Mi ricordo di quante storie i miei mi raccontavano sulle lucciole quando ero piccolo. Dicevano che se ne acchiappavi una e la mettevi sotto il bicchiere, la mattina dopo ci trovavi una monetina. Loro ce la mettevano, la monetina, e il mio mondo si arricchiva. Allora, perché ai miei nipoti non far vedere le lucciole perché si stupiscano della meraviglia del mondo? […]
Dov’è che sbagliamo? È difficile dirlo.
Facciamo una cosa molto semplice, viviamo vite troppo di corsa, troppo piene di stimoli, continuamente distratti dal lavoro, dal telefono, la televisione, i giornali, da quelli che ci vengono a trovare. Chi si prende più degli spazi vuoti, del tempo per il silenzio? La sera al bambino gli danno da mangiare, lo mettono un po’ davanti alla televisione e poi a letto, perché questi vogliono vedere un film, quelli vogliono andare dagli amici. Sarebbe così semplice dire «Fermi tutti. Stasera si va a vedere le lucciole!»
Non è così complicato, non è una congiura, siamo noi a metterci nei guai. Capisco la congiura del consumismo, che è una macchina che ti fagocita, ma qui non c’è nessuna congiura. Sei tu, tu che puoi scegliere se andare in pizzeria o se portare il bambino a vedere le lucciole.
Onestamente, Folco, questo mondo è una meraviglia. Non c’è niente da fare, è una meraviglia. E se riesci a sentirti parte di questa meraviglia — ma non tu, con i tuoi due occhi e i tuoi due piedi; se Tu, questa essenza di te, sente d’essere parte di questa meraviglia — ma che vuoi di più, che vuoi di più? Una macchina nuova?
Tiziano Terzani, tratto da La fine è il mio inizio, Ed. Longanesi
Immagine di Monika