Stephen King è sempre stato uno scrittore prolifico ed è davvero difficile incontrare un lettore appassionato che non sappia chi è o non abbia letto almeno uno dei suoi libri, foss’anche solo per curiosità. Che possa piacerci o meno il genere horror, è indubbio però che, quando si parla di scrittura creativa, King vanti un’esperienza rimarchevole.
Qui di seguito propongo una versione da me personalizzata di un articolo scritto dall’autore James Smythe – e pubblicato sul Guardian – su 10 punti, 10 lezioni da lui imparate sulla scrittura creativa grazie a Stephen King e ai suoi libri.
Il titolo dell’articolo originale è Ten things I learned about writing from Stephen King.
Scrivete di qualunque cosa vi piaccia
Nonostante Stephen King sia conosciuto principalmente in quanto scrittore di romanzi horror, la sua fantasia non si è mai fatta ingabbiare da un unico genere spaziando nella sua produzione dall’horror al thriller, al fantasy e alla narrativa (chi non ricorda il racconto Il corpo da cui è stato tratto il film Stand by me?). Il suo esempio ci mostra che i limiti sono quelli che noi stessi decidiamo di porci, anche e soprattutto nella scrittura.
La cosa più spaventosa non è necessariamente quella che si nasconde sotto al letto
Ovvero non siate scontati in quello che raccontate. Quello che spaventa una persona non necessariamente è spaventoso per ogni persona. Stephen King nei suoi romanzi mostra un indubbio pregio: quello di saper guardare alla psicologia umana senza pregiudizi riuscendo a scrivere storie che non si ripetono e risultano tanto più terrificanti quanto sono più vicine alla quotidianità.
Come scrive James Smythe: se siete attirati dal genere horror, quando immaginate una storia non pensate solo a ciò che può saltar fuori nel buio, ma anche a cosa le persone possono essere spinte a fare in conseguenza di quanto accaduto.
Non lasciatevi spaventare dalla trasparenza
Smythe racconta di come nelle sue raccolte di racconti spesso King aggiunga alcune note sulla genesi dei racconti, il contesto nel quale si sono sviluppati, la fonte della sua ispirazione. Non tutti sono interessati a conoscere “il dietro le quinte” del lavoro di uno scrittore ma, come sottolinea Smythe, se al contrario sappiamo apprezzarlo, possiamo imparare tanto dall’onestà che uno scrittore dimostra in merito al suo processo creativo.
Scrivete di ciò che conoscete. In un certo senso. Alle volte
Scrivi di quello che conosci è uno dei consigli più comuni dati sulla scrittura creativa. Per Smythe però non si tratta di buon consiglio perché non è solo quello che sai, ma quello che vivi a fare la differenza. Quindi, non concentriamoci solo sulle luci, ma anche sulle ombre: le emozioni più difficili da gestire, le situazioni problematiche, i fallimenti, le passioni, ogni cosa può all’improvviso entrare in una delle nostre storie e darle una svolta. Offrirle quel qualcosa in più che altrimenti si sarebbe perso.
Mirate a qualcosa di grande. O di piccolo
Alle volte ci ritroviamo per le mani una storia con una visione ampia, altre volte la sua dimensione è più intima, ridotta se vogliamo, ma non è il tema o la lunghezza del libro a determinare il valore di quello che scriveremo. Come spiega Smythe: non importa che sia una storia da quarantamila parole o da duecento, Stephen King non spreca mai una parola. E così dovremmo anche noi.
Scrivete in ogni momento. E scrivete molto
King è certamente un prolifico scrittore e la sua carriera lo dimostra: con una media di due libri pubblicati all’anno per oltre 40 anni. Non tutti i suoi libri sono stati bene accolti dalla critica o hanno ottenuto successo commerciale, ma non di meno lui ha continuato a scrivere, sempre e comunque. Ci va passione, dedizione. Ci va amore.
La voce è tanto importante quanto il contenuto
Stephen King è uno di quegli scrittori che sa come una storia abbia bisogno di cominciare prima ancora di essere realmente raccontata. All’inizio, infatti, ci sono decisioni importanti da prendere: raccontare in prima o in terza persona? Al passato o al presente? Meglio lasciar spazio a più narratori o a uno solo? In questo genere di scelte King si è sempre rivelato un maestro: saper riconoscere qual è la voce di una storia richiede una particolare sensibilità verso la storia stessa, in particolare quando per le mani si ha null’altro che una promettente idea.
E la forma è tanto importante quanto la voce
Seppur King non sia conosciuto come un narratore sperimentale, a livello di forma nei suoi romanzi si trovano sperimentazioni di ogni tipo: dalla narrazione frammentata e in serie del Miglio Verde, alla doppia pubblicazione di I vendicatori e Desperation, solo per citare tre dei suoi romanzi.
Uno degli aspetti più interessanti della scrittura è proprio la possibilità di sperimentare e scegliere quale sia il “vestito” più adatto alla nostra storia, non necessariamente quello più usato e comodo. La lezione che insegna King in questo caso è di non aver paura di giocare con la forma e di osare, se è la storia stessa a chiedercelo.
Non siete obbligati a essere voi stessi
Alcune delle opere migliori di King nel corso della sua carriera sono state pubblicate sotto pseudonimo perché, come scrive Smythe, certe volte è un bene avere una voce che ci permetta di lasciar uscire la vera oscurità, senza giudizi.
Leggete On Writing. Adesso
Qui Smythe termina l’elenco di lezioni da lui imparate consigliando la lettura del manuale di scrittura pubblicato da King On Writing. Non si tratta di un manuale nel senso tradizionale del termine in quanto, nel libro, King mette a nudo se stesso anche come uomo raccontando la sua infanzia dal punto di vista dello scrittore in erba e il terribile incidente che segnò un momento spartiacque della sua vita.
Non posso che unirmi al consiglio di Smythe e concordare quando dice: non ci sono verità universali quando si tratta di scrittura. Il processo seguito da una persona potrebbe trasformarsi in un incubo per qualcun altro. Alcune persone trascorrono anni cercando di perfezionare le loro prime bozze; altre scrivono la prima bozza in sei settimane e poi trascorrono l’anno successivo distruggendola e ricostruendola.
Ecco perché leggere del processo creativo di altri scrittori può risultare molto utile: perché ognuno ha il suo e il nostro potremmo scoprire essere un mix di tanti processi diversi. Alle volte abbiamo bisogno di sperimentare, provare metodi che non sono per noi prima di trovare quello che meglio ci si adatta. Altre, si tratta solo di accettare che il nostro è il nostro; che per noi è diverso, che può esserlo. E va benissimo così.
Pensiero Distillato consiglia
Titolo: On Writing – Autobiografia di un mestiere
Autore: Stephen King
Editore: Pickwick
Pagine: 283
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Crediti: Immagine in apertura di Morgan Harper Nichols