Scritto da Imbrattacarte In Biblioteca L'Imbrattacarte SP

La benda al cuore di G. F. Sorrentino

Recensione scritta da Silvana Pincione

Ci sono pagine della storia che sono uno spartiacque tra un prima e un dopo, e l’8 settembre 1943 è una di queste. L’Italia, schierata a fianco della Germania durante la seconda guerra mondiale, è ormai al collasso e costretta alla resa, ma dopo l’armistizio con gli americani firmato il 3 settembre la costruzione di un’identità democratica e il cammino verso la libertà sono un miraggio ancora lontano. Sorrentino riproduce nelle pagine del suo romanzo il clima di stravolgimento sperimentato dall’Italia all’indomani della fine dell’alleanza con i tedeschi e la sanguinosa invasione da parte degli stessi che ne derivò, orientando il suo focus narrativo su una vicenda ben precisa inscritta nella cornice proprio di quei giorni: la morte di Ugo Cavallero, Maresciallo d’Italia, archiviata come suicidio ma nella realtà avvolta in un mistero su cui non è mai stata fatta veramente luce. 

Gerlando Fabio Sorrentino, siciliano di nascita e abruzzese di adozione, di professione manager alberghiero ma da sempre animato da una forte passione per la scrittura, ha esordito nel 2020 con il romanzo La luna fritta, a cui seguono Le ultime voci. L’impero romano prima del tramonto (2021) e La benda al cuore (2023). Oltre che di romanzi, è autore di due raccolte di poesie: I sogni dei ciechi e Il treno fermato dal vento.

8 settembre 1943, l’Italia nelle mani dell’invasore: sconcerto e terrore

Se il compito dello storico è riportare i fatti muovendo dalle fonti, quello dello scrittore è di ricostruire quegli stessi fatti, ma muovendo da un’ottica letteraria e trascendendo da una descrizione in chiave cronachistica degli eventi. Sorrentino svolge questa operazione con rigore e lucidità di analisi, introducendo il lettore al clima di profondo sconcerto e terrore sofferto dall’Italia all’indomani dell’occupazione nazista fin dalle prime pagine del romanzo, con l’irruzione di un incipit in medias res dal forte impatto emotivo:

La verità era che una piccola e mal assorta compagine nazionale si stava piegando con ben poco coraggio e forza combattiva alla mercé di un terrificante apparato bellico, […] di cui, fino a poche settimane prima, quei titani accecati, in tutti i sensi, erano stati I più fedeli alleati. […] I tedeschi erano stati costretti a legare le bende intorno agli occhi degli italiani facendoli prima sedere sugli striminziti sedili della Kubelwagen […]”

Sconcerto e terrore amplificati, poco più avanti, dall’elenco asettico di un numero considerevoli di donne cadute sotto i colpi spietati dell’invasore, tra le prime di una lunga e triste serie, la cui fine atroce aveva convinto i giganti del regio esercito a placare il furore del nemico arrendendosi con la benda agli occhi ben serrata e quella del cuore ormai a brandelli. Donne a cui il narratore oggettivo restituisce la dignità di un’identità anagrafica, il diritto ad una memoria storica. Ma gli invasori tedeschi non sono gli unici a martoriare in quei giorni convulsi il cuore dell’Italia:

In quel settembre del 1943 c’era […] la guerra, non la Grande Guerra, ma una ancora più grande, planetaria e sovraumana. Gli americani avevano bombardato la Città Eterna, Roma, […] provocando centinaia[…]di morti tra la popolazione civile e danni incalcolabili […]

L’analisi psicologica del “personaggio” Cavallero

La lunga e dettagliata overture posta a  incipit del romanzo – stutturato in tre atti come all’interno di una pièce teatrale – precede lo svolgimento dell’azione narrativa, che ha il suo inizio ufficiale con la comparsa in scena di Cavallero, descritto come ingegno brillante, versatile e poliedrico che aveva aveva ricoperto ruoli di grande rilevanza e prestigio ai vertici di alcune delle più rappresentative società industriali italiani[…], personaggio indiscusso e controverso negli ambienti militari e politici, che si era tirato dietro negli anni una folta schiera di avversari e detrattori[…]: primi tra tutti, il Generale Pietro Badoglio e il conte e ministro degli esteri Galeazzo Ciano, entrambi profondamente ostili a Cavallero tanto da dubitare della sua integrità morale, criticarne tout court le strategie militari, disprezzarne ogni iniziativa, da loro giustificata esclusivamente nell’ottica di un facile tornaconto economico. 

A cambiare è anche la posizione del narratore, non più oggettivo ma interno al punto di vista del Maresciallo, che chiarisce così fin dal principio la sua natura di personaggio romanzato, pur entro la cornice dell’evento storico effettivamente accaduto e verosimilmente ricostruito. L’adozione della prospettiva di Cavallero personaggio è, peraltro, il procedimento formale che consente all’autore di conferire vividezza al suo profilo psicologico, alla sua statura intellettuale, alla sua visione ideologica:

Cavallero non propugnava affatto la fine dell’alleanza con la Germania, non propugnava la fine della guerra contro gli alleati, non propugnava la rimozione di Mussolini dalla carica di capo del governo. Ciò che a lui premeva, era che Mussolini si rendesse conto di non poter continuare in prima persona a dirigere le operazioni belliche […]

Le verità umane ed etiche di Cavallero, tra politica e vita privata

Nel corso della narrazione, Cavallero si fa portavoce, con coraggio e dignità, delle proprie veritàumane, morali, politiche – di fronte ad un corteo giudicante di figure rappresentative del clima storico e politico di quegli anni, di cui l’autore ci restituisce un ritratto impattante, di rara e impressionante verosimiglianza: Dollman, l’agente segreto interprete di Hitler, Koppler, comandante della Gestapo a Roma (arido esecutore, tra l’altro, del massacro delle Fosse Ardeatine), Priepke, capitano delle SS, Kesserling, fedelmaresciallo spietato contro la popolazione civile italiana. Più rare le incursioni sul Cavallero privato, incentrate sulla descrizione dell’ultimo, toccante incontro con l’ex amante e amica Corinna e il commovente colloquio con la moglie Olga tra le mura dell’ospedale in cui è ricoverata: episodi circoscritti che si configurano come un addio alla dimensione intima e personale del personaggio.

Verso la conclusione: la dimensione introspettiva del personaggio

Procedendo nel cuore della narrazione – che subisce nell’ultimo atto una vera e propria accelerazione – è infatti evidente come la messa a fuoco sul personaggio Cavallero restringa progressivamente l’azione scenica, in una sorta di parabola che, attraversando la dimensione pubblica e privata, atterra infine in quella più intimistica dell’introspezione, come se la sua figura atto dopo atto fosse illuminata da un cono di luce sempre più piccolo, in un processo di umanizzazione che raggiunge il suo culmine nei momenti, carichi di struggente pathos emotivo, che precedono la morte di Cavallero.

Lo stile dell’autore è modellato sul tono incalzante e incisivo della narrazione: la scelta di una sintassi ipotattica, articolata, produce l’effetto di coinvolgere il lettore in un ritmo avvolgente e sinuoso, conducendolo nel cuore vivo e palpitante dell’azione e virando verso la conclusione a tonalità più auliche e suggestioni liriche

E quel momento era giunto, il tempo dell’aver perduto, dell’essere in preda alla disperazione, del morire e del farlo con onore. […] Infine, l sua mente fu attraversata da tutta una serie di brevi e fuggevoli istantanee della sua vita l’ultimo sguardo nostalgico si riaccendeva soltanto in quelli che erano stati forse gli anni più felici e spensierati, l’età dell’innocenza […]

Sul viso terreo del giovane morente calò il sipario di questo breve sunto adolescenziale, monco dei periodi più controversi, ricco di tante ferventi aspettative […]

[…] non c’era parola o pensiero che potesse abbellire lo squallore di una morte solitaria, lontano dai propri affetti più cari […]

La verità tramandata dalla storia è davvero l’unica? Spunti di riflessione finali

Se La benda al cuore è un romanzo strutturalmente autoconclusivo, lo spirito di osservazione dell’autore va ben oltre la documentazione storica: apre, attraverso la finzione concessa dall’azione narrativa, una faglia sull’effettiva verità tramandata dalla storia, allo scopo di stimolare il lettore alla riflessione e provocandolo al contempo a sollevare interrogativi e ricercare chiavi di lettura alternative rispetto ad una vicenda storica oscurata da dubbi e ombre. 

Informazioni sul libro

Titolo: La benda al cuore
Autore: Gerlando Fabio Sorrentino
Editore: PAV Edizioni
Pagine: 496

Acquistalo su Amazon.it

Immagine di Daria Nepriakhina

Condividi l’articolo se ti è piaciuto
Tag: , Last modified: 28 Ottobre 2024