Recensione scritta da Silvana Pincione
Chi ha avuto la fortuna di vivere accanto ad uno o più amico a quattro zampe, sa bene quanto esclusivi siano i legami che intrecciamo con loro. Sono presenze speciali che ci accompagnano lungo un tratto del nostro percorso di vita e quando uno di loro viene a mancare il dolore è immenso.
Viviamo purtroppo in una società dove questo dolore non è pienamente riconosciuto e di conseguenza diventa difficile, per chi si ritrova a subire la perdita del proprio amato animale, trovare dei punti di riferimento che siano di supporto.
Ma laddove sentiamo di non farcela da soli, ecco che un libro può fare la differenza, dotarci di quella valigetta di pronto soccorso emotivo che da soli non riusciremmo a trovare. Laura Vidal con i suoi saggi fa proprio questo: accompagna i dolenti – i familiari dell’amico a quattro zampe che non c’è più – in quel viaggio che è l’elaborazione del lutto, infondendo loro fiducia e speranza, luci che illuminano un dolore altrimenti destinato a stazionare in un tunnel senza vie d’uscita.
Laura Vidal, spagnola, assistente veterinaria, è specializzata come terapista per il trattamento del dolore degli animali, nonché come coach che accompagna i familiari nel processo di accettazione della morte del proprio animale d’affezione. Aspettami nell’arcobaleno, il suo primo libro, ha ricevuto un grandissimo riscontro di pubblico. Con me sempre approfondisce la tematica ponendo al centro un ripensamento sulla morte che ribalta la percezione dominante che la cultura occidentale tende ad avere intorno a questo evento.
Un viaggio dalla negazione della morte alla sua accettazione
Nella cultura occidentale quello che prevale davanti a questo argomento è un’atteggiamento ostruzionistico, che porta alla rimozione. E laddove la morte non è vista come un tabù, incute comunque paura e genera un atteggiamento respingente da parte dell’opinione comune.
Prevale dunque una condizione di occultamento, che rende evidente l’impreparazione sul piano culturale, ma anche psicologico ed emotivo di chi si ritrova incapace di realizzare il senso ultimo della vita umana.
Muovendo dall’assunto per cui la vita di qualunque persona è attraversata dall’esperienza della perdita – che sia una relazione o un lavoro – l’intento della scrittrice è quello di ripensare a questo evento come costitutivo dell’esperienza umana in un’ottica di tipo educativo, che ponga l’uomo di fronte alla responsabilità di riconoscere la propria finitezza. Viene operata una distinzione tra una paura fisiologica della morte – di fronte, ad esempio, ad un pericolo reale da cui dipende la nostra incolumità fisica – prodotto dell’evoluzione della specie, e una paura disfunzionale che impedisce di godere del momento presente fino a compromettere la qualità della nostra stessa vita. È questa la paura che aggiunge sofferenza al lutto:
Avvicinati alla morte con innocenza e curiosità, cambiando i pregiudizi che hai verso di essa, forse così essa ti sorprenderà e potrai vedere che più la conosci, meno ne hai paura, e meno ne hai paura, meno avrai odio e più proverai amore.
tratto da Con me sempre di Laura Vidal
È con questo approccio libero da pregiudizi che la scrittrice invita il lettore ad unirsi a lei in un viaggio alla scoperta di una possibile interpretazione alternativa della morte. Portando a supporto la testimonianza di persone che ne hanno fatto esperienza diretta, seguendo le tracce delle pubblicazioni sul post vita ed interpellando varie rinomate personalità di nazionalità spagnola – tra cui Joaquìn Càmara, psicologo specializzato in intervento nei processi di lutto presso l’Università di Murcia – la scrittrice arriva ad affermare che il mondo spirituale è tanto scientifico e reale quanto la dimensione emotiva, psicologica o fisica.
Non si tratta di chiamare in causa la religione e la fede, ma di riconoscere il fondamento scientifico di tali ricerche. Come disse Lavoiser, l’energia non si crea e non si distrugge, si trasforma soltanto, e noi stessi siamo energia. Il fatto che accadano avvenimenti invisibili e non misurabili non è altro che una prova che dimostra la fondatezza di questa dichiarazione: l’esempio più lampante è l’amore, che non si vede, ma si sente ed è una delle cose più reali che esistano.
La vita oltre la morte: la teoria dei piani astrali
Queste affermazioni ribaltano completamente l’idea della morte come evento irreversibile, aprono un varco all’opportunità che, al di là della morte fisica, esista un piano, una dimensione altra rispetto a quella terrena, a cui siamo connessi in maniera del tutto inconsapevole, un piano definito spirituale, in cui l’amore per il caro defunto continua ad esistere ed è concreto e reale e continua ad operare al di sopra e al di là di noi. Anzi,
Quanto più ci si evolve e si ascende al piano spirituale, più puro e incondizionato è l’amore verso i nostri cari defunti.
Secondo le ricerche di Joaquìn riportate dalla Vidal, il primo livello di quel piano spirituale è detto astrale ed ha due caratteristiche importanti: siamo talvolta in grado di percepirlo durante il sonno e gli animali sono in grado, grazie alla loro sensibilità, di captarne le frequenze. Questo, prosegue Vidal, per quanto riguarda gli studi compiuti sugli uomini, in quanto purtroppo le ricerche scientifiche incentrate sul tema della vita oltre la morte degli animali sono pochissime. Non ha senz’altro aiutato la mentalità retrograda dei secoli scorsi in cui gli animali venivano degradati ad esseri inferiori, senza un’anima. Ma oggi le ricerche sono concordi nel riconoscere che
tutto quello che esiste qui ha un’anima, e visto che quello che siamo è una proiezione di piani superiori, tutti abbiamo a disposizione quella porzione divina che si chiama anima. Tutti proveniamo dallo stesso luogo.
[…] penso sia facile non avere alcun dubbio sul fatto che gli animali non solo siano possessori di un’anima, ma anche che la loro anima sia persino più equilibrata della nostra […] per questo non è strano che vivano meno di noi […].
tratto da Con me sempre di Laura Vidal
Il concetto di piani superiori è importante, perché mostra come il processo di elevazione dell’anima sia dinamico e presupponga un costante avanzamento di grado, fino al punto in cui si perde la forma per diventare anima, annullando la differenza evolutiva tra animali ed esseri umani. In questa comunione di anime, si inserisce il concetto di reincarnazione che illuminerebbe eventi razionalmente inspiegabili, come le connessioni che sentiamo di avere con persone importanti della nostra vita, i dejà vu e non solo:
Si spiegherebbe perché alcune persone sentono un clic o colpo di fulmine di fronte ad un determinato animale, salvandolo per esempio da un canile, scegliendo quel preciso animale tra centinaia o raccogliendolo dalla strada dopo essere stato abbandonato.
tratto da Con me sempre di Laura Vidal
Dalla transitorietà della vita umana all’eternità dell’essenza
Esiste dunque una fine del corpo fisico, ma non una fine di ciò che siamo nella realtà, così come non esiste una fine nelle relazioni con le anime dei nostri cari amici animali che non ci sono più, con cui continuiamo ad esperire una connessione in termini spirituali che trascende il senso del tempo terreno.
Il principio dell’eternità dell’essenza va così ad affiancarsi a quello della transitorietà dell’esistenza umana, senza tuttavia entrare in contraddizione con esso. Chi ne ha avuto esperienza diretta può dimostrare come la stessa relazione che intessiamo con un animale presenti aspetti peculiari che vanno oltre la soggettività e che chiamano in causa la percezione di una connessione, basata sull’affinità e sulla comprensione reciproca, come se quell’animale facesse parte da sempre della nostra essenza.
Molti animali arrivano nella vita dei loro umani al momento giusto per accompagnarli in una nuova tappa, in una sfida o in una crisi.
Nulla di ciò che accade è dunque casuale, ma risponde ad un progetto superiore, è stato cioè pianificato affinché quell’animale in particolare, e nessun altro al posto suo, possa fare da guida spirituale in quel determinato momento della vita. In questa prospettiva, la teoria dei piani astrali trova il suo completamento attraverso il concetto di apprendimento: se gli animali sono i maestri che illuminano il nostro cammino, noi uomini siamo gli apprendisti chiamati a evolverci, a maturare la capacità di fare le scelte che riteniamo importanti ai fini della nostra realizzazione e il nostro benessere, psicologico, emotivo e spirituale. Lo scopo delle lezioni che impariamo è quello di aumentare il nostro livello di conoscenza e integrare apprendimenti diversi in noi stessi.
Con uno stile colloquiale e una prosa sobria e scorrevole, che punta all’immediatezza e alla chiarezza dei contenuti senza manierismi, Laura Vidal infrange il silenzio su un tema scomodo e lo fa con il coraggio e la saggezza di chi è pioniere di una strada impervia e poco battuta. In un mondo dominato dalla logica del potere e dell’apparire, riporta l’attenzione sull’interiorità e sulla coscienza come valori costitutivi dell’essenza umana e ci invita a riscoprire i sentimenti dell’amore e della gratitudine come veicoli di salvezza dalla sofferenza che la separazione dal nostro caro animale ci infligge:
L’amore non asfissia, non impone e non monopolizza; al contrario, l’amore è libertà […] Nasciamo soli, moriamo soli e tutto quello che c’è nel mezzo è un regalo, un prestito per un tempo determinato quaggiù, ma eterno nella nostra casa […] Abbiamo la possibilità di aprire la nostra coscienza alla post vita non per ancorarci al nostro dolore, ma per […] proseguire la nostra vita nel mondo fisico e guardare al cielo con un sorriso, sentendoci grati.
tratto da Con me sempre di Laura Vidal
Informazioni sul libro
Titolo: Con me sempre
Autore: Laura Vidal
Traduttore: Francesca Sergi
Editore: Independently published
Pagine: 190
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Immagine di Helena Lopes