La stessa acqua bollente che ammorbidisce una patata indurisce un uovo. Tutto dipende dalla sostanza di cui si è fatti, non dalle circostanze.
Il confronto con gli altri è deleterio: quante volte lo abbiamo sentito dire? Eppure sembra inevitabile, come se fosse qualcosa di inscritto nelle abitudini umane. Confronti costruttivi, molto più spesso distruttivi. Ben diversa è però la scelta di osservare rispetto a quella di confrontare: se confronto me stesso o lascio che altri mi confrontino inevitabilmente ci sarà un verdetto. Vincitore o sconfitto, non ne uscirò in ogni caso integro. Perché poi alla domanda: “chi sono io?” se ne aggiungerà un’altra ben più ardua a cui rispondere: così come sono ho il diritto di esistere? Perché è a questo che spesso ci porta il confronto con gli altri: qualcuno inevitabilmente dovrà cambiare e se non sono gli altri, siamo noi.
Sembra che il monito sia: omologati a uno standard. Assomiglia all’ideale che qualcun altro ha scelto per te. Un ideale non necessariamente univoco, del resto a chi non è capitato, almeno una volta nella vita, di sentirsi dire: sii un po’ più di questo, sii un po’ meno di quello?
Sii un po’ più aperto e gentile.
Sii un po’ meno irruente.
Sii un po’ più obbediente e disponibile.
Sii un po’ meno chiacchierone.
Sii un po’ più socievole.
Forse è la via di mezzo che ci viene proposta come ideale? No, neppure quella. Molto spesso ci viene chiesto di conformarci a desideri e aspettative molto lontane dalle nostre. Quanto più arricchente sarebbe invece trovarci di fronte a una esortazione come: esplora te stesso! Conosci te stesso!
La vera vocazione di ognuno è una sola, quella di arrivare a se stesso. Finisca poeta o pazzo, profeta o delinquente, non è affar suo, e in fin dei conti è indifferente. Affar suo è trovare il proprio destino, non un destino qualunque, e viverlo tutto e senza fratture dentro di sé. Tutto il resto significa soffermarsi a metà, è un tentativo di fuga, è il ritorno all’ideale della massa, è adattamento e paura del proprio cuore.
Herman Hesse
Tutto il resto è adattamento e paura del proprio cuore. Paura di essere incompresi e tacciati di egoismo, di essere estromessi dall’amore di chi ci chiede di adeguarci al suo volere, al suo ideale.
Essere diversi, essere strani è l’etichetta che spesso viene usata per assegnare comunque un posto a qualcuno che non si adegua, che si ostina a vivere il proprio mondo interiore. Sotto certi aspetti è una sfida, anche se non per forza consapevole.
E quando non sanno che etichetta
appiccicarti in fronte, dicono:
«È un uomo strano, proprio strano!».
Anton Čechov
Alcuni per giustificare i propri egoismi o debolezze affermano: io sono fatto così, non ci posso far niente. Ma è solo un’altra prigione: persone che in realtà non sanno nulla di loro stesse e si adeguano a una via facile, già percorsa e tracciata da molti prima di loro.
Scoprire chi si è e vivere in conformità alla propria essenza è qualcosa di ben diverso: richiede un lavoro tenace e paziente, è un viaggio, una scommessa che facciamo ogni giorno.
Io non mi presto a chiacchiere da poco.
Sto zitta.
Mi sottraggo, mi allontano.
Sono sempre catturata dalla natura profonda della gente, impegnata nella ricerca della loro verità e il mio interesse si sveglia solo quando è questa natura che parla.
Anaïs Nin
A ciascuno la propria sfida: quella di avvicinarsi sempre di più al proprio nucleo e di trovare il coraggio di vivere in accordo con i colori, i suoni, le visioni che mostra.
Non si tratta di opporsi o di giustificarsi, ma di scoprirsi. Ogni giorno fare un passo in avanti verso chi si è, verso chi si può diventare per se stessi.
Non c’è viaggio più affascinante.
Le stranezze delle persone affascinanti esasperano, ma non ci sono proprio persone affascinanti che non siano, del resto, strane.
Marcel Proust
Quando di fronte a un’affermazione come “Oh, io quello non lo farei mai!” riusciamo a rimanere sereni, rilassati e ad accogliere quello che l’altra persona ci sta comunicando, senza giustificarci e senza giudicare l’altro perché si mostra diverso da noi, scopriamo di essere in profonda connessione con la nostra natura più intima. Non dobbiamo difenderci né attaccare, possiamo stare, possiamo permettere all’altro di essere chi è per se stesso. Non saremo espulsi, discriminati, messi alla berlina da nessuno, perché nessuno può farlo, solo noi possiamo accettando di seguire una via che non sia la nostra.
Da nulla, quindi, bisogna guardarsi meglio che dal seguire, come fanno le pecore, il gregge che ci cammina davanti, dirigendoci non dove si deve andare, ma dove tutti vanno. E niente ci tira addosso i mali peggiori come l’andar dietro alle chiacchiere della gente, convinti che le cose accettate per generale consenso siano le migliori e che, dal momento che gli esempi che abbiamo sono molti, sia meglio vivere non secondo ragione, ma per imitazione.
Seneca
Non vi è nessun altro da imitare, se non se stessi; nessun’altra vocazione da seguire, se non la nostra. E nessun’altra voce da ascoltare, se non quella che, pian piano, all’inizio forse timidamente, ma poi con sempre maggior vigore si farà strada dal centro del nostro petto e canterà la nostra unica e irripetibile verità.
Essere diversi non è una cosa né buona né cattiva.
Significa semplicemente che sei abbastanza coraggioso da essere te stesso.
Albert Camus
Ma, come dice Camus, ci va coraggio. E dove c’è coraggio lì sta anche il nostro cuore.
Immagine in apertura di Veronika Andrews