioluto. Stavo male per la mia codardia. Stavo male per la bambina e per la signora. E stavo male perché rimbalzavo da un ricordo a un altro, da un’emozione a un’altra, senza fermarmi.
Sul libro c’era il disegno di un cane felice. Com’è un cane felice? Te lo dice con la coda, con gli occhi, con tutto se stesso.
E ho continuato a leggere e a soffermarmi sui disegni finché mi sono ritrovata nella cucina di casa mia, con in mano il libro e la consapevolezza che niente era più reale in quel preciso istante.
Tutti gli elementi della natura – ogni fiore, ogni albero e ogni animale – hanno un’importante lezione da insegnarci se solo ci fermiamo, guardiamo e ci ascoltiamo.
Guardiani dell’essere è un albo illustrato, i testi sono scritti da Eckhart Tolle (di lui ho già recensito Il potere di adesso), i disegni invece sono di Patrick McDonnell. Non ve lo consiglio, vi dico solo una cosa: se amate gli animali ve ne innamorerete.
È così meraviglioso guardare un animale, perché un animale non ha opinioni di se stesso. Lui è.
La funzione vitale che gli animali adempiono nel mondo non è stata pienamente riconosciuta. Essi mantengono milioni di persone in salute.
Sono diventati i Guardiani dell’Essere.
Un altro piccolo cane, un’altra storia
Oggi ero in un negozio e ho scorto un Jack Russell piccoletto. Dopo poco ho ritrovato lui e la sua “padrona” alla cassa, lei gli stava dicendo: “Ora andiamo a casa eh? Sei stanco? Io un po’ ma ora rientriamo. Su, vieni con me.” E il cane la guardava e subito dopo l’ha seguita sereno, fiducioso. Chissà, forse il modo in cui parliamo ai nostri animali e ai bambini dipende dalla giornata che viviamo? Oppure dal luogo in cui siamo: se lì con loro o altrove, nelle nostre emozioni ferite e nei pensieri tormentati.
I cani offrono la preziosa opportunità anche a persone che sono intrappolate nei loro ego, di amare ed essere amati incondizionatamente.
Essi vivono con gli esseri umani da migliaia di anni e ora c’è un legame fra cani e umani molto più stretto di quanto non sia mai stato.
È vero ed è un’opportunità da non perdere se abbiamo la fortuna di avere un compagno tanto speciale nella vita.
E i gatti?, si chiederà qualcuno.
Ho vissuto con molti maestri zen, ed erano tutti gatti.
Forse potrebbero apparire un po’ meno socievoli rispetto ai cani, ma il loro aplomb nei confronti della vita è sicuramente degno di nota! Che ne dite? A me non par poco. 😉 Soprattutto in tempi frenetici come questi, tempi enigmatici e spaventosi. Tempi in cui riempiamo le nostre vite di troppo passato o troppo futuro e, ahinoi, di troppo poco presente.
Tutta la negatività è causata da un accumulo di tempo psicologico e dal rifiuto del presente. Disagio, ansia, tensione, stress, preoccupazione – tutte forme di paura – sono causate da troppo futuro e non sufficiente presenza. Senso di colpa, rimpianto, risentimento, lamentela, tristezza, amarezza, e tutte le forme di non-perdono, sono causate da troppo passato e non sufficiente presenza.
Eckhart Tolle
Informazioni sul libro:
Titolo: Guardiani dell’Essere
Autori: Eckhart Tolle, Patrick McDonnell
Traduzione: Paola Quarantelli
Editore: Edizioni L’Era dell’Acquario
Pagine: 120
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Immagine in apertura di Lottie