Si cresce in maturità quando si accetta di aver bisogno di ricevere. Di “essere fame”. Noi “siamo fame”: di riconoscimento, di ascolto, accoglienza, possibilità di esistere come siamo. Amore, in una parola.
Accettare di “essere fame” significa diventare consapevoli, per esempio, che quel profondo senso di solitudine che ci scava laggiù alle radici non potrà essere colmato. Questo è molto liberante, perché potrò sganciarmi dall’illusoria pretesa che qualcuno (o qualcosa) possa riempire il mio vuoto, possa risolvermi il problema della “fame di vivere”.
La mia fame sarà sempre insaziabile. Da torturante diventerà nutriente man mano che la vivrò come un’occasione di incontro.
Tratto da Dove Dio respira di nascosto di Paolo Alliata
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