Recensione scritta da Silvana Pincione
Scrivere un romanzo storico comporta una grande responsabilità, ed è quella di dotare di un respiro narrativo una materia non facile da trattare, soprattutto se resa troppo familiare dai libri di scuola. E se una delle pagine che si sceglie di romanzare riguarda la scoperta dell’America, il rischio da moderato si fa altissimo. Ma quando, viceversa, un autore ci riesce, e il risultato è un’opera letteraria che fa immergere il lettore in quel mondo, inquadrandolo da una prospettiva originalissima, ecco allora che non si può che riconoscerlo, e rimanerne conquistati.
Fabio Genovesi, nato nel 1974, vive a Forte dei Marmi. Collaboratore per alcune testate come “Il corriere della sera” e “Vanity fair”, scrive soggetti cinematografici e teatrali. Tra i suoi romanzi, “Versilia Rock City” (2012), “Esche vive” (2011), “Tutti primi sul traguardo del mio cuore” (2013), Chi manda le onde (2015).
L’imbarco del “granchio” Nuno: una nuova vita all’insegna dell’avventura
Oro puro narra la vicenda avventurosa di Nuno, un giovanissimo ragazzo spagnolo di origini ebree che vive a Palos con la zia Blanca, figlio di un ex prostituta e di padre ignoto. Nuno deve il suo nome originale a un anziano amico della mamma che ha insegnato alla donna a scrivere, competenza questa che le ha permesso di riscattare il proprio destino, intraprendendo un lavoro molto richiesto all’epoca come la scrittura su commissione, che affascinerà Nuno e segnerà il suo destino. Quando il ragazzo rimarrà orfano, resterà a vivere con la zia Blanca, ma all’indomani della persecuzione degli ebrei decretata dalla corona spagnola si rifiuterà di convertirsi al cristianesimo e deciderà di darsi alla fuga. Una fuga che all’alba di una mattina come tante lo conduce al porto dove, complice uno scambio di identità, finisce per imbarcarsi a bordo della Santa Maria, una delle caravelle su cui viaggerà Cristoforo Colombo in persona. Ed è così che per un “granchio” come Nuno, votato alla stanzialità degli affetti e dei luoghi in cui è cresciuto, inizierà una nuova vita, senza più coordinate che non siano quelle sconosciute del mare, territorio immenso e immerso negli insondabili abissi.
Davanti, l’oceano. Che fino a quel giorno era stato come una parete, lo sfondo blu e fisso di ogni mio giorno sulla terra. Adesso mi spingevano ad abbandonare la terra, e tuffarmici. In quel blu enorme e sconosciuto […] Senza vie, senza direzioni, smisurato, […] misterioso […]
Nuno da mozzo a scrivano di Colombo
E per il lettore che lo accompagna pare proprio di esserci, su quella nave, a guardare i passi incerti di un mozzo inesperto e ingenuo, che si lascia schernire senza difese dai marinai che lo affiancheranno nell’impresa, e che sembra destinato a non avere altro ruolo che quello subalterno di chi si lascia comandare dal più forte. Almeno fino al giorno in cui si imbatterà nell’Ammiraglio Colombo.
Impossibilitato a scrivere a causa di un tremore invalidante alle mani, Colombo scoprirà casualmente il talento di Nuno per la scrittura,talento che la mamma ha fatto in tempo a tramandargli. E a seguito di questa scoperta, lo nominerà suo scrivano personale, nonché testimone della missione che si sta accingendo a compiere e che cambierà per sempre la storia.
Dopo una vita a guardare i fogli dove scrivevano la mamma e il signor Nuno, queste erano le prime parole scritte che vedevo in un mese, e solo ora mi accorgevano di quanto mi erano mancate. Di quanto mi fossero mancate, di come fossero le mie uniche amiche, il mio amore pieno e vero, con me da quando ero nato e sempre pronte a trattarmi diversamente dal resto del mondo, cioè bene.
Nasce così il legame di empatia, quasi affettivo, tra Nuno e Colombo, che verso il ragazzo e i suoi modi dimessi assumerà un atteggiamento di tenerezza, quasi paterno– forse perché in lui rivede uno dei suoi figli, tanto da confondersi e chiamarlo spesso “Diego”.
La missione e i sogni di gloria di Colombo
Colombo è esaltato dall’impresa di conquistare le Indie,e certo che illuminato dalla luce di Dio riuscirà a portarla a termine, ha fiducia che la Santa Maria lo condurrà a destinazione nonostante l’imbarcazione sia in netto svantaggio rispetto alle altre due, vista la sua fattura più debole. A tal punto l’Ammiraglio si è lasciato inebriare dai sogni di gloria che i racconti di Marco Polo gli hanno trasmesso: sogni che parlano del palazzo Reale del Gran Khan e di territori sconfinati da conquistare colmi di oro. Il desiderio ossessivo dell’oro in Colombo è talmente accecante e sconfinato da adombrare anche la paura per il fallimento della missione e il pericolo costante che la accompagna:
Ma la paura non ha senso, non serve a niente. […] Tremiamo per qualche pericolo che vediamo, ma nella vita quello che vedi non conta mai un granché. È quello che non vedi, che conta. Nel bene e nel male. […] Qualcosa che non sappiamo, che non vediamo, ma sappiamo che c’è.
E attraverso la testimonianza di Nuno anche il lettore approda nelle terre raggiunte dalla caravella, al seguito dell’equipaggio, ben diverse da quelle immaginate da Colombo, “senza nome, senza oro, senza interesse”, simili a villaggi disseminati di capanne, abitate da indigeni nudi “come ci ha creati Dio, come Adamo ed Eva prima di essere scacciati dal paradiso terrestre”, ingenui e accoglienti, ignari del destino che li attende.
L’amore di Nuno per lei: “Oro puro” da romanzo d’avventura a romanzo di formazione
Ed è in una di queste terre che Nuno si imbatte in Lei, la bellissima e giovane indigena di cui si innamorerà perdutamente.
Così, lei. Venuta dal mare, ma senza nuotare. Camminava, come se il fondale fosse un tappeto prezioso steso per lei. […] Non era vestita, né dipinta come quasi tutti gli altri, ma il suo sguardo ingenuo e insieme così profondo […] le davano un’eleganza che nessun abito avrebbe mai potuto raggiungere.
Quando mi sono voltato al mare e ho visto Lei, e Lei ha visto me, e non so se mi sono mosso o si è mossa, ma già eravamo insieme.
Un miracolo normalissimo. Un attimo eterno. Una libertà che ti schiavizza, una schiavitù che ti libera davvero. L’Amore.
Lei verrà imbarcata a bordo della Pinta e Nuno ne perderà a lungo la tracce, ma non la speranza di poterla ritrovare. Insieme a Lei, anche altri indigeni verranno privati della propria libertà e Nuno assiste con un senso di “pena atroce” alla loro deportazione, rendendosi testimone impotente delle violenze perpetrate in nome dell’avidità dai Conquistadores a danno degli abitanti di quelle terre.
L’incontro con Lei, grazie alla quale Nuno si aprirà a una dimensione interiore adolescenziale, in tutta la sua intensa risonanza emotiva, è funzionale all’evoluzione del personaggio di giovane, la cui descrizione nella prima parte del libro si mantiene entro un registro infantile – quello dell’ingenuità e dell’innocenza, evocati dal ricordo commovente e tenero della madre e dal suo atteggiamento dimesso nei confronti degli altri marinai. Da romanzo di avventura, Oro puro attraverso l’evoluzione del protagonista si carica del valore di romanzo di formazione, trasfigurandosi da viaggio alla scoperta di nuove terre a viaggio alla scoperta del Sé, delle proprie risorse, della propria forza interiore.
Dalla catastrofe alla rinascita: l’avverarsi di un sogno
Ma non c’è evoluzione che non passi attraverso delle prove che il protagonista deve superare, e quelle che Nuno è chiamato ad affrontare non sono meno impervie della rotta seguita dalla Santa Maria per raggiungere le terre tanto agognate. Ma è proprio quando tutto sembra perduto che un inatteso colpo di scena porta al rovesciamento di una situazione apparentemente senza vie d’uscita: e la catastrofe diventa il passaggio obbligato che conduce al trionfo e al coronamento di tutte le speranze e di tutti i sogni.
“Sono tornato” […] Eppure, mentre mi usciva dalla bocca, sentivo così chiaro che era una bugia. Perché quello era il posto da dov’ero partito sette mesi prima, però io oggi che tornavo non ero più lo stesso. Intorno a me il paese in cui ero cresciuto, ma insieme un panorama diverso. […] Allora provavo a spingere gli occhi più in là, al mare aperto, ma era cambiato anche lui. Non più l’orizzonte vago e infinito dove si perdevano i miei sogni, adesso invece sapevo che il mare finiva là, in fondo, bagnando una terra diversa, misteriosa e sconosciuta […]
Lo stile dell’autore e il ritmo narrativo
Il registro stilistico, semplice e sobrio, si conforma alla voce del personaggio, come anche il registro colloquiale in cui è impostato il linguaggio narrativo, con l’eccezione delle suggestioni auliche, affidate alle espressioni poetiche e alle riflessioni filosofiche del giovane. Se nel romanzo ci sono personaggi che assolvono al ruolo di comparse – gli indigeni delle terre conquistate, ritratte come un’unica massa indistinta e la stessa Lei, quasi evanescente nell’evocazione costante che ne fa Nuno; personaggi secondari quale i membri dell’equipaggio – come Alonso, Il Ragno, Pedro e l’ammiraglio Colombo – sono delineati nelle loro peculiarità, cosicché ognuno di loro attraverso lo sguardo di Nuno assume una voce e un profilo caratteriale che lo rende unico. In quanto al ritmo narrativo, nell’azione descritta dalla voce del protagonista, il segmento temporale è allineato a quello spaziale dell’ambientazione scenica: la vita in mare e quella sulla terraferma sono entrambe all’insegna di un dinamismo che esclude staticità e tempi morti.
Romanzo del mare, “Oro puro” come un unicum della narrativa contemporanea
In Oro puro il punto di partenza non è che un’informazione tramandata dalle fonti – quella di un anonimo mozzo imbarcato su una delle caravelle di Colombo – ma è proprio da quel piccolo, marginale frammento di storia che prende il via la costruzione di un mosaico narrativo frutto di un’eccezionale lavoro documentario. In esso l’antico archetipo del viaggio dell’eroe viene riattualizzato in funzione di un evento storico circoscritto, con l’introduzione di un elemento di novità, il mare, che avendo un ruolo centrale nella vicenda assurge al ruolo di coprotagonista, rendendo pertanto il romanzo un unicum nella narrativa contemporanea.
Informazioni sul libro
Titolo: Oro Puro
Autore: Fabio Genovesi
Editore: Mondadori
Pagine: 444
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Immagine di Gareth Davies