In quest’ultimo mese mi ha tenuto compagnia la rilettura di un libro che mi ero ripromessa avrei riletto “prima o poi”. Si tratta di uno di quei saggi accompagnati da esercizi per cui, non so voi, ma io durante la lettura tendo sempre a scansare. Prima viene la curiosità di conoscere il contenuto del libro e poi, forse, mi dico, una volta terminato avrò il tempo – e la pazienza – di riprenderlo e fare gli esercizi. Forse è l’impazienza a guidarmi o forse l’antipatia che ho sempre provato quando a scuola ogni lettura assegnata era accompagnata da esercizi da svolgere. Un po’ come se quegli esercizi mi rallentassero e privassero del piacere di leggere, scoprire.
Comunque sia il risultato è che son passati 10 anni dalla prima lettura e, infine, eccomi pronta a “fare le cose per bene”. Dopo 10 anni tante cose sono cambiate, io per prima, per cui questa nuova lettura non può essere uguale alla prima né tantomeno la persona che, infine, ha accettato di arrendersi a un ritmo più lento e riflessivo.
Il libro di cui sto parlando è Ombra di R. Dahlke (nella mia edizione, ormai vecchiotta, presentava un articolo L’Ombra che nel corso delle ristampe è andato perduto, ma confido che così non sia successo all’originario spirito del libro).
Di ombra ho già avuto modo di parlare recensendo il libro Il potere nascosto dell’ombra di G. Vercelli e G. d’Albertas nonché in altre occasioni qui e là. Si tratta di un argomento trattato da diversi autori e in diversi contesti, da un lato indubbiamente affascinante, dall’altro scomodo e imprevedibile.
Potremmo infatti definire l’ombra la parte di noi sconveniente, imperfetta, quella di cui ci vergogniamo un po’ e nascondiamo. Quella parte che abbiamo reputato, per mille motivi diversi, inaccettabile e abbiamo preferito negare e persino dimenticare. L’amico di una vita che risulta però impresentabile.
Dahlke lo definisce un “regno” e penso che come parola renda bene il concetto di quanto ampio e ricco sia il suo terreno.
Ma se si tratta di qualcosa di così imbarazzante perché prendersi la briga di scendere in cantina a recuperalo? Perché leggere libri che ne parlano e ci costringono pure a fare esercizi per starci accanto e conoscerlo sempre di più?
Perché, come spiega l’autore
La meta più elevata e al contempo più profonda che un essere umano possa prefiggersi è la riconciliazione con il proprio regno dell’ombra.
Ombra, Il lato oscuro della tua anima di R. Dahlke, Macro Edizioni, pg. 5
Obiettivo ambizioso per un libro, come riconoscere Dahlke stesso, ma valevole comunque di un tentativo.
La verità è che nessuno di noi conosce la propria ombra, piuttosto la intuisce e rifugge, ma per conoscerla bisogna compiere uno sforzo in più, impegnarsi in un viaggio al di là di ciò che si reputa bello e accettabile di noi stessi, al di là di quello che vorremmo gli altri pensassero sempre di noi, ovvero al di là della maschera che indossiamo per farci ben volere.
Secondo C. G. Jung l’ombra consiste in tutto ciò che è inconscio, quindi non conosciuto, spesso considerato inaccettabile e per questo gettato nelle profondità più inaccessibili di noi.
Ma là dove risiede la nostra maggiore oscurità, si trova anche la nostra luce più fulgida. Non sempre, infatti, quello che abbiamo gettato via di noi è qualcosa di spiacevole o brutto, ma piuttosto qualcosa che qualcuno, ad un certo punto della nostra vita, ci ha convinti che fosse così perché rappresentava un tratto a tal punto peculiare che non incontrava il suo favore. Quel qualcuno può essere stato un genitore, un insegnante, un amico e, più avanti con gli anni, un partner. Ma non solo, anche per far parte di un gruppo possiamo favorire alcune parti di noi e disprezzarne altre, relegandole là dove nessuno potrà più vederle e, di conseguenza, disapprovarle facendocene vergognare.
Nel saggio Ombra si spiega cos’è l’ombra e in cosa si manifesta, come possiamo riconoscere la nostra ripercorrendo una storia che abbiamo vissuto per tentare, adesso, di vederla e farne esperienza da un’altra prospettiva. Atti mancati, antipatia, rabbia, paura, il sentirsi offesi o calunniati… tanti sono gli indizi che abbiamo a disposizione.
È la nostra reazione emozionale a mostrare senza eccezioni se abbiamo attinenza con una tematica. Ciò che ci muove emotivamente, ci inquieta o non ci dà pace, rivela quanto ne siamo colpiti. Quasi sicuramente, allora, si tratterà di una problematica personale che è stata proiettata all’esterno.
Ombra, Il lato oscuro della tua anima di R. Dahlke, Macro Edizioni, pg. 97
Si tratta di passare da una mentalità di guerriglia e accusa, a una di osservazione e accettazione dove accettare non significa subire, ma padroneggiare.
Accettare non significa tollerare o rassegnarti a qualunque cosa. Accettare vuol dire abbracciare la vita, non soltanto sopportarla. Accettare significa letteralmente “prendi ciò che viene offerto”. Non significa rinuncia o ammetti la sconfitta, né stringi i denti e subisci. Significa aprirti completamente alla tua realtà presente: riconosci com’è, esattamente qui e ora, e rinuncia a combatterla per com’è in questo momento.
Russ Harris, La trappola della felicità, Trento, Edizioni Erickson, 2013, p. 79
Leggendo questa recensione potrebbe sorgere una domanda: “Ma se è così spiacevole questa ombra, perché mai dovrei volerla conoscere? Perché mai dovrei farmi coinvolgere? Meglio lasciarla dove sta, no? Ben nascosta.”
Nì, nel senso che non si adatta di buon grado al ruolo di povera cenerentola che accetta di essere bistrattata. Al contrario, la nostra ombra è un’energia viva, forte, che racconta di noi più di quanto potranno mai fare le nostre belle maschere indossate quotidianamente.
Ove l’ombra diventi troppo grande a causa di una strategia repressiva, essa rischia di prendere potere e mettere da parte l’Io.
Ombra, Il lato oscuro della tua anima di R. Dahlke, Macro Edizioni, pg. 20
Personalmente, però, riconosco che per intraprendere questo viaggio si debba sentire la necessità di fare il primo passo, di guardare negli occhi la propria “fiera” interiore perché il desiderio di conoscersi con luci e ombre è più grande della paura. O ancora perché siamo arrivati a un punto di non ritorno ed è la vita stessa a chiederci di pagare il conto di tutto ciò che abbiamo rifiutato e represso in noi. La vita, in questo senso, è implacabilmente generosa: non si arrenderà mai nel vederci vivere una storia di serie b, nascondendo il nostro Sè e le sue possibilità. E lo farà in tanti modi diversi, tante sono infatti le frecce al suo arco e tutte fanno male quando colpiscono il bersaglio: noi, il nostro corpo, il nostro cuore.
L’ombra è necessaria, nel verso senso della parola, affinché ci sia possibile trovare la via per la nostra evoluzione personale e al contempo primordiale. Essa è per noi fonte di energia, alleata e insieme compito. Come una figura fiabesca sotto incantesimo, l’ombra desidera essere riconosciuta, illuminata e redenta.
Ombra, Il lato oscuro della tua anima di R. Dahlke, Macro Edizioni, pg. 139
C’è così tanto da scoprire, tutto quello che ci si deve chiedere è se si è pronti per scoprilo.
Se vi va, vi invito a intraprendere a vostra volta il viaggio nel regno dell’ombra seguendo il vostro ritmo, senza fretta, senza per forza spingervi dove ancora non vi sentite di andare, ma di dare una possibilità a quella che, in un modo del tutto imprevedibile, sarà di certo un’avventura. Una grande avventura.
Quando arriverò in cielo non mi domanderanno: “Perché non sei stato Mosè?”
Mi chiederanno invece: “Perché non sei stato Susya? Perché non sei diventato ciò che solo tu potevi diventare?”
Rabbi Sunya, tratto da Ombra di R. Dahlke, Macro Edizioni, pg. 141
Informazioni sul libro
Titolo: Ombra
Autore: Ruediger Dahlke
Editore: Macro Edizioni
Pagine: 280
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Crediti: Immagine in apertura di Lan Gao