Ognuno di noi ha un contributo essenziale da dare, e possiamo darlo solo assumendoci il rischio di essere unicamente noi stessi.
Essere unicamente noi stessi. Noi in quanto unici. Ad un certo punto nella mia vita, avrò avuto 15 o 16 anni, qualcosa scattò in me e iniziai a chiedermi: Chi sono io? Domanda insidiosa, a cui seguì dopo poco: E che ci faccio qui?
A quel tempo non lo sapevo, e non lo capivo nemmeno, ma quella crisi di identità non era altro che un invito, l’invito per un viaggio che Carol S. Pearson racconta molto bene nel suo libro L’eroe dentro di noi: il Viaggio dell’Eroe. Un viaggio interiore che tocca 6 tappe, 6 incontri con altrettanti archetipi: inizia con la completa fiducia dell’Innocente, prosegue con l’ansia di sicurezza dell’Orfano, l’autosacrificio del Martire, l’esplorazione del Viandante, la competizione e il trionfo del Guerriero, per approdare infine all’autenticità e alla completezza del Mago.
Ricordate le storie che ci venivano raccontate quando eravamo piccoli? Dell’Eroe che partiva da solo per il mondo, uccideva il drago e salvava la principessa? Bene, contrariamente a quello che potrebbe sembrare, non si trattava di semplici storielle, ci stavano raccontando del viaggio a cui tutti siamo chiamati. Come scrive Carol S. Pearson:
Gli Eroi compiono il Viaggio, affrontano il drago e scoprono il tesoro del loro vero sé. Quantunque possano sentirsi molto soli durante la ricerca, alla fine la ricompensa è un senso di comunione, con se stessi, con gli altri e con la terra. Ogni volta che noi affrontiamo la morte nella vita, affrontiamo un drago, e ogni volta che scegliamo la vita rispetto alla non-vita e ci addentriamo maggiormente nella continua scoperta di chi siamo, sconfiggiamo il drago; portiamo nuova vita a noi stessi e alla nostra cultura. Cambiamo il mondo. Il bisogno di intraprendere il Viaggio è innato nella specie. Se non rischiamo, se giochiamo i ruoli sociali prescritti invece di intraprendere il nostro Viaggio, ci sentiamo spenti, proviamo un senso di alienazione, di mancanza, di vuoto interiore.
Nelle fiabe l’Eroe spesso parte al sopraggiungere di un problema perché tenta di risolverlo oppure parte perché va in cerca della propria Fortuna e si mette alla prova. Così è anche per il nostro viaggio, nonostante spesso sia difficile rendersene conto perché partiamo da una delusione, una sofferenza che non capiamo e combattiamo.
E invece si tratta di un nuovo inizio.
Partiamo perché abbiamo bisogno di vedere nuovi paesaggi, incontrare persone nuove, fare nuove esperienze. Partiamo per tornare e poi ripartire. Ma non si riparte mai dallo stesso punto, si riparte con nuovi occhi, altre possibilità.
Tutti noi, nessuno escluso, nasciamo Innocenti. Ci fidiamo di chi si occupa di noi perché ci dobbiamo fidare, non abbiamo alternative, senza quel qualcuno non sopravvivremo. Ogni vita che inizia è un grande atto di fiducia verso chi quella vita la accoglie. Ma arriva per tutti il momento in cui la fiducia si incrina, e l’Innocente inizia la sua Caduta. Si sente tradito, abbandonato ed è a quel punto che il suo sguardo cambia, diventa uno sguardo disilluso, spaventato, arrabbiato, triste perché sente che gli è stato portato via quello che per lui era più importante. E ora come farà? si chiede. Come sopravvivrà in questo mondo ostile e inclemente? Ecco come l’Innocente diventa Orfano, e tutto quello che sente è il suo dolore. La Caduta gli ha fatto perdere ogni fiducia: negli altri e in se stesso. Per quanto vorrebbe realizzare qualcosa di importante, troppo grandi sono la sfiducia e la diffidenza perché trovi il coraggio di tentare.
Sia quella dell’Innocente sia quella dell’Orfano sono, però, due fasi comuni nel nostro sviluppo. Per quanto disperato, infatti, l’Orfano conserva in sé una stilla di speranza ed è proprio da quella stilla che ripartirà il suo viaggio. In questa fase, spesso ci sente dire che è necessario reagire, assumersi la responsabilità della propria vita, ma sono parole pressoché inutili perché manca la fiducia di base. Piuttosto, si rivela decisivo nutrirne la speranza nell’Orfano che egli infine troverà la protezione di cui sente il bisogno. Arriverà il momento in cui si sentirà pronto e, per liberarsi dalla sofferenza, deciderà di partire diventando Viandante. Il suo sguardo cambierà quindi prospettiva e la sua vita si trasformerà in un’avventura.
Il Viandante, che spesso si trovava in gabbia nella fase dell’Orfano, se la lascia alle spalle, per quanto dorata potesse essere: a guidarlo c’è l’impulso della ricerca. Il Viandante non teme il cambiamento, al contrario gli va incontro, lo accetta come compagno di viaggio.
È il viaggio alla ricerca di sé, della propria identità, dei propri limiti e delle proprie possibilità. Può essere un viaggio osteggiato da chi abbiamo intorno perché ci allontana dal tipo di persona in cui tutti ci riconoscevano, ma in realtà non esiste cambiamento che non inneschi una reazione a catena tutt’intorno: così, come cambiamo noi durante il viaggio, cambia anche chi ci è accanto perché un viaggio simile attende tutti. Nella fase del Viandante si è soli ed è giusto che sia così perché il rapporto più intimo che avremo è quello con noi stessi.
Fare una scelta netta in favore di noi stessi e della nostra propria integrità, anche se ciò significa rimanere soli e non amati, è il prerequisito dell’eroismo e in definitiva dell’essere capaci di amare gli altri pur restando autonomi. Questo è essenziale per creare i giusti confini, così da poter vedere la differenza fra noi stessi e l’altro e da non dover ridurre gli altri a oggetto per conoscer noi stessi e che cosa vogliamo. Solo a questo punto è possibile insieme empatizzare con l‘altro e rispettarlo, e contemporaneamente fare ciò che dobbiamo fare per noi stessi.
Il Viandante, però, davanti al drago fugge, mentre è quando arriva il Guerriero che il drago può essere affrontato. In questa fase sviluppiamo una nuova forza, una forza interiore che ci permette di prenderci prima di tutto cura di noi stessi, riconosciamo il nostro potere e affermiamo la nostra identità nel mondo. Agiamo e apprendiamo con discernimento. Il Guerriero si confronta con la paura e impara a fidarsi della propria verità e ad agire in base ad essa diventando responsabile della propria vita. Impara a fidarsi del proprio giudizio e delle proprie intuizioni, sviluppa il coraggio di combattere per le proprie idee e i propri obiettivi nonostante i rischi.
Ma il Guerriero ha bisogno di un cuore e durante la fase del Martire scopre di avere la capacità di abbracciare la sofferenza per crescere e cambiare. Sviluppa una consapevolezza più grande, matura, che gli permette di dedicarsi agli altri, di aiutarli, proteggerli, amarli, sostenerli e incoraggiarli nel loro viaggio, anche e soprattutto quando è diverso dal suo.
La nostra capacità di ricevere pienamente la vita è psicologicamente connessa con la nostra disponibilità a dare ciò che la vita vuole da noi: che amiamo quanto più pienamente possiamo, anche se sappiamo che questo ci rende vulnerabili al dolore e alla sofferenza; che viviamo secondo il nostro fine profondo; che compiamo la nostra opera, anche se ciò vuol dire rischiar e il fallimento e la povertà, o ricevere poco o nessun riconoscimento; e finalmente moriamo, poiché questo è il prezzo che si paga per avere vissuto.
Infine arriva il Mago e come lui, anche noi impariamo a creare la nostra Magia. Si tratta di una fase che ci fa andare “oltre”, da cui ne usciamo trasformati, in particolare ad essere nuovo è il nostro sguardo, il modo in cui ci soffermiamo sulle cose del mondo.
E poi si ricomincia. Un nuovo viaggio, nuove scoperte. Perché non si tratta di un viaggio lineare, ma di una spirale per cui nei momenti in cui sentiamo di non poter scendere più in basso, in un certo senso è vero perché ci stiamo preparando per salire sempre più in alto.
La nostra esperienza è letteralmente determinata dall’idea che abbiamo della vita: ci inventiamo storie sul mondo e in gran parte ne viviamo le trame. La forma della nostra vita dipende in misura notevole dal copione che consciamente, o più probabilmente inconsciamente, abbiamo scelto.
Se il viaggio dell’Eroe vi ha incuriosito, allora L’eroe dentro di noi di Carol S. Pearson potrebbe essere il libro che fa per voi. Non importa che età abbiate: 15 anni, 30, 50, 70 anni… è un viaggio che ci accompagna sempre per cui non si è mai né troppo giovani né troppo vecchi per conoscerlo meglio.
Buon viaggio, Viandanti!
Informazioni sul libro:
Titolo: L’Eroe dentro di noi
Autore: Carol S. Pearson
Editore: Astrolabio
Traduzione: P. Chiesa
Pagine: 224