Un giorno tutti i ranocchi del paese si riunirono per fare una gara a chi fosse capace di arrivare in cima alla torre. La gente si radunò in piazza per vedere e fare il tifo.
“Non ce la faranno mai!” diceva la gente. “Come può un ranocchio scalare una parete come questa?” “Poverini, cadranno giù e si romperanno le ossa!”
Sentendo questi commenti alcuni ranocchi, presi da scoramento, rinunciarono e, saltello dopo saltello, se la svignarono alla chetichella. contagiati dall’esempio e dai continui commenti sfiduciati della gente, uno a uno, anche gli altri ranocchi rinunciarono.
Rimase solo un ranocchio testardo che, dopo eroici sforzi, arrivò in cima alla torre.
Tornato in piazza, il ranocchio eroe fu circondato dalla gente, dai giornalisti, dalle troupe televisive e dai riflettori.
“Signor ranocchio, come è riuscito a compiere quest’impresa?” chiedevano tutti insieme. Il ranocchio sorrideva e non diceva niente. Dopo un po’ i giornalisti si stufarono e rinunciarono.
“Sarà un po’ scemo”, pensarono e se ne andarono.
Quando la piazza fu deserta un vecchio ranocchio si avvicinò al vincitore e gli chiese, in ranocchiese: “Dimmi, come hai fatto a scalare la torre?”
Il ranocchio lo guardò e non rispose. Si scoprì così che il vincitore della gara… era sordo.
Morale della favola: non ascoltare i giudizi negativi che rubano le migliori speranze dal tuo cuore.
Tratto da Bambini sicuri in un mondo insicuro di Nessia Laniado
Immagine di Muhammad Ridha